giovedì 22 ottobre 2015

il mitico Giallo Mondadori (5°)

dopo un po’ si ritorna sempre al paesello natio…
Presento velocemente le ultime letture del mitico G. M. (dimezzate le uscite, purtroppo) iniziando da Charlie Chan e il pappagallo cinese di Earl Derr Biggers dove ritrovo uno dei personaggi più riusciti nell’ambito del romanzo poliziesco (ne ho parlato qui) Tutto parte da una collana. Una maledetta collana di perle, le famose perle di Phillimore di Sally Jordan acquistate dal “grosso pescecane di Wall Street” P. J. Madden (segretario che suscita sospetto) con l’intermediazione dell’amico gioielliere Alexander Eden. Solo che il compratore le vuole prima ricevere a New York e poi, cambiando improvvisamente idea, al suo ranch nel deserto. Qualcosa non quadra…
Il nostro Charlie Chan, detective della polizia di Honolulu, che deve consegnare la collana per la sua amicizia con Sally, arriva a pagina ventitré in veste di “un ometto grassoccio vestito alla foggia occidentale e con un’aria abbastanza insignificante”, guance pienotte, pelle d’avorio, “occhi limpidi e penetranti, con le pupille simili a neri tizzoni sotto la luce gialla del lampadario”. Data la situazione poco chiara l’idea è questa: Bob Eden, il figlio di Alexander, si presenterà direttamente al ranch mentre il nostro detective… lo ritroveremo come cuoco proprio lì con il nome di Ah Kim!
Non la faccio lunga: un pappagallo che urla all’assassinio, un morto ammazzato che ci deve essere e non c’è, lo stesso pappagallo avvelenato, un altro uomo ucciso durante un viaggio in macchina, l’arrivo di un naturalista interessato alla fauna del luogo e della polizia nelle vesti del capitano Bliss, piedi piatti e occhi bovini, che non ne indovina una.
E insomma un bel plot di eventi, di colpi di scena e personaggi (c’è pure un giornalista e una “cerca Sfondi” per il cinema) descritti con brio e leggerezza. Al centro (anche se talora defilato) il nostro Charlie Chan con la sua affabilità, la sua ironia e la sua saggezza orientale.
Intrigo in costa azzurra di Rhys Bowen. Una missione delicatissima da parte di Sua maestà per Lady Georgiana Rannoch, trentaquattresima in linea di successione al trono d’Inghilterra. Praticamente recuperare un prezioso reperto della suddetta regina, “una tabacchiera di grande valore” sgraffignata, si pensa, da sir Toby Groper “uno degli uomini più facoltosi del paese”, ossessionato collezionista.
Ambiente la riviera di Nizza, tempo gennaio ma si sa che lì questa stagione è come se non ci fosse. In qualche modo la nostra riesce ad incontrare Toby che cerca invano di sfruttare l’occasione, in quel senso. Dopodiché si ritroverà nella sua piscina “steso a faccia in giù, riverso sul primo gradino e semisommerso dall’acqua” colpito alla testa.
Georgiana dovrà dimostrare la sua innocenza (tra l’altro c’è una dichiarazione compromettente di un testimone) al baffuto ispettore Lafitte e scovare il colpevole tra una sfilata di moda per Coco Chanel e le attenzioni premurose di un bel francese. Alla fine una frase, qualcosa che aveva udito alla villa di sir Toby a proposito di… e il gioco è fatto. Un classico con una sosia inquietante in giro e il passato che ritorna funesto (mai che ritorni, al limite, solo incazzato).
Perry Mason e la rossa ambiziosa di Erle Stanley Gardner. Una rossa, Evelyn Bagby, “avvenente cameriera in cerca di un’occasione nel mondo del cinema”, in giudizio accusata di un furto ai danni di un’attrice hollywoodiana. Difensore d’ufficio il giovane Frank Neely. Da solo forse non ce la farà a tirarla fuori dai guai, ma con l’aiuto inaspettato di Perry Mason il problema sembra più risolvibile (intanto una bella lezione su come condurre l’interrogazione di un teste accusatore).
