le pagine della Storia del Cinema letteralmente traboccano di famiglie disfunzionali e grottesche, nuclei affettivi retti da dinamiche sovente malate che generano ora effetti appassionatamente comici (basti pensare agli Addams, o più recentemente ai Tenembaum) ora decisamente spaventosi e perturbanti (Non aprite quella porta in primis, ma la lista potrebbe durare sino a notte).
In Spider Baby (1964) ci troviamo in un paesino statunitense ai piedi di Cristo dove, in una stupenda magione goticheggiante vive un esempio più che rappresentativo di questa ineffabile genia di agglomerati parentali dalle pulsioni imprevedibili: si tratta dei Merrye, una inquietante famigliola che nasconde un temibile segreto in cantina. E non è la loro unica stranezza, a ben guardare, dato che tutti i membri del clan sembrano possedere qualche tara mentale che sfocia in alcune terrificanti manie.
Scritta e ben diretta con due lire da Jack Hill - al suo esordio dopo aver lavorato al fianco di Coppola per poi entrare nella factory di Roger Corman. Successivamente si farà un nome con titoli come Sesso in gabbia e soprattutto Foxy Brown che lanciarono la regina dell'exploitation Pam Grier - la pellicola si avvale della recitazione della icona horror (in assoluto declino etilico) Lon Chaney Jr nel ruolo di Bruno, autista e tutore dei tre Merrye, orfanelli degenerati (la loro sindrome, realmente codificata dai manuali medici, prenderà infatti il loro nome), uno dei quali interpretato da un giovanissimo e ipnotico Sid Haig (non per niente presente in La casa dei 1000 corpi, ultimo e forse più efficace esempio di gruppo famigliare con assassinio), che si impone da subito per mascalzonaggine e per un certo livello di erotismo animale presente nel suo personaggio.
Chaney offre la parte migliore di sé e arriva addirittura a cantare il brano Monster Mash che fa da sottofondo ai titoli di apertura decisamente weird (ma l'aspetto ludico dura poco, al contrario degli Addams o de i Munsters, i Merrye infatti sgozzano, uccidono, tagliano orecchi e mangiano carne umana: il tutto con un sorriso ebete sulle labbra).
La spider baby del titolo è Virginia, un'esponente della covata che crede di essere un ragno e non si fa problemi a catturare le persone (viste come dei grossi insetti) nella sua ragnatela per finirli. Il film è un horror dai marcati tratti sexy, sempre percorso da una vena grottesca, che non si perita di ricorrere a un mesmerico umorismo anni sessanta. Ma a parte la volontaria deriva camp, Spider Baby riesce a disturbare, inoculando un vago malessere nello spettatore (non a caso fu un flop al botteghino, troppo avanti per gli standard dell'epoca). Il merito va sia alla bravura del regista nel saper sfruttare al meglio i pochi mezzi a disposizione, sia all'ambientazione e alle scenografie cui si unisce - con proverbiale efficacia - la prova del cast, dei tre ragazzi in particolare: le due sorelle sono davvero azzeccate nel trasmettere con una recitazione sopra le righe una gustosa venatura di letale follia. Non sono pochi poi, ovviamente, i riferimenti ai classici film del terrore che vengono evocati, principalmente, dalla presenza di Chaney, mitico Uomo lupo per conto della Universal. La pellicola è interamente visionabile sul tubo.
In Spider Baby (1964) ci troviamo in un paesino statunitense ai piedi di Cristo dove, in una stupenda magione goticheggiante vive un esempio più che rappresentativo di questa ineffabile genia di agglomerati parentali dalle pulsioni imprevedibili: si tratta dei Merrye, una inquietante famigliola che nasconde un temibile segreto in cantina. E non è la loro unica stranezza, a ben guardare, dato che tutti i membri del clan sembrano possedere qualche tara mentale che sfocia in alcune terrificanti manie.
