domenica 17 maggio 2015

due parole sull'affaire ISBN...

eccoci. Appena tornati da Napoli, ancora claudicanti e decisamente spossati da un intervento cardiaco molto meno allegro e spensierato di quanto ci avessero fatto credere ma comunque ottimisti, determinati e per la prima volta da mesi felici di aver intrapreso una strada terapeutica forse più invasiva dei mille rimedi farmacologici inutilmente esperiti ma con buona probabilità (gesti scaramantici di ogni tipo!) finalmente risolutiva.
Chiarito ciò, in qualità di autore italiano tra i più "anziani" (e longevi, se permettete) del catalogo delle edizioni ISBN, in questi giorni al centro di un discussissimo flame che come al solito ha visto guelfi e ghibellini digitali dare addosso all'untore di turno, ci sentiremmo di aggiungere due parole al bell'intervento di Massimo Coppola sul sito della casa editrice: abbiamo avuto l'onore di contribuire sin dall'inizio a questo progetto editoriale originale e innovativo sulla cui qualità crediamo davvero in pochi possano obiettare, e altresì riteniamo sarebbe davvero da ingrati (oltreché miopi) considerare il medesimo solo guardando al mero strascico d'insolvenza economica che ne sta decretando in queste settimane la precoce e (a quanto pare) inevitabile fine. Lo diciamo tra l'altro senza alcuna posa intellettuale e anzi precisando che siamo noi stessi parte lesa, giacché apparteniamo a quella folta schiera di autori che ancora attende alcuni emolumenti dalla casa editrice col codice a barre in copertina.
Eppure l'ovvia incazzatura per quei pochi spiccioli ancora in sospeso non può offuscare l'entusiasmo, la passione e l'apertura che ci sembra abbiano corroborato quell'idea imprenditoriale: quando chi scrive venne contattato da Coppola, Papi e Formenton, a cui avevamo inviato il nostro primo manoscritto, la neonata casa editrice stava già tracciando un proprio personalissimo solco all'interno di un mercato librario stantio e pericolosamente ripiegato su sé stesso (come di fatto si è dimostrato di voler continuare a essere). In ISBN, i nostri lavori sono stati subito ben accolti, efficacemente discussi ed editati, rivisti, limati e, i primi tre, persino pagati ragionevolmente e con svizzera regolarità; la loro diffusione ci ha permesso di girare in lungo e in largo la penisola entrando in contatto con realtà culturali  e con modelli ispirativi che non ci saremmo mai sognati di conoscere e ci hanno fatto incontrare con il pubblico, quello vero, quello che - assurdo pensarlo oggi - ancora entrava in libreria a comprare volumi!
Certo, proprio qualche mese fa, mentre le prime avvisaglie del naufragio si facevano evidenti, abbiamo allentato i rapporti con Milano sino ad un (consensuale e civilissimo) abbandono, ma non potremmo mai recriminare niente a chi per un po' di anni ci ha permesso di giocare a fare le rockstar: trasferte pagate con rigore, qualche discreto benefit, corsie privilegiate negli ambienti che contavano e qualche attenzione particolare sui media. Ci si sentiva cullati e stimolati alla sfida, in ISBN. E non era cosa da poco. Certo, i tempi sono poi velocemente cambiati e l'intero sistema è collassato, però sarebbe davvero comico oggi identificare nella giovane e scaltra ISBN l'epitome di un malaffare che ha desertificato l'industria culturale di questo nostro sfortunato Belpaese. Insomma, muso duro davanti a chi non paga, poco ma sicuro, non ci sogneremmo mai di suggerire ai nostri colleghi autori e traduttori in credito di stipendio di mordere il freno e abbandonare la battaglia (perché, ripetiamo, è anche una nostra battaglia), ma stiamo attenti a chi si è impantanato in una palude che ha origini antiche e a chi invece ha fatto e continua a fare il furbo per difendere il proprio sepolcrale status quo. Massimo non è diventato certo ricco coi suoi/nostri libri. E la prova inconfutabile di questo sta nel fatto che quando il business funzionava i pagamenti erano regolari ed eseguiti con scrupolo impressionante, e possiamo testimoniare che non si badava a spese per il bene di un autore ma anche e soprattutto per quello del suo lavoro. Pertanto, non diciamo sciocchezze. A morte ISBN, viva viva ISBN!

