lunedì 20 febbraio 2012

crudele e folle come la realtà...

All'alba degli Ottanta il giovane Roberto Succo uccise il padre e la madre per poi darsela a gambe verso la Francia, dove seminò aggressioni e omicidi fino al giorno della sua cattura. Politicamente confuso e velleitario, intriso di un militarismo ingenuo, Succo all’epoca venne scambiato da alcuni per una specie di anarcoide, di fatto era solo un pericolosissimo serial-killer. Il che ha reso ancora più delicato l'operato di Cedric Kahn (ex giovane talento francese, già regista di Trop de bonheur e La noia), che ha scritto il film partendo dal libro di Pascale Froment, preoccupandosi di porre il protagonista sul crinale esile che divide l'essere un carnefice dall'essere una vittima (in questo caso di sé stessi e della propria psicopatia).
Roberto Succo (2001) comincia quindi dal momento in cui, nel 1981, a Mestre, il protagonista diciannovenne massacra i genitori, madre casalinga e padre poliziotto. Dal manicomio criminale dove era stato chiuso evade nel 1986 e si rifugia tra la Costa Azzurra e la Savoia. Là si prodiga in rapine, uccisioni, morti incomprensibili, sparizioni di persone, irruzioni per furto nelle case, violenze carnali; alla fine lo arrestano; si ucciderà nel 1988 in carcere, proclamandosi terrorista e prigioniero politico, inveendo contro il proprio Paese («L'Italia è merda... la camorra e la mafia... l'Italia è marcia»). La vicenda è appassionante, mentre il film non ha una grande anima - anche se offre numerosi spunti interessanti. Bella prova per l'attore italiano debuttante Stefano Cassetti, molto bravo nell'interpretare la frenesia isterica e mai doma del personaggio.
Non c'è analisi in Roberto Succo e non c'è scavo, c'è la perfetta resa della superficie di una vita vissuta border-line. È una pellicola che lascia uno strano perturbamento dentro, forse perché, nella sua incoerenza, nel suo distacco chissà quanto calcolato, riesce a mostrare quanto possa essere incomprensibile la violenza d'un giovane, la sua ferrea lucidità nel preservare la latitanza pur continuando ad aggredire, a trucidare, a violentare donne, ad amare una ragazzina del liceo propinandogli le più oscure fandonie e poi ritrattando. Inquietante.

2 commenti:

Annalisa ha detto...

Sì, inquieta davvero. E, confesso, è una storia che non conoscevo.

sartoris ha detto...

io mi informai per bene, dopo aver visto il film, anni fa, e la vicenda è davvero disturbante (infatti il protagonista del film è assai bravo a restituire un certo senso d'incontrollabilità della follia!)