mercoledì 5 ottobre 2011

appena uscito in libreria...

«In meno di cinque mosse questa partita sarà finita. Potrò tornare a casa, mettere i vestiti nel borsone e andarmene. Dall’altra parte del tavolo Martina, con la sua camicetta rossa, la stessa per tutti i tornei, i capelli legati in una coda di cavallo, gli occhi piccoli e infossati che ruotano per la scacchiera e si rifugiano a controllare il vantaggio dei pezzi, deve aver considerato la mia azione semplicemente come una svista, e allora ha mangiato la Torre in h3 con il suo Alfiere nero.

Anche se gioca da oltre dieci anni, non ha ancora imparato che l’unica cosa importante negli scacchi è l’ordine. L’ordine in cui si sposta la seggiola prima di sedere. La forza con cui si stringe la mano all’avversario. Il modo in cui si avvia l’orologio e il tempo comincia a scorrere. La disposizione in cui i pezzi sono schierati, coordinati, immaginati.

Non ha capito, Martina, che invertire l’equilibrio corrisponde a perdere l’armonia di confine sulla quale si gioca un match, dove perfino anticipare la spinta di un
pedone può tramutarsi in una sconfitta. Gli altri partecipanti al torneo restano in piedi intorno alla scacchiera. Qualcuno commenta. Forse si staranno chiedendo cosa ho combinato, saranno convinti che abbia di nuovo sbagliato perché non sono in grado di reggere la pressione e quando il tempo scorre veloce non vedo più le mosse giuste, mi limito a giocare d’istinto e lascio i pezzi in presa. Staranno pensando che le donne non sono fatte per gli scacchi, perché gli scacchi sono una cosa seria.

Poi l’arbitro, nella sua tuta di acetato blu e i capelli spettinati, si avvicina. Mette una mano sul tavolo, le unghie sono tagliate tanto corte da far vedere la carne. «Allontanatevi, state disturbando» mormora. Nessuno, però, si muove. Studio per l’ultima volta la mia posizione. I pezzi sono in attesa che tutto cambi. Osservo Martina e lei, per un attimo, solleva gli occhi. Incontra i miei. Li abbassa di scatto, arrossisce, torna a toccare la Torre.»

Lo sbaglio - Flavia Piccinni (Ed. Rizzoli)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh, questo non me lo lascio scappare. Ho scritto tre gialletti di ambientazione scacchistica, una nutrita serie di articoli sul rapporto giallo-scacchi ed ho curato l'antologia "Giallo Scacchi- Racconti di sangue e di mistero", Ediscere 2008. Insomma una fissazione, per cui il libro non mancherà di entrare nella mia biblioteca.
Un grazie a Sartoris per la segnalazione.
Fabio

sartoris ha detto...

@Fabio: Flavia è una mia cara amica e ha giocato a scacchi a livelli professionali, penso ti possa interessare parecchio il libro. Però non è un giallo, sappilo :-)

Clara ha detto...

Oh, l'aspettavo anche io il nuovo libro di Flavia, il primo mi era tanto piaciuto :-)

sartoris ha detto...

@Clara: questo è anche meglio (io ce l'ho sul comodino, però l'ho sfogliato e la Flavia è cresciuta, parecchio pure!)

(però era brava pure prima, chiaro - Flavia, non rigarmi la macchina, adesso!!!!:-))

Anonimo ha detto...

Omar, guarda che appena torno a Manduria non sai che ti combino alla macchina :-)
Ma dai che scherzo!

Clara grazie mille, sono davvero contenta e.. speriamo che ti piaccia!

Fabio sì, gli scacchi sono proprio un mondo dentro cui perdersi. Leggerò sicuramente i tuoi romanzi!

ps. Omar, oggi ho chiamato l'Enel per cambiare il contratto. Mi risponde una voce strana o, meglio, un accento conosciuto. Alla fine, non mi freno e faccio "Signorina, scusi, ma lei è di Taranto?". Dall'altra parte del telefono una lunga pausa e poi "Sì". E io "Anche io". Poi sbrighiamo il contratto, arriva il momento del congedo. La saluto con "Forza Taranto" e lei, senza esitazione, "Sempre". Non so perché ma mi sei venuto in mente. Un bacio, Flavia

Anonimo ha detto...

@Flavia: ah ah, sembra un racconto alla Cosimo Argentina! :-)))

Sartoris by Mobile