E infatti la nostra pimpante rossa viene scagionata con la possibilità di ottenere un congruo risarcimento. Ma c’è qualcuno in auto con la testa infilata in un sacco (si scoprirà poi che trattasi di una federa di guanciale) e due buchi per gli occhi che la sta seguendo. Evelyn, impaurita, spara due volte alla cieca. Solo che il guidatore si ritrova con un buco nella tempia. Come spiegare l’accaduto?
Inevitabile processo e scontro tra Hamilton Burger, grosso procuratore distrettuale, e Perry Mason tra ghigni, guaiti, dichiarazioni, repliche, obiezioni accettate e respinte, proteste, scatti, risatine, latrati, gracchiamenti, esultanze con il giudice Kippen “sconcertato e perplesso”. Una lezione da manuale sul sistema giuridico americano.
La collera di Napoli di Diego Lama. Napoli 1884, al tempo del colera. Si parte da una donna segata in due il cui artefice è un ragazzo di sedici anni e si continua con la vicenda dei fatidici delitti delle Sirene, ovvero giovani fanciulle mutilate e abbandonate sulla spiaggia delle Trecorone (miezzèca!). Dalla mano di una di esse una medaglietta con incisa una rosa. Indaga il commissario Veneruso, brusco, di poche parole, caffè e sigaro al bisogno, con i suoi collaboratori: Salvo Serra (fissato con le donne), l’ispettore Antonio Polverino (fissato con i figli che gli muoiono uno dopo l’altro), l’agente Domenico Ruocco “cafone, sporco e privo d’educazione”.
Preso di mira il convento di Santa Maria Vergine di Porta Capuana diretto da suor Giuseppina dove vivono ben settecento ragazze lasciate nella famosa ruota degli esposti. Qui c’è qualcosa che non quadra, una suora bellissima, troppo bella, due preti e altre suore che forse nascondono un terribile segreto. Come contorno la città di Napoli invasa dal colera, i fuochi per bruciare le cose degli ammalati, l’ospedale della Conocchia, le sofferenze della popolazione in una società fatta solo per i signori che se la cavano sempre anche quando commettono un delitto.
La morte di una giovane donna sfracellata sulla strada (si è buttata o l’hanno buttata?) offre lo spunto al nostro commissario per risolvere il mistero delle Sirene. “Finalmente aveva capito tutto. Quasi tutto.” Perché al termine della storia non può mancare il colpo a sorpresa come nella migliore tradizione. Un classico.
Incubo di Anne Blaisdell. Pat Carroll, americana, già ce l’aveva con gli inglesi per le loro “strane” abitudini (ad esempio “guidare sul lato sbagliato della strada”), quando si trova con la sua Jaguar (questa, però, l’avevano fatta bene) sulla loro terra davanti ad un vero e proprio diluvio con “la spiacevole sensazione di avere deviato inavvertitamente dalla strada principale”. Deve andare a far visita alla madre di Stephen, suo fidanzato morto in un volo sperimentale. Una visita che si trasformerà in un vero incubo. Lungo il viaggio soccorre l’automobilista scrittore in panne Alan Grentower e tra loro nasce subito una bella intesa che sfocia in un appuntamento a Newcastle dopo la famosa visita.
Al dunque la scampata suocera, signora Trefoile piccola e grassa come la regina Vittoria, capelli grigi raccolti sulla nuca e “ gli occhi di un azzurro slavato” che vive in una casa buia per le tende pesanti, piena di “mostruosità dell’epoca vittoriana” e “di odore di muffa” (brrr!). Prima di tutto in chiesa per offrire una preghiera alla memoria di Stephen. Ci vuole “pazienza e comprensione” pensa la nostra Pat. Quando però arrivano altri segnali di pazza bigotteria incomincia il dramma…
L’obiettivo della scrittrice non è quello di proporre una trama complessa difficile da sciogliere, insomma il classico giallo ad enigma, (dopo un po’ siamo in grado di immaginarci lo svolgimento) ma di creare un’atmosfera, una suspense, una ossessione con venature gotiche e di legare il lettore ai tentativi della giovane Pat Carroll di uscire fuori dalla situazione incredibile in cui è stata coinvolta. E ci riesce piuttosto bene.
Alla prossima con il solito “se”… (ma spero ancora una volta di farcela). [articolo by Fabio Lotti]
pics by Mort Kunstler

