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Eppure, per quanto la critica italiana lo abbia pressoché unanimemente stroncato (forse a causa proprio di questo scarto di originalità) non si può non rimanere imbrigliati nelle maglie di questa storia bollente, sorta di Natural Born Killer in salsa western con una struttura esile e al tempo stesso pervasiva, dove il gioco on the road rimanda a Kerouac e la scenografia naturalistica omaggia di continuo il miglior McCarthy. Ed è evidente anche quanto con questo romanzo l'autore abbia voluto tributare il proprio personale deguello a molta della cultura popolare americana (il nome di Della Street, per dirne una, evoca il Perry Mason di E. S. Gardner), infarcendo le pagine di musica country e di classici minori del blues (e proprio ad un blues sembra rifarsi l'accumulo di personaggi che, capitolo dopo capitolo, si sedimenta preparando alla schitarrata conclusiva).
Insomma, pur presentandosi come un «semplice» prodotto d'evasione, Robbers in realtà è un romanzo in cui, accanto alla pura componente di iperviolenza, convive una altrettanto spietata indagine sociale (entrambi i relitti umani sono parto di famiglie disfunzionali, ma anche la protagonista femminile è una ragazza-madre dalla vita incasinatissima; e non parliamo dei ranger che inseguono il trio: ognuno di essi è un concentrato di pregiudizi mortali!). Menzione di merito alla traduzione del magister Luca Conti.
Robbers - Christopher Cook (ed. Einaudi)
2 commenti:
Beh, personalmente di libri così non è che ne abbia letti così tanti, potrebbe non essere un'idea malvagia...
@Firma: beato te (nel senso: io sono un appassionato di questo genere, nei miei romanzi cerco di imitare quell'atmosfera "southern" e quindi mi ritengo abbastanza smaliziato sull'argomento) comunque Cook è bravo e il romanzo potrebbe conquistarti (com me lo ha fatto;-)
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