lunedì 5 settembre 2011

pistole fumanti e dreadlocks...

«Mila Zago c'est moi!». Se Matteo Strukul avesse deciso di fare propria la prospettiva cara a Flaubert quando descriveva la sua arcinota Emma Bovary, frequentare il giovane scrittore padovano, ufficio-stampa per Meridiano Zero e attivissimo co-fondatore del movimento culturale SugarPulp, potrebbe da oggi in avanti risultare faccenda assai pericolosa, perché l'eroina in questione, protagonista del suo romanzo d'esordio La ballata di Mila per le edizioni E/O, è una killer spietata che uccide a sangue freddo con la precisione e l'inarrestabilità di una vera Terminator. Bella da mozzare il fiato, «inguainata dentro un paio di pantaloni di pelle fatti apposta per esaltarle le curve», questo impasto di Tank Girl e Lara Croft scorrazza lungo le pagine di questo divertentissimo frullato di robaccia pulp (ipercitazionista, il buon Strukul lascia baluginare nel libro atmosfere che pescano da numerose, valide fonti cinematografiche ancor prima che letterarie: dall'immancabile Leone all'irriverente Robert Rodriguez, ma naturalmente anche Tarantino e Miike son della partita) con il passo sicuro di chi sa come stuzzicare i palati degli amanti di un certo modo d'intendere l'azione. Perfettamente nei canoni il cursus della vicenda: ci sono due bande criminali, una cinese chiamata i "Pugnali Parlanti", capeggiata da tal Guo Xiaoping, l'altra autoctona controllata dal bellimbusto Rossano Pagnan; le due truppe si contendono il territorio veneto per i loro sporchi affari, dal riciclaggio di denaro sporco, alla droga e alla prostituzione. Un confronto teso che si acuisce sino allo spasimo quando i due commercialisti di Pagnan vengono uccisi a colpi di pistola e due valigette, il cui contenuto si aggira sui due milioni di euro, vengono sottratte. La letale Mila, detta Red Dread, si frappone tra queste due bande stravolgendone gli equilibri: elimina i nemici senza rimorsi e pratica le arti marziali grazie agli insegnamenti rigorosi del nonno santone. Ha una vendetta da attuare, e come per la protagonista di Kill Bill una scia di sangue placherà la sua sete.
Matteo bazzica il genere da anni e non ci si aspettava certo un'opera meno pregna di gusto per l'iperbole e ritmo scatenato. Il romanzo diverte, procede spedito come una locomotiva e non può che essere divorato spegnendo il cervello per tornare bambini (esattamente come si faceva coi western del Maestro Leone prima che una certa critica decidesse di innestarvi sopra un qualche "messaggio").
Certo, qualcuno in rete ha evidenziato forse qualche sbavatura qua e là nei dialoghi, ma ci sembrano davvero minuzie irrilevanti se confrontate con l'«impacchettatura» complessiva del lavoro che soddisfa appieno i codici del pulp più sfrenato e merita sicuramente il nostro plauso. Una nota di apprezzamento anche per l'inventiva nelle metafore utilizzate nel dispiegarsi del racconto: scoppiettanti e gustosamente pop («La Mercedes C30 brillava al sole come la schiena di uno squalo sott'acqua») risentono positivamente dell'influenza del padre di tutti i nuovi scrittori di genere d'occidente: il buon vecchio Joe R. Lansdale che Strukul conosce personalmente per averlo presentato in varie occasioni nei suoi tour italioti. Vai così, ragazzo!

La ballata di Mila - Matteo Strukul (Edizioni E/O)

8 commenti:

MATTEO STRUKUL ha detto...

Omar sei un grande! Grazie infinite Bro!

Anonimo ha detto...

Dovere, Matteo, anzi piacere, ti assicuro... :-)

(Ci vediamo a Padova il 2 ottobre)

Sartoris

Anonimo ha detto...

vorrà dire che leggeremo, ragazzi, la trama ispira parecchio!
ethel

Alex ha detto...

