Buia è nata per errore, al punto che il suo stesso nome è il frutto di uno scambio accidentale di consonanti compiuto il giorno della registrazione all’ufficio anagrafe, in un piccolo comune dell’hinterland milanese. Il narratore, un timido coetaneo che a differenza di Buia è stato fortemente voluto e deve confrontarsi con le grandi aspettative dei genitori, la incontra sui banchi di scuola e subito se ne innamora. Le loro strade si separano quando la famiglia di lui decide di mandarlo in un collegio privato. Da allora, le uniche notizie che gli arrivano su Buia sono le voci di paese dopo una notte drammatica, i cui fatti finiscono sulle pagine della cronaca locale: diventata una ribelle, la ragazzina viene addirittura indicata come la principale responsabile di un incidente in cui il padre rischia di perdere la vita. I due protagonisti si ritrovano, ancora una volta in modo fortuito, alle soglie dei trent’anni. Lui ha un futuro già tracciato nell’azienda di famiglia e una relazione destinata a breve a sfociare in un matrimonio. Lei è una guardia giurata che conduce una vita indipendente e solitaria, senza legami, con un segreto che non è ancora riuscita a condividere con nessuno...
Matteo Ferrario è nato nel 1975 in provincia di Milano, dove vive e lavora. Architetto e giornalista, collabora con riviste di costruzioni e di edilizia sostenibile. Ha pubblicato racconti nelle antologie Via dei matti numero zero (Terre di Mezzo, 2002) e Racconti diversi (Stampa Alternativa, 2004). Buia è il suo primo romanzo.
2 commenti:
Sembra interessante, ma io, al posto del sig. Ferrario, avrei fatto incontrare i due protagonisti non alla soglia dei trent'anni - quando si è ancora bamboccioni, praticamente adolescenti con le prime smagliature, rughette ed in generale i primi segni che siamo macchine con una scadenza come i frigor construiti negli ultimi trent'anni - ma verso l'età in cui ogni giorno è nuovo perchè non ci si ricorda cosa si era fatto ieri, cosa era nel piatto a pranzo, perchè è così importante svegliarsi il giorno dopo. Buia non sarebbe più una guardia giurata, ma una anziana prostituta che ha giurato di non amare mai e che non ha mai pagato uno straccio di contributo ergo non ricorda cosa ha mangiato ieri perchè nel piatto non era nulla. Buio è stato l'ingranaggio ben oliato di una lobby e passa parecchia parte del suo tempo scalciando, con sempre maggior energia, le manine protese verso i suoi talloni di rampanti giovinotti alle soglie dei trent'anni che vogliono bruciare le tappe, bruciargli le chiappe, bruciarlo sull'altare della loro ambizione senza limiti. Il figuro non ricorda bene nemmeno i volti delle ultime tre mogli e non perde certo tempo nel tentativo di ricordare i nomi delle ultime dieci amiche. Amiche non ne ha, canterebbe la signora Bertè che ha sempre detto di non essere una signora, come le amiche di Buio, del resto.
Quando i due si incontrano nella villa di un potente d'antan, Buia è parte di uno spettacolo burlesque - più dalle parti del tiro delle noccioline alla figlia di Fantozzi che da quelle della ex di Marylin Manson - e Buio è seduto in disparte a passare ai raggi ics i sorrisi smilex delle young guns e delle mezze cartucce. Incrociano lo sguardo e si ri-conoscono. E' amore o un decente surrogato. Scappano nel crepuscolo. Adoro il lieto fine.
@Crepa: stai teorizzando i romanzi con finale on-demand? ;-)
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