giovedì 1 marzo 2012

i primi passi di Nisbet...

«Ho sempre voluto scuoiare una donna», questo il folgorante incipit sul foglio inserito nella macchina da scrivere di Herbert Trimble, scrittorucolo stralunato e turpe che occupa l’appartamento accanto a quello di Virginia Sarapath, una donna crudelmente assassinata: i polsi recisi a colpi di rasoio, il seno sinistro asportato di netto, la vittima era impegnata in un amplesso duraturo e rumoroso prima di morire, ma le indagini brancolano nel buio più fitto. Il caso finisce quindi nelle mani del detective privato Martin Windrow, casualmente coinvolto nelle investigazioni, che grazie ad un istinto molto old-style riuscirà a districarsi nella fumosa ragnatela di indizi sino all'agghiacciante rivelazione finale.
Datato 1981, I dannati non muoiono è il romanzo con cui la stella del grande Jim Nisbet ha cominciato a risplendere nel cielo del noir contemporaneo, un libro ai suoi tempi pubblicato da Bompiani e oggi riproposto da TimeCrime con un finale inedito scritto dall’autore appositamente per i lettori del Belpaese. Il volume è oggettivamente mooolto ben scritto, la prosa dell'autore statunitense era ineccepibile già trent'anni fa, e l'ambientazione di una San Francisco torbida e nebbiosa nella quale si muovono personaggi loschi e  minacciosi funziona con cronometrica precisione. Eppure è impossibile non ravvisare nella vicenda un certo fiato corto, una allure un po' datata che se negli anni 80 poteva accattivare il lettore oggi non stupisce certo il pubblico esperto e smaliziato che da allora ha macinato dozzine di killers cannibali, teste scuoiate, dottori psicopatici e maliarde assassine d'ogni tipo. Anche il protagonista Martin Widrow sembra ricalcato con forse troppa scrupolosità sul format dei suoi illustri predecessori dell'hard-boiled (Marlowe su tutti) con una caratterizzazione che di sicuro affascina ma certo non si permette mai un guizzo originale. Nisbet però, va detto, è una colonna del genere e non delude mai, anche in una prova un po' statica come questa resta comunque una spanna al di sopra di un sacco di giallisti di oggi. In definitiva: un'ottimo libro da acquistare con lo spirito del collezionista: si ravvisano tutte le peculiarità stilistiche che lo scrittore di Cattive Abitudini e Iniezione letale maturerà negli anni a venire ma non bisogna aspettarsi miracoli. Notarella sul finale inedito: aggiunge poco e niente alla storia ma ci dice qualcosa in più sul protagonista. Ed è comunque una cadeau gradito.

I dannati non muoiono - Jim Nisbet (Ed. TimeCrime)

13 commenti:

Alex ha detto...

Ciao Omar! Come butta Ragazzo? :-) Io sempre affacciato alla finestra di Sartoris anche se ultimamente i miei commenti latitano, maledetto tempo infame...

Concordo su tutto. Nisbet è un maestro, ma qui effettivamente è un po' noioso e il finale non aggiunge niente di che. Moooolto meglio INIEZIONE LETALE - CAPOLAVORO - e CATTIVE ABITUDINI.

Anche il nuovo Ryan David Jahn, sempre TIMECRIME, purtroppo non mi ha esaltato, molto più bello I BUONI VICINI.
In quest'ultimo ho trovato come una sorta di Deja-vu, Stephen King e Woolrich tanto per dire, ma non vglio aggiungere altro per non rovinarne la lettura.

Invece 10 e lode per REVOLVER e per Matteo Strukul!
Gischler sempre grandissimo e Mike Foley davvero ricorda il Clint Eastwood degli SPIETATI.

Derek Nikitas molto buono e vicino a Woodrell, anche se qualche decina di pagine in meno per i miei gusti avrebbero fatto bene alla storia.

Alla Prossima!

sartoris ha detto...

@Ehilà fratello, bentornato!
NIKITAS ce l'ho in lettura da stasera, vi saprò dire :-))

Gigistar ha detto...

Nikitas finito già da qualche giorno. Impressione ottima, considerando poi che si tratta di un'opera prima! La seconda metà è stata meglio della prima e il finale, a mio parere, uno dei migliori letti da un po' di tempo a questa parte. Il parere di Alex sulle "pagine di troppo" l'ho letto anche altrove, personalmente invece l'ho apprezzato davvero tanto.

sartoris ha detto...