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai detto che stai scrivendo un altro libro. Spero con una casa editrice ancor più prestigiosa.
Fabio

sartoris ha detto...

Certo Fabio. Il vero problema è concludere il lavoro quando mille ostacoli (salute in testa) si frappongono tra me e la tastiera ;-)

Anonimo ha detto...

oddio, che diavolo di mercato può mettere alle corde una casa editrice così interessante e originale? Manco in Burundi (PIPPO)

sartoris ha detto...

Pippo, discorso complicato, a cui stiamo lavorando mentalmente da giorni e che abbiamo deciso di sopprimere sul nascere... (tristesssa)

LUIGI BICCO ha detto...

Bentornato, ragazzo. Ti si aspettava con ansia. Mi fa piacere sentirti rinfrancato e tranquillo sulla questione salute :)

Onorevole il tuo "attaccamento alla maglia". Di tutta la questione mi viene solo da pensare che è davvero un gran peccato che una realtà editoriale del genere, con uno dei più interessanti e particolari cataloghi in Italia, alla fine sia costretta ad ammainare le vele. Coppola è stato molto coraggioso nelle scelte (spesso a sprezzo del pericolo) e a guardare la cronistoria della casa editrice, la sua "guida" nel cammino e la cura delle edizioni (dettata dalla scelta degli autori e dei collaboratori in primis) è stata esemplare.
Spero possa rinascere in altro modo. Chissà.

sartoris ha detto...

@Luigi ma infatti se hai seguito il flame sulla rete mi sembra che il legittimo mal di pancia di molti abbia suscitato un eccesso di bile abbastanza (stavo per scrivere "immotivato" ma non è nemmeno quella la parola giusta, direi più che altro che trattasi di energia mal canalizzata: serve a qualcosa pensare che Coppola ha fatto il furbo? Cambia forse lo stato delle cose? - a prescindere che è un convincimento privo di senso giacché la casa editrice ha sempre desiderato solo che i libri si facessero, e si vendessero). Comunque chissà, le vie del Signore, come si dice in questi casi...

Annalisa ha detto...

Felicissima per il ritorno, benché spossato,
ma piuttosto allibita per il resto: non ho seguito il flame sulla rete, ma è anche mia la domanda di Pippo: come è possibile che sia in difficoltà una casa come quella?

Avevo anche un'altra domanda ma era piuttosto impietosa verso chi compra certi altri libri, e lascio perdere.

Bentornato :-)

sartoris ha detto...

@Annalisa carissima è un momento tostissimo per il mondo editoriale. Purtroppo Isbn non sarà l'unica a deragliare... e la crisi economica è solo un alibi. Il vero problema è che in Italia abbiamo smesso di leggere (magari per stordirci su Facebook e simili) :-(

Anonimo ha detto...

Ricordo, purtroppo, la resa (a quanto pare) della Polillo.
Fabio

sartoris ha detto...

Fabio se vogliamo rispetto a Polillo (che naturalmente rispetto) la caduta di ISBN ha ancora più del clamoroso perché è una casa editrice che all'inizio faceva parte di un grande e storico gruppo (Il Saggiatore) e che non si peritava di sperimentare sino a occupare per anni posizioni di rilievo nelle classifiche di qualità... insomma, un momentaccio!!!

CREPASCOLO ha detto...

