martedì 17 marzo 2015

nelle lordure di Marshland...

vincitore di un fracco di premi lungo l'intero planisfero nonché del prestigioso Goya come miglior film dell'anno in patria (più altri nove riconoscimenti su sedici in nomination), La isla minima è un riuscitissimo thriller iberico dalle atmosfere torride e profondamente southern, un film capace di stringerti la gola evocando la sincopata scansione ritmica dell'arcinota serie americana True Detective ma anche le atmosfere malate e senza dio di Memories of murder del talentuoso Bong Joon-ho.
Firmata nel 2014 dall'ottimo Alberto Rodriguez, la vicenda qui è introdotta da una pletora di suggestive riprese aeree che mostrano il fiume Guadalquivir creare un'ampia zona paludosa in cui strade, canali, campi, meandri e anse fluviali si intersecano sino a disegnare un sorprendente mandala colorato: la trama parte dall'alto per concentrarsi su di una serie di efferati omicidi di adolescenti in una sperduta città di provincia più giù di Siviglia. Siamo nei primi anni Ottanta, e il caso metterà al lavoro due detective della sezione omicidi decisamente mal assortiti. Juan e Pedro, questi i loro nomi, dovranno mettere da parte i loro opposti passati (l'ombra ancora pulsante della indimenticata dittatura è il tratto che maggiormente accomuna quest'opera a quella del sudcoreano) per riuscire a mettere la parola fine agli omicidi.
L'incapacità della polizia locale, il modus operandi del serial killer e la generale aria di omertosa diffidenza con cui le indagini vengono accolte diventano una gabbia funzionalissima a rendere con efficacia le contraddizioni del contesto storico. La Spagna post-franchista è ancora una democrazia fragile, uscita con le ossa rotte da tanti anni di tirannia e ancora provata da un fallito tentativo di colpo di Stato avvenuto nel 1978. In La isla minima la collocazione storica degli eventi narrati diventa quindi fondamentale per comprendere le dinamiche che animano i vari personaggi, tutti con un loro fondo di minacciosa ambiguità, i poliziotti in primis. Ma la pellicola ha una sua intrinseca verosimiglianza anche come mera narrazione noir: la detection appassiona, lo scambio tra character è plausibile e la costruzione dei momenti di tensione regge sino all'ultimo istante. 
Girato con luci soffuse e predominanza di ocra, La isla minima sembra un vecchio film in Super 8 popolato da esistenze segnate da una profonda sofferenza (quella individuale che si accavalla a quella dell'intera nazione) e con due protagonisti diametralmente antitetici che, nonostante questo, si ammirano e si rispettano. I metodi poco ortodossi di uno sono utili come la capacità deduttiva dell’altro, e proprio per questo porteranno alla scoperta della verità. Ma, come ogni noir che si rispetti, non esiste soluzione consolatoria e niente, a ben guardare, è davvero come sembra...
Una bella sorpresa. Affrettatevi a procurarvelo!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

be mi hai incuriosito, vediamo di trovarlo va' (ma in italiano nada, vero?)

PIPPO

sartoris ha detto...

macché italiano Pippo, queste robe da noi ce le sogniamo: c'abbiamo le commedie con Raul Bova e Claudio Bisio da distribuire :-((

(in rete si trova agilmente coi sottotitoli, e lo spagnolo è facile da comprendere per noi latini)