Scritta e ben diretta con due lire da Jack Hill - al suo esordio dopo aver lavorato al fianco di Coppola per poi entrare nella factory di Roger Corman. Successivamente si farà un nome con titoli come Sesso in gabbia e soprattutto Foxy Brown che lanciarono la regina dell'exploitation Pam Grier - la pellicola si avvale della recitazione della icona horror (in assoluto declino etilico) Lon Chaney Jr nel ruolo di Bruno, autista e tutore dei tre Merrye, orfanelli degenerati (la loro sindrome, realmente codificata dai manuali medici, prenderà infatti il loro nome), uno dei quali interpretato da un giovanissimo e ipnotico Sid Haig (non per niente presente in La casa dei 1000 corpi, ultimo e forse più efficace esempio di gruppo famigliare con assassinio), che si impone da subito per mascalzonaggine e per un certo livello di erotismo animale presente nel suo personaggio.
Chaney offre la parte migliore di sé e arriva addirittura a cantare il brano Monster Mash che fa da sottofondo ai titoli di apertura decisamente weird (ma l'aspetto ludico dura poco, al contrario degli Addams o de i Munsters, i Merrye infatti sgozzano, uccidono, tagliano orecchi e mangiano carne umana: il tutto con un sorriso ebete sulle labbra).
La spider baby del titolo è Virginia, un'esponente della covata che crede di essere un ragno e non si fa problemi a catturare le persone (viste come dei grossi insetti) nella sua ragnatela per finirli. Il film è un horror dai marcati tratti sexy, sempre percorso da una vena grottesca, che non si perita di ricorrere a un mesmerico umorismo anni sessanta. Ma a parte la volontaria deriva camp, Spider Baby riesce a disturbare, inoculando un vago malessere nello spettatore (non a caso fu un flop al botteghino, troppo avanti per gli standard dell'epoca). Il merito va sia alla bravura del regista nel saper sfruttare al meglio i pochi mezzi a disposizione, sia all'ambientazione e alle scenografie cui si unisce - con proverbiale efficacia - la prova del cast, dei tre ragazzi in particolare: le due sorelle sono davvero azzeccate nel trasmettere con una recitazione sopra le righe una gustosa venatura di letale follia. Non sono pochi poi, ovviamente, i riferimenti ai classici film del terrore che vengono evocati, principalmente, dalla presenza di Chaney, mitico Uomo lupo per conto della Universal. La pellicola è interamente visionabile sul tubo.
4 commenti:
Crepascola è cresciuta in campagna con bestiole che mia suocera prendeva dal canile , principalmente pastori tedeschi così che il soprannome di colei che, nei miei gg appena passati in compagnia de Il Morbo ovvero la madre di tutte le bronchiti, ha passato il tempo facendomi firmare documentazione varia che trasferiva la proprietà di certi latifondi nel Maine alla sua persona è sempre stato Balla coi Lupi. Il suo lupetto preferito si chiamava Bruslì perchè aveva gli occhietti da cinese. Bruslì era stato scelto perchè tra tutti i cuccioli che dalle gabbie correvano verso un possibile padrone era l'unico che non cercava cibo, ma coccole. Era spelacchiato come certi custodi di vecchi cinemini quando ancora era possibile la Terza Visione. Il doc sentenziò che non sarebbe sopravvissuto, ma mia suocera è connessa a Madre Natura attraverso non so quale magheggio e Bruslì è diventato un bel guaglione a 4 zampe ed è stato allevato dai gatti del vicinato tanto da credersi un felino - non aveva per esempio la paura del vuoto e camminava quindi anche sulle grate - e non un parente di Pluto. Non valeva nulla come cane da guardia - un tizio entrò nell'utilitaria di Crepascola asportando l'autoradio e probabilmente Bruslì gli fece pure le feste - ma adorava la sua padrona e la difendeva da qualsiasi insidia.
Se ne è andato x un male incurabile - ogni tanto mia moglie sogna quei gg - e la sua Mamma Gatta ha avuto lo spleen x gg ( lo aveva anche difeso da due cagnacci e mi è stato detto che lo spettacolo di MG che gonfia il pelo e carica valeva il prezzo del biglietto ).
Non proprio la storia di ragazze ragno quanto di lupi mici , ma, come temo sia noto, adoro il lieto fine.
Gran bella storia my friend. Ottima per un racconto :-)
Io ancora devo capire ndo' li trovi sto film *-*
Pıppo
@pippus dal mio cilindro magico. E dove sennò? ;-)
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