Adattamento di una applauditissima graphic-novel opera di quel genietto dei comics Made in USA che risponde al nome di Mark Millar (coadiuvato ai disegni da una delle migliori matite in circolazione, quella di John Romita Jr), Kick-Ass è una pellicola del 2010 che ha suscitato parecchie polemiche in giro per il web (da noi, grazie ai consueti magheggi della distribuzione, lo vedremo solo nel prossimo febbraio) ma che la critica ha promosso in toto apprez- zandone lo scintillio cromatico, il citazionismo irriverente e il linguaggio scurrile e politicamente scorretto. La serie a fumetti originale rivoltava come un calzino l’idea dell'eroe in calzamaglia raccontando di Dave Lizewski, classico adolescente nerd divoratore di fumetti e porno virtuale, il quale si chiede come possa una qualsiasi sgallettata televisiva diventare un idolo per le masse mentre nessuno abbia il coraggio di indossare una maschera e un mantello per portare nelle strade la giustizia. Convinto che bastino le buone intuizioni, Dave compra perciò una muta da sub verde e diventa un supereroe: la novità messa in campo da Millar (già autore del capolavoro Ultimates) è un realismo crudissimo e spietato: il ragazzo, privo di superpoteri, finisce all'ospedale dopo il suo primo scontro, letteralmente massacrato. In seguito, grazie al successo delle sue gesta via YouTube, incontrerà un paio d'imitatori arrivando a scontrarsi con la mafia locale e a una coppia di veri vigilantes sciroccati (un padre e una figlia davvero letali). Il film che Metthew Vaughn ha tratto da questo modello assolutamente valido funziona in realtà alla grande solo per buoni due/tre quarti dei suoi 110 min. di durata: ottimo l'incipit con il ragazzo (interpretato da un bravo Aaron Johnson) che si racconta in voce over descrivendosi per lo sfigato qual'è sino alla consapevolezza (pseudo)eroica, ottima la colonna sonora (con ammicchi paraculi che vanno da Morricone a Presley), ottima la volontà di descrivere l'universo dei comics-fan in maniera esasperata e parodistica, esemplare inoltre la scelta del parterre d'attori (su cui spicca una fantastica Hit-Girl interpretata da Chloe Moretz, un prodigio!), i dolori cominciano laddove il regista ha deciso di compiere dei cambiamenti insulsi e davvero immotivati rispetto all'opera di riferimento: Big-Daddy, il vigilante adulto (un Nicolas Cage discretamente in ruolo) che non lesina in omicidi ed efferatezze, viene descritto qui come un poliziotto in sospensione anziché come il ragioniere frustrato del fumetto (e la differenza, in termini di satira sociale, si fa notevole!). La compagna di scuola di cui è innamorato Dave lo crede gay, e quando lui le si rivela, magicamente, nel film i due diventano amanti mentre sulla carta la ragazza lo faceva corcare di mazzate dal proprio boyfriend. Incomprensibile poi la dichiarata parentela dell'antagonista Red Mist col potente boss cittadino (è il figlio) laddove nell'originale l'agnizione veniva giustamente tenuta in serbo sino alla chiusura della storia. E infine, insopportabile, un happy-end posticcio e terribilmente inverosimile che manda in vacca un'ottima trasposizione, che semplicemente attenendosi con fedeltà al modello cartaceo avrebbe davvero potuto segnare lo spartiacque del cinefumetto. Peccato. Occasione sprecata. Comunque da vedere. Anche per poter fare una comparazione con una pellicola dell'anno prima meno conosciuta ma forse più riuscita nel genere «come ti spoglio il supereroe di ogni epicità»: stiamo parlando di Defendor, primo lungometraggio di Peter Stebbings. Con toni da commedia agrodolce racconta la vicenda d'un tontolone che se ne va in giro a combattere spacciatori, assassini e papponi a suon di biglie colorate lanciate da una fionda. Un patetico ritardato che usa delle vespe (?) per bloccare feccia armata sino ai denti. E la cosa ha un suo senso, una sua amara credibilità, grazie anche e soprattutto alla bravura di Woody Harrelson, a quella sua mascellona perennemente sbalordita. Sotto le mentite spoglie di un film comico (e si ride, a denti stretti, ma si ride!), Defendor racconta in realtà della disfatta della fantasia e dell'avvento dell'età adulta. Insomma, un film più che degno, con un monumentale Harrelson, una brava Kat Dennings nei panni della figa tossica e un azzeccato Elias Koteas, qui turpe villain senza speranza.
Ma il pioniere d'ogni tentativo di desacralizzare l'epica del super-hero è fuor di discussione il bistrattato Mystery Men del 1999, diretto dal regista di spot commerciali Kinka Usher e tratto dalla serie a fumetti Flaming Carrot Comics firmata da Bob Burden. La pellicola, carina e tutt'altro che scontata, costruisce una divertente parodia dei film a tema supereroistico, proponendone - in un'epoca pre-Spiderman di Sam Raimi - i cliché e le esagerazioni. Buono il cast e la recitazione (sempre spassoso Ben Stiller), musica a posto ed effetti speciali non invasivi. Merito anche di un'ironia di grana molteplice, capace di mescolare gag surreali e brillanti alle classiche scenette sature di flatulenze e parolacce, con contorno di morale ad uso e consumo dei teenagers: siamo tutti supereroi quando facciamo del nostro meglio ed affrontiamo a testa alta i problemi che incontriamo. Da recuperare...
6 commenti:
Ma non eri in "pausa natalizia"?
Pare che in questo inutile giorno sia consuetudine farsi gli auguri. Allora ti auguro le migliori fortune personali e professionali.
Augurissimi anche a te, Fabrizio, mi sono messo a scrivere per il blog nel tentativo di non pensare alla mappazza post-cenone di Natale :-)
Comunque nei prossimi giorni sarò a Grosseto a presentare il libro, quindi mi sa che il blog in vacanza per qualche giorno ci va davvero...
buon natale, ragazzo!
E io che credevo che Defendor fosse uno di quei film/copia/tarocco, tipo uno con Michael Caine con trama uguale a Gran Torino, di cui non ricordo il titolo ora.
Non ho letto il fumetto, ma i punti deboli descritti sono le cose che più non possono piacere, anche senza aver letto il graphic novel. Proprio perché se si parla di "cattiveria", poi non puoi uscirtene con certe cose. Per non parlare di elementi troppo "in linea" (riconoscimento con l'amata, rapporto che poi si consolida, il poliziotto che cerca riscatto, ecc...)
Inizialmente avevo pensato un po' a Watchmen (in questo caso il cartaceo, che preferisco) per quanto riguarda il cittadino comune che vuole intervenire per "ripulire la società". Certo a livello più adolescenziale e meno sociale.
@marco: ti consiglio Defendor, vivamente, è amarognolo e in definitiva: adulto!
PS sto guardando il mio blog da Grosseto, dove mi trovo per una presentazione, e scopro che con Internet Explorer il restyling grafico è andato per lo più a farsi benedire... qualcuno di voi sta avendo problemi? (io uso il MAC normalmente e non avevo idea che explorer potesse dare guai)
Per Defendor rimedierò al più presto.
Per il blog, io da pc, con mozilla tutto ok. Con explorer la colonna destra non sta dove dovrebbe (comincia sotto l'ultimo post visibile, di fatto non è più una colonna).
azz', infatti è la colonna di destra che salta: dannatissimo explorer...
vabe', bisognerà lavorarci
intanto grazie Marco.
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