La capacità di trattare con freddezza chirurgica il Male è qualità che pochi grandi scrittori destreggiano veramente: Derek Raymond (all’anagrafe Robin Cook) è sicuramente un virtuoso esponente di questa accolita. Inglese, nato nel ’31 e morto nel ’94, dopo essere cresciuto nel castello di famiglia nel Kent e aver ricevuto una severa educazione a Eton, Raymond ha rinnegato i privilegi per scegliere la strada (e la notte). Ha scelto Jean-Paul Sartre, le Gauloises, il vino, Dashiell Hammett, Jim Thompson, Georges Brassens e i pub. Ha viaggiato per il globo, cimentandosi nei più disparati lavori. Una girandola di mestieri d'ogni tipo (dandosi persino al traffico di materiale pornografico), prima di approdare finalmente in terra di Francia e trovare là editori disposti a pubblicare i suoi scritti.
In Aprile è il più crudele dei mesi torna l'anonimo sergente londinese protagonista di altri suoi libri incentrati sulla Factory, la stazione di polizia di Chelsea. Questa volta si tratta di scovare chi ha bollito e sezionato con cura un cadavere scoperto in un magazzino abbandonato: un delitto efferatissimo che il governo di Sua Maestà vuol mantenere segreto a tutti i costi. Ma rintracciare il colpevole - ovvio - non basta. Occorre discendere negli abissi di una Londra infernale e mefitica, una metropoli plumbea da cui scaturisce la catena di orrori, e intorno alla quale la penna tagliente di Raymond costruisce un hard boiled potente e al tempo stesso dimesso, in grado di raccontare crimini e malvagità senza mai ricorrere all'effettaccio espressionistico. Seminale.
Aprile è il più crudele dei mesi
Derek Raymond (Ed. Meridiano Zero)
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