«Clint Eastwood? Una persona straordinaria: non parlava una sola parola d'italiano ma si comportava da vero signore!», comincia così l'intervista-fiume con Tony Dimitri, attore, cantante, affabulatore e pittore naive: un personaggio unico che partendo dalla periferia più estrema del Tacco d'Italia ha saputo cavalcare il reboante show-businness del Belpaese quando questo era ancora sfavillante, fatato, originale, iperproduttivo e, in una sola parola: vivo! Giunto nella capitale appena ventenne, l’intraprendente Tony comincia - a dispetto di tutti - un’incredibile carriera che lo porterà a recitare a teatro con pesi massimi come Massimo Girotti, Edmonda Aldini, Monica Vitti, Enrico Maria Salerno, Amedeo Nazzari e il grande Domenico Modugno (con lui, in tour, negli anni 60, girerà il mondo). Dal teatro al cinema il passo fu breve e partendo da piccoli ruoli Dimitri si ritrovò a partecipare a decine di pellicole che hanno fatto la Storia del cinema nostrano, partendo da Traviata 53 (1953) di Vittorio Cottafavi sino a Senso (1954) di Luchino Visconti, solo per citarne alcuni, per poi immettersi nella fulgida stagione dello spaghetti-western arrivando a lavorare con Sergio Leone (Il Buono, il Brutto e il Cattivo) e poi come protagonista con lo pseudonimo americaneggiante di George Stevenson in Quintana (1969, regia di Vincenzo Musolino).
Sbarcherà quindi in televisione, con produzioni importanti con Gigi Proietti e Mike Bongiorno (impersonò ad esempio Yanez nel Sandokan di Ugo Gregoretti), e poi ancora, a cavallo dei '70, Dimitri si getta nella produzione musicale sfornando qualcosa come sei album di folk-song frutto di certosine ricerche nella tradizione popolare salentina e regionale italiana. Oggi, splendido ottuagenario, vive di pittura e concerti. E una caterva di ricordi assolutamente mozzafiato per qualsiasi cinefilo stracult come il titolare del blog!
• Allora Tony, arrivi a Roma negli anni '50 e presenti il tuo book fotografico in giro...
Certo, e senza alcun manager alle spalle. Con la semplice spudoratezza dei miei giovani anni (e forte della frequentazione dell'Accademia d'Arte Drammatica con Silvio D'Amico alle spalle) mi presentai alla compagnia di Orazio Costa e mi assegnarono la parte del nunzio nell'Ippolito di Euripide. All'inizio ero un po' in disparte, ma seppi farmi notare, il risultato fu che cominciammo un tour mondiale che mi portò sino a Kiev, Leningrado e Mosca. Momento magico, davvero.
• Il cinema? Il passaggio dal palcoscenico al Grande Schermo è stato naturale?
Oh, non saprei dire: ero diplomato odontotecnico, ma studiavo recitazione. Cominciai a frequentare l'ambiente dei set e feci particine in film come Il bivio (1951) con Raf Vallone. All'epoca se avevi un pizzico di talento andavi avanti. Io m'impegnavo, studiavo. Tra cinema e teatro ero sempre in giro: assieme ad una compagnia andammo in Libia mentre Geddhafi prendeva il potere, e io l'ho conosciuto di persona, quel babbione... Ho partecipato a dozzine di film, mi ricordo Frenesia dell'estate di Zampa, io facevo l'episodio con Lea Padovani e Amedeo Nazzari: facevo l'indossatore un po' finocchio. Ma di Nazzari diventai un amico sincero: insieme a lui sono stato a teatro in tour per otto mesi con Hanno rapito il presidente.
• Ha lavorato con Umberto Orsini?
Anche con i fratelli Giouffré, con Riccado Garrone, persino con Gassman. La crema del miglior teatro italiano...
Un regista perfido e spietato. Facevo il vicesceriffo nel suo terzo western ma ha tagliato grossa parte delle mie scene, eppure l'esperienza fu eccezionale e ancora oggi la ricordo come un momento importante. Ma prima di lavorare con lui avevo lavorato anche col
grande Joseph L. Mankiewicz al suo fantastico Cleopatra. Conobbi Burton e la Taylor, persone meravigliose, sempre alticce ma assolutamente geniali. Io impersonavo Alessa, lo schiavo dell'imperatrice, e il giorno del mio debutto il grande cineasta venne a congratularsi con me, stringendomi la mano e dicendo che ero «marvellous». Il resto della troupe pensò che fossi raccomandato, ma io ero solo un gran figo!
• E poi?
Poi ho fatto Ben Hur con Chalton Heston, un film sublime per una lavorazione davvero incredibile: l'Italia era piena di professionisti, in quegli anni, non il ridicolo manipolo di attori e tecnici che adesso popola il mondo piccolo-piccolo della televisione d'oggi. In quel periodo girai la Russia con il gruppo di Domenico Modugno, un amico vero, e Kruscev chiamò dopo trent'anni di esilio il compositore Stravinskij per il nostro debutto. Io ero con Daniela Bianchi, che poi fece Dalla Russia con amore con Sean Connery, con Mimmo (Modugno) e 18 puttane a far da statuine (ride!).
[siamo ancora in vacanza ma piano piano il diesel si rimette in moto: tornate a visitarci!]
5 commenti:
Meraviglioso!
@Fab: e pensare che è del mio paese!!! (anche se ci torna solo ogni decennio:-))
presto posterò la seconda parte...
...maddai, uno di quei tanti attori bravi e misconosciuti di quel periodo assolutamente irripetibile del nostro cinema!!!
(complimenti per l'originalita')
grazie per essere passato, anonimo :-)
Mia nonna era vicina di casa di sua sorella Pina a Torino e quando veniva a trovarci era una vera festa! Se qualcuno lo vede lo saluti da parte del nipote di Liliana (tra l'altro i due si volevano molto bene!)
mao_63@hotmail.com
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