giovedì 3 febbraio 2011

no mostri, sì party...


Un film di mostri senza mostri? È quasi peggio di un whiskey maschio senza rischio! Eppure Monsters (2010), quinta opera del regista inglese Gareth Edwards, non è una pellicola propriamente da sottovalutare. O meglio, ci sono almeno due modi di affrontarla: il primo è dichiararsi indignati per la povertà dei mezzi e la promessa assolutamente non mantenuta dal titolo e dal trailer internazionale (uno s'aspetta qualcosa tipo Cloverfield moltiplicato all'ennesima potenza e invece si ritrova catapultato nel viaggio on the road tra le macerie di una coppia di giovani americani che cerca di fuggire dalla zona contaminata, mentre di mostri se ne vedono pochi, pochissimi, solo nel finale e anche lì piuttosto restii a scontrarsi preferendo amoreggiare e lisciarsi «poeticamente» i titanici tentacoli fosforosi). L'altro è mettersi comodi e godersi la sfacciataggine di un autore che t'invita a casa per farti vedere la sua nuova play-station e invece ti mostra a sorpresa una lampada antica, vecchia come il cucco e un po' decadente, che però quando l'accendi emana una luce ipnotica e terribilmente affascinate. Entrambi i metodi hanno una loro ragion d'essere. Da queste parti, in virtù del più ingenuo amore per la Settima Arte (o forse in disprezzo della stessa) si è deciso di adottare il secondo. Ed allora ecco una rapida disamina dell'opera: la sceneggiatura sembra aver pescato un po' da District 9 e un po' da Jurassic Park: con la sonda spaziale alla ricerca di nuove forme di vita extraterrestre che ritorna dalla sua missione schiantandosi sul Messico e tramutandolo in quattro e quattr'otto in zona contaminata, occupata da immense creature (tipo piovre) che l'esercito statunitense assieme a quello messicano cercano vanamente di contenere. Il fotoreporter Kaulder s'incaricherà di portare in salvo la bella Sam per conto del padre mentre il mondo tutt'attorno affoga nelle macerie. Tutto già sperimentato, già visto forse, ma come non commuoversi di fronte all'impegno di uno staff tecnico ridotto all'osso, la graphic computer fatta in casa e una troupe che si sforza di dare il massimo pur lavorando a paga sindacale? Il risultato è una minuta e sincera dichiarazione d'affetto per una certa fantascienza riflessiva che usa lo stratagemma dei mostri e dei raggi laser per parlare di altro.
Se ci si aspetta qualcosa sul genere dei vecchi Godzilla (o dei nuovi) andare a vedere Monsters servirà solo a procurare un travaso di bile. Qui infatti gli stilemi del monster-movie sono destrutturati e via-via mandati a ramengo (per esigenze di budget oltre che per intenzionale direttiva di script, evidentemente), ma il prodotto è di qualità e i pochi effetti speciali vengono utilizzati con intelligenza. Probabilmente si potrà obiettare sulla definizione della coppia di protagonisti (non è difficile dedurre che i due presto o tardi si fionderanno l'uno nelle braccia dell'altro), ma chi persegue una visione «narrativa» del cinema in quest'opera troverà conferma del fatto che non servono vagonate di quattrini per fare un film degno. Con a disposizione un gruzzolo di poche lirette - e questo dovrebbe farci pensare! - c'è chi riesce ad improntare robe la cui fattura quaggiù in Italia, incapsulati in una realtà senza la più misera traccia di magia, abbiamo del tutto dimenticato preferendo tramortirci coi vari, insulsi checchizaloni. - (ne abbiamo letto anche qui:)

4 commenti:

Marco Parlato ha detto...

Quando seppi che Matheson fu chiamato a collaborare per la sceneggiatura di Uccelli di Hitchcock, e pensò a una trama priva di uccelli - non dovevano neanche vedersi, in quanto allucinazione di massa globale - ebbi un tuffo al cuore, per un'idea scartata immediatamente dallo stesso Alfred.
Da questo si può capire che di mostri in Monsters ne ho visti anche troppi. Ma forse avrebbero rischiato il linciaggio e così hanno concesso a quelli che sbraitano "voglio vedereee" qualche briciola.
Sottoscrivo in pieno le ultime righe del tuo post. è un discorso che faccio di continuo. Gli europei non italiani con pochi spicci coprono quasi ogni genere in maniera soddisfacente. E ai checchizaloni aggiungerei gli ex, le amanti, i quarantenni in crisi, i gggiovani.

sartoris ha detto...

@Marco: sta buono, va', che su 'sto argomento sono incazzatissimo: c'ho la realizzazione del film tratto dal mio primo romanzo ferma allo start da due anni perché questo non è tempo di storie «non divertenti», in questo cavolo di paese allucinato...

(i gggiovani, poi, sono insopportabili, al cinema:-)

Marco Parlato ha detto...

Guarda, pur non standoci dentro me ne hanno dette di tutti i colori sul cinema in Italia. Mancava solo questa...

P.S.
Sto a metà di Ferro e Fuoco, complimenti.

sartoris ha detto...

Grazie mille, Ferro e Fuoco è il romanzo cui tengo di più ed è pure l'unico che mi massacrano sempre (sai, il secondo romanzo sembra debba necessariamente essere brutto, per certa critica!!!)