venerdì 20 febbraio 2015

l'Amore della Morrison...

Nata in Lorain, Ohio, da una famiglia nera della classe operaia originaria dell'Alabama, Toni Morrison esordisce in letteratura nel 1970, arrivando a conquistare il Nobel nel 1993. Amore è un poderoso romanzo corale in cui, per mezzo di un calibrato utilizzo del meccanismo dei flash-back, si sonda la natura dell'animo umano focalizzando l'attenzione sul sentimento nelle sue più accese sfaccettature: innamoramento, passione, lussuria. Ma la sua prosa secca e viscerale non manca di compiere una approfondita disamina anche delle nervature sulle quali la società afroamericana si regge, società cui la scrittrice appartiene a pieno titolo e grazie allo scandaglio della quale è diventata oggi un'icona: «Malcom X l'aveva capito: la segregazione rende omogenea una comunità», ebbe a dire in una delle sue tante interviste.
All’epoca in cui si svolgono i fatti del libro il personaggio principale Bill Cosey è deceduto, lasciando dietro di sé «le donne della sua vita» che battagliano per il suo possesso, esattamente come ai tempi in cui questi era vivo. «Amico» ed «estraneo», «benefattore» e «amante», «marito» e «custode», «padre» e «fantasma»: per Christine ed Head, per Junior e May, Bill è stato - ed è ancora - l'oggetto del contendere, esacerbando uno stato di perenne assedio (e di battibecco sfibrante). Fin da quando l'uomo decide di sposare Head, bambina undicenne, la migliore amica della sua nipotina, Christine. Da quel momento, il legame tra le due, fatto di una «combinazione di resa e ammutinamento di cui non potranno più fare a meno» si trasforma in un odio feroce, instancabile, capace di autoalimentarsi per decenni. Ma che porterà alla catarsi finale. La Morrison con questo romanzo offre quindi al lettore un interessante spettro dell'amore (e già la volontà di un simile approccio rappresenta una sfida potente, che ne evidenzia la caratura autorale) vivisezionato attraverso molteplici punti di vista. L'amore che fa male ma di cui non si può fare a meno. Quello che divide e che unisce solo nella morte. Abilissima nel descrivere le contraddizioni di una femminilità convulsa (perché il libro diventa naturalmente anche una riflessione sulla femminilità, le sue insicurezze, le sue fragilità), la scrittrice ha saputo imbastire per questo libro una trama in grado di far evocare ai critici americani un nome cui spesso si fa ricorso per i suoi lavori: William Faulkner. Ma da grande scrittrice qual'è, la Morrison ha però sempre rispedito al mittente la similitudine «Sono renitente ai paragoni, specie con gli autori che ammiro. Mi piace Faulkner e lo considero il più importante tra gli statunitensi per il suo stile e per la sua conoscenza della comunità afro-americana. Ma adoro pensare che il mio lavoro sia inconfondibile, unico, diverso da ogni altro». Una curiosità: in occasione della “lectura” del dicembre '93 per gli accademici di Svezia, l'autrice statunitense scelse come argomento il linguaggio, paragonato a un passerotto che dei ragazzini tengono in mano e che possono, a loro scelta, far vivere o fa morire. E non c'è dubbio che, grazie all'opera di scrittrici come la Morrison, quel passerotto continui oggi a godere di ottima salute.

Amore - Toni Morrison (Ed. Frassinelli)

2 commenti:

La firma cangiante ha detto...

Bella segnalazione, mi ispira molto, me la segno.

Thanks!

sartoris ha detto...

@firma: siam qui per questo ;-)