Quel treno per Yuma (2007) è il remake dell’omonimo film del 1957 firmato Delmer Daves, interpretato da Glenn Ford e Van Heflin nei rispettivi panni del bandito Ben Wade e del ranchero Dan Evans. Nella pellicola odierna (diretta da James Mangold) i ruoli finiscono in eredità a Russell Crowe e Christian Bale, e se è vero che budget e promozione hollywoodiana hanno promesso fuochi d'artificio mentre la critica ufficiale per lo più ha unanimemente «sparato» contro il film in questione, andrebbero forse fatti i necessari distinguo.
Mangold riconduce infatti la materia narrata ad una dimensione fondamentalmente adolescenziale mostrandoci tutto attraverso gli occhi di William (Logan Lerman), il figlio quattordicenne di uno dei protagonisti, espandendo in massima misura la componente avventurosa del racconto di Elmore Leonard pubblicato sul “Dime Western Magazine” nel 1953. Una chiave di lettura, questa, che il film si premura di consegnarci in apertura, guidando i nostri occhi - in soggettiva con lo sguardo di William - sulle dime novel (i racconti pubblicati a fascicoli sulle riviste da un dime, la moneta da 10 cent) che il ragazzo tiene a portata di mano sul comodino. Storie schematiche negli assunti ma travolgenti nella progressione drammatica, grondanti sangue e avventura, sentimenti vibranti e pericolo senza tregua. Quel treno per Yuma di oggi è dunque un dime western e solo come tale può essere gustato: la sceneggiatura offre diversi bei dialoghi e un'apprezzabile commistione di ironia e intensità emotiva, elementi che del resto ben filtrano dall'interpretazione dei due protagonisti. Russell Crowe è un attore di grandissima presenza scenica, ma per quanto sempre apprezzabile qui gigioneggia in maniera eccessiva nel ruolo che fu di un bravissimo Glenn Ford, dando oltretutto l'impressione di perdere, di tanto in tanto, le redini della parte - peggiorativo, in questo senso, il doppiaggio di Luca Ward, la cui voce è senza dubbio calzante ma anche eccessivamente impostata, studiata, compiaciuta. Ottimo invece Christian Bale, misurato e intenso nel modo giusto. Interessante la scelta di sottrarre alle inquadrature le classiche riprese panoramiche che hanno fatto grande il genere per focalizzare la messa in scena sui volti (con, però, una inevitabile perdita di ephos, e qui Sergio Leone si rivolterebbe nella tomba!)
Un ritorno complessivamente felice, quindi, ancorché assolutamente non memorabile, per il cinema dei cowboy, che questa volta risorge dai suoi fasti per riproporre la propria immagine più antica e schietta. Forse questa nuova versione di Quel treno per Yuma non aggiunge granché a quanto era già stato detto in un recente passato (il mitico Gli Spietati, Balla coi lupi, l'ultimo Assassinio di Jesse James), né evidentemente questo film possiede i requisiti per venire accostato ai migliori classici di genere, ma rappresenta senz'altro un valido punto di (ri)partenza per un filone dato per spacciato ormai troppe volte.
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