Ho letto il bell'intervento di Massimo Coppola ieri imprimendo le mie impronte digitali sporche di Nutella sul microschermo del mio cellulare mentre ascoltavo Crepascolino che sintetizzava la fiaba con cui ad un contest della sua scuola materna ha vinto un terreno edificabile nella area della Expo di cui potrà fare quel che vuole dal prossimo primo novembre. Nella storia di 'Lino, lo sceicco Isbn Battuta, lontano parente del giramondo Ibn, ha chiesto alla sua favorita Landia Lisi di raccontargli di un uomo che fosse + potente di quanto lo sceicco potesse mai essere e Landia aveva esclamato immediatamente che questi era Papà Natale, custode di un magazzeno che nemmeno la Expo. Isbn aveva chiesto allora quante divisioni avesse il Papà Natale. Battuta così così, ma stiamo parlando di un bimbo di sei anni e gli ho sorriso come uno Stregatto spelacchiato con i miei baffi di Nutella. Perchè, si chiederà il ns anfitrione, infliggo una storiella del genere ad uno scrittore reduce da un soggiorno tra camici bianchi e minestrine pallide ?
Nel mio zainetto avevo anche I Delitti della Vedova Rossa di Carter Dickson, biscottino proustiano che ho comperato a metà prezzo per ritornare ad assaporarmi come ero quando ero poco + vecchio di Lino, che costa a prezzo intero intorno ai sedici euro. Credere, come ha fatto il signor Polillo, di poter restare a galla in queste acque agitate con simili tonnellaggi è come credere in Papà Natale, ingenuità che lasciamo agli scrittori ( e latifondisti: spero che il mio erede voti x piantare anche qualche pianta nei suoi possedimenti ) di domani.

LUIGI BICCO ha detto...

Nel caso ti fosse sfuggito, l'argomento oggi viene ulteriormente approfondito in un post di Minima & Moralia, con tanto di citazione di un certo autore salentino:

http://www.minimaetmoralia.it/wp/lavorare-nelleditoria-ai-tempi-di-occupayisbn/

Una situazione davvero ingarbugliata che sembra spaccare in due la pubblica opinione.

sartoris ha detto...

@Luigi grazie l'avevo appena visto. Situazione ingarbugliata, certo, ma ho idea che depositate le polveri la rete tornerà a macinare bile gratuita (urge una volta di più precisare che non ritengo TUTTA quella bile in circolo ingiustificata) magari verso qualche altro nuovo nemico senza che una sola virgola dell'apparato cambi...

Anonimo ha detto...

Beh ma un conto è pubblicare autori contemporanei come Di Monopoli, Argentina... gente che scrive col sangue sotto le unghie, che t'invoglia a leggerli. Un altro è comprare libri di autori lassativi che vengono spacciati per eroina pura quando in realtà sono panette di fumo tagliato con veleno per topi. Insomma: le gente non legge più, certo, ma anche i lettori duri ormai comprano solo classici o quei due tre stranieri cazzuti -ellroy, gifford, welsh- che però vengono pubblicati da grasse case editrici.
Lorenzo -uno che ha letto ferro e fuoco a 13 anni e ne è rimasto segnato a vita, onore al Pellicano-

sartoris ha detto...

@Lorenzo: anzitutto grazie e benvenuto, sono sempre felice quando adulano Ferro e Fuoco che dei tre romanzi "western" è quello meno compreso e compulsato (per l'utilizzo corposo del dialetto garganico in primis). Poi direi che il concetto di autori "lassativi" mi piace molto ma converrai che è soggettivo: alla fine, anche se a me Fabio Volo fa quell'effetto, un sacco (ma davvero un sacco) di gente si fionda a comprarlo, quindi qualcosa vorrà dire ;-)

Anonimo ha detto...

Guarda, per me Fabio volo ha un suo perché, non è uno che se la crede, e la letteratura commerciale è sempre esistita. E perciò deve esistere. Ma sono i supposti grandi scrittori di questo XX secolo 2.0 a farti venire il nervoso.