16 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Vittoria " Muffa " Muffin stava tornando al paese natìo e guidava la sua Jaguar, come al solito, dal lato sbagliato dalla strada , con la testa persa nel difficile problema della corretta composizione del dolce " Newcastle " nero come il carbòn, nero come tizzoni sotto una luce gialla di crema, nero come il fondo di una piscina di Ettore Sottsass. Non vide la curva, naturalmente, mentre meditava sul caramellare.

La stanza era senza sfondi, pensò Muffa, come certe vignette di Matt Groening in cui due individui identici con il fez si puntano il nasone. Entrò un tizio dalla faccia lunga come un bel plot e disse che sarebbe iniziata la interrogazione. Interrogatorio, replicò con un sorriso ironico, Muffa mentre cercava di aggiustarsi sulla sedia.
Interrogazione ribadì Faccia Lunga guardando i tizzoni nello sguardo di Muffa con occhi bovini.
- Quando il passato ritorna funesto ? -
- Quando il cuoco non sa fare la ribollita - rispose sicura Muffa.
Gli occhi di Faccia Lunga si fecero limpidi e penetranti.
- Quando non si serve l'insalata nizzarda ? -
- A gennaio: si sa che a Nizza quella stagione non esiste -
Promossa. Ora è dove non è mai crepuscolo e la sua pasta non scuoce mai. Adoro il lieto fine.

Anonimo ha detto...

Mitico G.M. che, come si vede, offre pietanze diverse, tanto per smentire giudizi che lo vogliono "monotono".
Fabio

CREPASCOLO ha detto...

Non monotono, a mio modesto avviso, quanto cristallizzato: è caratterizzato da traduzioni che un nativo digitale non può trovare accattivanti, a meno che si tratti di una rara avis capace di contestualizzare e sognare, per esempio, Billy Wilder che gira Star Wars con la Swanson nel ruolo di Leia e doppiata da Tina Lattanzi ( quanti bipedi esistono con questa bizzarra luccicanza ? ).
Stendo un velo pietoso sulle covers della serie. E vale anche x Segretissimo. Basterebbe fotografare gente con facce facciose - non necessariamente attori, ma tizi /e che, al cine, una volta, sarebbero stati caratteristi alla Paul Giamatti e Bette Midler, to name a few - e trattarli come faceva Luigi Corteggi nei seventies ( no dico, 50 anni fa ! ) o filtrarli attraverso l'estetica acida di uno Szymon Kudranski, un Bill Sienkiewicz o di un Jason Shawn Alexander. Andrebbe bene anche il nostrano Francesco Francavilla, sebbene abbia lo handicap di un nome che si può scrivere senza doverne prima controllare la ortografia. Io scommetto la mia copia autografa del Fermo e Lucia che un qualsiasi Perry Mason ed il caso del Sicario Liofilizzato con copertina stilizzata di Jae Lee venderebbe qualche copia in più. Naturalmente sarebbe il caso di dire a Jae di non disegnare in primo piano un bicchiere di liquido frizzante che sorride che fa molto Jacovitti...

sartoris ha detto...

Convengo sulla cristallizzazione: come Tex e altri prodotti ormai consolidati sembrano poco disposti ad aprirsi oltre la cerchia dei (per carità nutriti) lettori :-)

CREPASCOLO ha detto...

