«Sto guardando, mentre scrivo di Kafka, la sua fotografia a quarant’anni (la mia età): è il 1924, con ogni probabilità l’anno più dolce e pieno di speranza della sua vita adulta, e l’anno della sua morte. Il viso è affilato e scheletrico, la faccia di uno che vive a credito: zigomi pronunciati resi ancora più evidenti dall’assenza di basette; orecchie con la forma e l’inclinazione delle ali di un angelo; un’espressione intensa e creaturale di sbigottita compostezza – enormi paure, un enorme controllo; unico tratto sensuale, una cuffia nera di capelli levantini tirata sul cranio; c’è una familiare svasatura ebraica nel ponte del naso, un naso lungo e leggermente appesantito in punta – il naso di metà dei ragazzi ebrei che erano miei amici alle superiori. Crani cesellati come questo furono spalmati a migliaia dai forni; se fosse sopravvissuto, il suo sarebbe stato fra quelli».
«Ho sempre voluto che ammiraste il mio digiuno»
ovvero guardando Kafka
Philip Roth - (Ed. Einaudi)
6 commenti:
"...un’espressione intensa e creaturale di sbigottita compostezza..."
Grazie, Omar.
Di cuore.
@ a te, Pimps :-)
Io, di lavoro, dovrei fare la lettrice del tuo blog e la lettrice dei libri che consigli.
Altro che correggere i compiti in classe dei miei tonti!
(un brano, quello pubblicato, davvero dolce e vischioso come il miele, e anche il titolo... Oh, il titolo da solo vale la pena...)
@annalisa devi ringraziare Pimpi stavolta, con una mail privata mi ha ricordato questo straordinario libro :-)
Grazie, Pimpi (complice di Omar ;-)
Avevo risposto ad Annalisa ma quando scrivo dal cell accadono sempre imprevisti....:(
Perciò, anche se in ritardo, "prego, Annalisa" ;)
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