Omar, LA BALLATA DI MILA si divora, rotola via che è una meraviglia per tutti i buoni motivi che hai sottolineato. Azione, ritmo,violenza à go go, citazioni pop. Però, in parte mi ha deluso. Ti spiego perché. Trattandosi di Matteo Strukul, e conoscendo - virtualmente, si intende - il suo fine palato letterario e i suoi numi tutelari pulp-noir mi sarei aspettato una storia un po' più svitata,ironica, sboccata... à la Big Joe per intenderci. Piccola precisazione. Un buon romanzo pulp non deve per forza essere comico ecc.,ci mancherebbe altro. Può essere anche nero e bastardo a più non posso senza far ridere per niente. D'accordo, ma a MILA, manca quel lato oscuro, quel nero che più nero non si può, che può rendere una storia simile un capolavoro. MILA potrà anche essere un grande personaggio da fumetto, e questo non è un male, ma indimenticabile come Hap e Leonard o come Giorgio Pellegrini, per me purtroppo non lo è e non lo sarà.
Detto questo, aspetto il secondo romanzo di Matteo Strukul, che - nonostante quanto detto sopra - merita sicuramente la nostra attenzione!:-)

Anonimo ha detto...

@Alex, mi accorgo sempre più' che in molti si aspettavano da Matteo il capolavoro. Non so, a me sembra che abbia fatto un buon lavoro, poi i gusti son gusti e comunque non dobbiamo necessariamente guardare a Lansdale e compagnia per il genere. Penso Matteo stia cercando la sua via... E questo e' bene!
:-))
Sartoris

Alex ha detto...

Omar, ok su tutto! Senz'altro è così riguardo alle aspettative dei lettori. Vale per me e per molti altri, a giudicare da quello che si legge in giro qua e là. Ma capolavoro o non capolavoro, MILA merita di essere conosciuta senza alcun dubbio:-).

Lansdale è inarrivabile... Ho fatto il suo nome solo perché la serie di Hap e Leonard è il genere declinato alla perfezione! Lungi da me il voler fare un paragone diretto tra l'opera (prima) di Matteo Strukul e un maestro simile. Non ce n'è alcun bisogno.

Matteo continui per la sua strada, io faccio il tifo per lui e per i suoi prossimi romanzi !!!

Anonimo ha detto...

Caro Sartoria
contento di avere scoperto questo blog (inserito tra i preferiti). Rispondo più compiutamente alla domanda che mi hai posto su P.D. se di fronte ad un autore italiano ci sia, come dire, una riserva mentale di troppo. Penso l'opposto (o quasi). Che ci sia, invece, una sorta di superprotezione istintiva, tesa ad esagerare gli aspetti positivi della sua opera e a nascondere in parte, o meglio a minimizzare quelli negativi.
Non mi riferisco specificatamente al libro di Matteo (a cui mando un saluto. Il giudizio dei miei amici "Discreto") che tra l'altro ricordo con piacere come un simpatico Babbo Natale avvinazzato steso per terra. Mi pare di cogliere un aspetto generalizzato visti, per esempio, certi "eccellente" svergati con somma generosità. L'autore, italiano o straniero che sia, andrebbe messo di fronte ad una realtà più vera e meno edulcorata.
P.S.
Averlo scoperto prima il tuo blog lo avrei citato nel mio "Diario mediocre del solito giallista scacchista con il solito piede e tre quarti nella tomba (ora anche più di tre quarti)" di prossima pubblicazione nel blog del giallo Mondadori. Ma, visto il titolo, meglio così.
Fabio Lotti

sartoris ha detto...

@Fabio: ciao caro Fabio,
pensavo sapessi del mio blog, vista la comune frequentazione di Pegasus, comunque benvenuto, il tuo acume critico non può che accrescere la qualità dei contributi di chi passa per questi lidi.

Io penso vi sia un processo di epigonismo che periodicamente attraversa la nostra produzione artistica (è successo col western, con la fantascienza ecc.). E questo è normale perché comunque siamo - volenti o nolenti - periferia dell'Impero. Da un decennio circa il noir ha colonizzato la penisola e la cosa a me sta benissimo: poi sta a noi cercare strade maestre (come fece Sergio Leone con il western) oppure affossarsi nella mera fotocopia. Nel mio piccolo è quello che ho cercato di fare coi miei romanzi: utilizzare alcuni codici del genere per parlare di quello che mi sta a cuore... poi certo, il rischio di edulcorare la materia ci sta tutta, così come la possibilità di vendere per gemme autori che sono poca cosa!!!
(e se no i lettori attenti come te che ci stanno a fare?:-)

(grazie per la proposta nel Diario Mediocre, anche se ormai non c'è più tempo)