Tex è comunque il fumetto italiano + venduto. Non ha senso svegliare dopo il crepuscolo , ogni tanto , la gallina dalle uova d'oro con il rischio che la smetta di deporre, senza contare che il personaggio è comunque passato attraverso variazioni nei decenni, di ritmo e persino di temi, rimanendo fondamentalmente quello che il lettore cerca. SBE propone altro a chi non ricorda duplex, Trasferelli, Portobello e domeniche a targhe alterne.
GM appiccica una copertina moderna, nel senso di una foto scattata con lo smartphone sul set di una fiction da preserale su di una rete nazionale con uno share da emittente regionale, ad una storia di arsenico e vecchi merli e cerca di proporla, senza smussare gli spigoli di una traduzione d'antan, a chi apre un giornale e leggi di corvi vaticani , di gufi romani e di ombrelli avvelenati che stecchiscono spie in giro x Londra.
Tex esce oggi come nel 1948, ma non dice oggi cose come " Che io sia dannato, se quel ceffo non è un altrimentidetto ".

CREPASCOLO ha detto...

Ora che ci penso , in rete ho letto in un paio di blog che nel primo numero di Morgan Lost ( la serie è ambientata negli anni cinquanta ucronici di un universo che non ha avuto WWII ) un personaggio è definito "mammalucco".

CREPASCOLO ha detto...

Mammalucco Muffin è un fotografo di scena che prende x i fondelli gli attori di fiction di quart'ordine che riprende x riviste a cui piazza covers di nessun appeal.
La Fata Morgana lo cristallizza per punirlo e come statua senziente vivrà fino a quando qualcuno non lo amerà " così come è ". Praticamente la dichiarazione d'amore di Pescelesso Firth a Bridget Jones. Mi piacerebbe dire che passerà di lì una ragassa di Murano che si innamorerà perdutamente di MM, perchè adoro il lieto fine, ma sono solo un povero cronista e quindi chiudo, confermando che Mammalucco è ancora lì che aspetta.

sartoris ha detto...

@crepa confermo il mammalucco in Morgan lost (tra l'altro disegnato da dio e godibilissimo, ma tutt'altro che innovativo dal punto di vista dei testi)

CREPASCOLO ha detto...

Piaciuto molto a due dei miei studenti del primo anno, cioè ragazzi di vent'anni che desiderano fare fumetti. Sarà che son papà, ma li trovo teneri. Uno dei due era d'accordo con me che ML ricorda Delon nel ruolo del Soldato d' Inverno, così ci siamo messi a discutere del fatto che spesso i personaggi di fumetti mainstream hanno il muso di un attore famoso ( Zagor e Diabolik sono cloni di Robert Taylor, Blueberry è Bebel etc ) e quando ho notato che aveva un Dylan Dog, ho naturalmente commentato che era un Rupert Everett di carta...per sentirmi dire che non sapeva chi fosse ! Conosceva il protagonista di Rocco e di Borsalino, ma non quello di Another Country.
E parecchi lo hanno associato ai giochetti di Quel Bastardo Giallo e la Pupa Veste in Rosso. Miller è sempre una rockstar. Come Andrea Pazienza. Tutti li conoscono. Quest'anno una discepola conosceva anche Little Nemo ed un'altra rilegge Maus ad intervalli regolari dalla quarta elementare.
Diciamo che su 40 discenti, due avevano comperato l'albo di Chiaverotti. Gli altri 38, o almeno la maggior parte, lo leggeranno a scrocco prima della mia prossima lezione. Almeno spero.

CREPASCOLO ha detto...

Tanto x chiarire, nel caso qualcuno tra i lettori di Omar sia anche un appassionato di comics, Morgan Lost è la storia di un daltonico che vede alcuni elementi pittati di rosso e noi con lui attraverso il semplice artificio di colorare di rosso parte delle vignette. Non si tratta cioè di tricromìa - tecnica x cui oltre al bianco e nero del segno e della sua assenza è sempre presente un colore negli sfondi o nei volumi con l'intento di rendere l'atmosfera specifica in cui è immerso il plot - come nel caso del Sinatra di Igort o del primo lavoro di Manuele Fior x la Coconino o , se non ricordo male, di alcuni lavori di Scott Morse.
Diciamo che Morgan Lost ha qualcosa del Rumble Fish ( Rusty il Selvaggio ) di Francis Ford Coppola, girato nei veri colori del cinema ovvero in b/n con l'inserzione di alcuni elementi colorati.

