Gli esegeti di Stephen King sono pressoché unanimi nel riconoscere al romanzo L'occhio del male (titolo originale: Thinner) una tra le postazioni di maggiore rilievo nella sterminata bibliografia del «Re» dell'orrore (nello specifico il libro uscì a firma Richard Bachman, pseudonimo col quale lo scrittore del Maine a metà degli anni Ottanta diede alle stampe un cospicuo numero di interessanti storie para-horror). La pellicola Thinner, diretta dal discontinuo manovale del cinema Tom Holland nel 1996 risulta essere, a conti fatti, una discreta trasposizione, rispettosa della pagina scritta e dotata di buoni effetti vecchio stampo, nonché d'un ritmo elevato per gli standard del genere, il tutto impastoiato però da una piattezza televisiva che finisce per sottrarre parecchia della carica di struggimento esistenziale che la storia originale si portava appresso. E però la trama, ringraziando Iddio, mantiene il medesimo appeal in grado di inchiodare chi la segue senza concedergli possibilità di distrazione: la vicenda vede infatti un uomo uscire indenne da un processo grazie alle proprie amicizie altolocate. Acido, obeso e arrivista, il protagonista è un borioso avvocato che incontra un vegliardo zingaro al quale ha ucciso la figlia in un incidente stradale (durante la guida la moglie stava praticandogli un movimentato blow-job!). Lo sciamano lo maledirà (tra le legioni di sostenitori dell'opera di Stephen King è famosa la frase utilizzata nell'anatema: «dimagra!»), e da quel momento in poi l'uomo comincerà a diventare sempre più esile - e disperato - costretto a rivedere la propria morale e a mangiare di continuo per non scomparire sino al twist finale (che però i produttori hanno imposto di falsare rispetto al libro, con definitiva, inequivocabile sconfitta della buona tensione accumulata lungo il resto del film). Godibile e incalzante, ma con riserve.
2 commenti:
Non ho visto il film, ma ho letto il libro in un'età così lontana da destare rimpianti. Che poi, se non erro, lo stesso King aveva detto di essersi ispirato al romanzo "3mm al giorno" del suo "mentore" Richard Matheson.
King ha sempre avuto una vera venerazione, per il buon Matheson :-) (e pure io)
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