Con la raccolta di racconti intitolata in Italia La cosa nella foresta, l'autrice ci propone una serie di short-stories dalla impostazione leggermente discostante rispetto alla consueta allure di stampo marcatamente inglese degli altri suoi lavori. Con questo volume infatti la Byatt preferisce pigiare sul pedale del perturbante (guardando, se possibile, ancor di più al suo nume Henry James) per dar vita ad un sapiente intreccio di fobie ancestrali e spaventi domestici. Nel racconto che da il titolo al libro, sullo sfondo di una Londra devastata dalla guerra mondiale, due bambine sfollate in una enorme dimora di campagna si addentrano in un bosco dove - paralizzate dal terrore - scorgono una cosa mostruosa (forse immaginaria, sicuramente innominata) che segna inesorabilmente la loro esistenza. Da adulte, le ragazzine torneranno a visitare il bosco confrontandosi con la terrificante esperienza. In Body Art, negli scantinati di un ospedale si annida un'inquietante collezione di mirabilia anatomiche, nel bel mezzo della quale si aggira la tormentata protagonista cercando di mettere a fuoco una opera d'arte (e, al contempo, di portare a termine una scomoda gravidanza). Nel racconto a seguire, Una donna di pietra, si narra d'un corpo femminile che perde la sensazione del tatto, tramutandosi via via in una creatura di roccia intarsiata di pietre preziose, una gabbia di spigoli grezzi da cui si libererà solo perdendosi nei paesaggi brulli del cuore dell'Islanda. Materiale grezzo è invece un racconto sull'arte di scrivere, che inizia rivelando che la migliore allieva di un frustrato insegnante di scrittura creativa è in realtà - con grande sorpresa di tutti - un'anziana signora dalle impressionanti capacità evocative. Il nastro rosa chiude la raccolta con una ripresa dei temi della vecchiaia e della memoria (non è difficile ravvisare nel personaggio malato di Alzheimer la scrittrice Iris Murdoch, alla cui turbinosa esistenza intellettuale la Byatt rende qui un esplicito omaggio), sui quali s'innesta lo spettro sempre affascinante del revenant.
Questi cinque affondi nel macabro esprimono integralmente la volontà di una narratrice mai doma, che non si adagia sugli allori del successo raggiunto ma che invece scava ancora, sempre alla ricerca di nuovi percorsi del narrare. Appesi tra tran-tran quotidiano e speculazione onirica, i racconti costituiscono una raccolta vivace, pregna di suggestioni disturbanti ma anche di acuminati sguardi sulla condizione umana. Una lettura insomma necessaria.
La cosa nella foresta - A. S. Byatt (Ed. Einaudi)
2 commenti:
Iris " Battling" Murdoch si scava una nicchia di silenzio assordante nel suo angolo siccome un animaletto ferito mentre sugge l'acqua con la cannuccia ed isola il mondo intorno - quanto rumore, non potete tutti scendere per una volta e lasciarmi crogiolare nel tepore che ti prende quando il mondo corre fuori dal finestrino del mio treno ? - e si prepara a tornare al centro del ring. La testa è leggera e gonfia di zucchero filato e di alternative non considerate prima e Battling si sveglia di fianco a Henrietta James, la donna di pietra ovvero l'unica pugilatrice ad aver vinto tre volte il Nastro Rosa. La James sta guidando una motoretta che sembra un pipistrello in fuga dall'inferno. Iris giace nel sidecar. Nastro Rosa pigia sul pedale del perturbante e la moto diventa pura body art con le due guerriere che si fondono alle lamiere accartocciate in un giro di vite che dura lo spazio di una polaroid con cui rubare il sorriso di una collegiale lentigginosa e boccoluta in gita. La palla di metallo e carne rotola nel crepuscolo in un'inquietante collezione di mirabilia anatomiche foriera di impressionanti capacità evocative. Battling è serena come mai è stata e non vorrebbe andarsene perchè ora è a casa, ma il gong la richiama alla realtà. In un attimo è in piedi, fiera. Mai la fine.
@crepa ma stai scrivendo il Grande Romanzo Italiano in commenti? :-)))
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