@Gigistar, io invece non penso ci siano pagine di troppo anzi il libro scorre veloce e centra il bersaglio: semmai è nell'insieme che sa di vecchio, ma non vecchio-stantio, semplicemente un po' datato (d'altronde ha 30 anni, 'sto libro, però pure alcuni romanzi di James Cain sono vecchi come il cucco e cio nonostante non perdono smalto). Però ripeto: Nisbet è buono anche quando non è al massimo, secondo me.

Gigistar ha detto...

@Omar: il mio commento era su Nikitas :-)

Anonimo ha detto...

@Gigi hai ragione, oggi non ho preso le mie pillole mi sa ;-)

Sartoris by Mobile

Alex ha detto...

Gigi, per me I FUOCHI DEL NORD è un romanzo molto bello, crudele e spietato nella descrizione della provincia americana, che scava a fondo nella materia delle relazioni familiari. Una storia di formazione che si avvicina al capolavoro. Quello delle pagine in più è solo un appunto che nulla toglie alla bravura(straordinaria) di Nikitas, peraltro legato ai miei gusti di lettore. Ci sono dei libri che amo che sono riusciti a dire tutto quello che c'era da dire in 200 pagine, a volte anche di meno. Drive, Mentre morivo, True Grit, Chiedi alla polvere, L'assassino che è in me, Figlio di Dio, Un gelido inverno, Uomini e topi, La strada, La saggezza nel sangue sono dei capolavori in grado di dire tutto nella giusta misura. Storie che sono perfette così senza bisogno di arrivare alle 400 pagine. D'altro canto amo anche libri che hanno necessariamente un passo più lungo come Il potere del cane, Cavalli selvaggi e 1974 tanto per dirne alcuni. Non vorrei dire una cazzata, ma secondo me Derek Nikitas ha scritto un libro che se avesse avuto la stessa intensità in meno pagine sarebbe stato perfetto, così è un po' meno perfetto. Non so se ho reso l'idea...

Comunque è sempre un piacere scambiare opinioni con voi:-)))

Gigistar ha detto...

Ciao Alex!!
D'accordissimo con te su praticamente tutto. Provo solo ad affinare ulteriormente il mio commento.

Sai, il fatto che ci siano alcuni passaggi un po' prolissi ne "I Fuochi del Nord" è cosa ammessa dallo stesso autore. Un po' è il suo stile (di cui a tratti sembra autocompiacersi) un po' forse è quel pizzico di acerbo che immagino sia inevitabile in un esordio.

Ciò che intendevo dire è che il finale, pur essendo oggettivamente più lungo della media, mi ha lasciato soddisfatto per l'approfondimento psicologico dei personaggi e l'impatto visivo di alcune scene. Se spesso mi capita di trovare dei finali arruffoni, frettolosi o poco frizzanti, qui invece si chiude col botto. Mi ha lasciato come una bella mangiata: forse le portate erano abbondanti e si poteva evitare il bis di dolce... però che soddisfazione!
PS: BURP!

:-)

sartoris ha detto...

@Gigistar e Alex: maledetti, vorrei aggiungere qualcosa su Nikitas ma sono ancora alle prime pagine: odio sentirmi escluso ;-))

Anonimo ha detto...

L'ho già scritto e la penso come Alex. A volte è proprio la voglia di "aggiungere", di non smettere al punto giusto che sciupa un po' il racconto. Anche se questo di Nikitas rimane un bel libro.
Comunque Omar lo leggo sempre volentieri. Come in questo caso.
Fabio

sartoris ha detto...

@Fabio: al solito mille grazie (ormai dovrei smetterla di ringraziarvi tutti di continuo, credo, ma è che non ho ancora ben chiaro, dopo quasi 4 anni di blogging, il corretto bon ton del media...)

Annalisa ha detto...

Grazie, preso nota

(c'era commento più lungo, ma Blogger lo ha mangiato. fa***** Blogger :-P)

sartoris ha detto...

@Annalisa: sì blogger sta dando i numeri (e questa nuova finestra dei commenti fa cagare!!!:-)