CREPASCOLO ha detto...

Morgan Lost è una ongoing e le auguro tanta salute, ma nel caso il mio amico ed ex allievo Chiaverotti stia pensando di accompagnarlo ad altri progetti, gli consiglio qualcosa di questo tenore: Motorcycle Toy è una marionetta elettronica senziente ( " batterie scariche , ma lo ha scordato e così non si spegne, citaz del "suo" Brendon ndr ) che ha il sogno di andare in California perchè " è meravigliosa, persino meglio di qui ". Ha qualcosa del Francesco della Cavani, ma nasconde un terribile segreto: secoli prima era di carne e ha venduto l'anima al diavolo, credendo fosse la Fata Morgana, in cambio della immortalità. Il diavolo ne ha fatto una marionetta senza fili che gira il mondo imbattendosi in una umanità marginale. Lo accompagna Profondo Rosso, un luciferino ex Legionario che fuma continuamente Gitane e che è inseguito dalla mafia marsigliese -se si crede a quello che dice - o + semplicemente dai suoi fratelli a cui ha zanzato una fortuna in oro. Disegni di Camagni, Ornigotti e Ambrosini. Covers di Luigi Corteggi. Miniserie di dodici. La prima stagione. Poi vediamo come va.

Anonimo ha detto...

Precisazione. Il mio "monotono" tra virgolette vale ripetitivo nel senso del genere. Come al solito un grazie a Omar per le vignette e a Crepa per i suoi interventi che mi fanno sentire gradevolmente ubriaco.
Fabio

CREPASCOLO ha detto...

Gradevolmente ubriaco mi fa pensare ai miei gg di Alpino. Grazie. Da tempo bevo un goccetto di spumante solo a Capodanno e non tutti gli anni. E naturalmente una birretta rossa d'estate, ma non tutte le estati. Un sereno fine settimana a tutti.

sartoris ha detto...

@Crepa continuo a leggere i tuoi commenti sparsi lungo la blogosfera ed è incredibile quanto tu sappia essere sfaccettato e al tempo stesso sempre uguale (penso a come rispondi sui 400calci, dove tieni a freno la tua surrealtà pur non perdendo un briciolo di ironia, e al blog della Lipperini in cui sei pacato ma sempre competente: bravo, continuo a pensare che dovresti tenere un tuo blog, o quantomeno uno spazio tuo perché mi sembra che potresti fare il botto in termini di contatti perché sai mettere molta carne sul fuoco - almeno, oggi mi sembra che sia così: scusa, sono molto volubile da quando sono incinto:-)))))

CREPASCOLO ha detto...

Stai x dare alla luce una nuova creatura ? Ho sentito dire che gli ultimi gg sono i più intensi. In fondo è proprio l' arrivare in fondo, il distacco da personaggi e luoghi, che spesso sono personaggi, che è di fatto una lacerazione, una emorragia non controllata, come quando si arriva al picco dell'otto volante ed il trenino punta verso sud e lo scrittore - papà anzi mamma deve sorridere macho x non spaventare i lettori che lo seguono, come nel mio piccolo faccio con il mio piccolo che è comunque tutto preso dalla discesa.
Andrà tutto nel migliore dei modi. Noi lettori stiamo scaldando l'acqua e raccogliendo le lenzuola, come da tradizione, anche se non sappiamo esattamente cosa farci. Ciao ciao.

sartoris ha detto...

@Crepa sì però siamo ben lungi dal vederlo finito per davvero (qualche tempo di fermo, poi riprenderlo in mano con occhi nuovi, poi revisioni varie, e insomma comunque ci saranno altri mesi di attesa... :-)))