In La bottega dei giocattoli, racconto delicatamente sospeso su un crinale di gioia fiabesca e turbamento contemporaneo, Melanie, durante una notte d'estate, presa da una strana ebbrezza vaga per il giardino di casa indossando l'abito da sposa di sua madre - lontana insieme al marito per un lungo viaggio - e finisce per rovinarlo irrimediabilmente. Il giorno dipoi scoprirà di essere diventata orfana e destinata a vivere con suo zio Philip, giocattolaio. Nella lugubre bottega di costui la ragazzina sarà protagonista e testimone d'una gragnuola di episodi abbastanza grotteschi in una periferia di Londra che resta sullo sfondo sfocata e inafferrabile. La Carter dipana una storia lineare e piuttosto cupa dove le prime, vibranti esperienze di un'adolescente si mischiano a quadri di vita eccentrici e derelitti.
Veloce, ficcante e impreziosito da uno stile efficace, il libro avvinghia il lettore incentrando la narrazione esclusivamente sulle sensazioni di Melanie e sul suo rapporto con gli abitanti della casa del giocattolaio, le sue impressioni, i suoi sogni e pensieri; le situazioni cariche di una strana inquietudine e le inusitate regole della magione rendono l'atmosfera piuttosto surreale, sicuramente perturbante. Il finale un po' sgonfia il mordente, ma la storia non delude rimanendoti appiccicata per giorni.
Angela Carter
La bottega dei giocattoli (Fanucci)
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