«Quella notte mi sono svegliato e ho sentito Nord entrare nella mia mente. Non capitava da tanto tempo, ormai, credevo che il canale fosse chiuso. Ho sentito il flusso della sua mente scorrere nel mio sangue. Come sempre, sono entrato in trance. A differenza di molte altre volte, non ho provato dolore.
Quando ho sentito la telepatia scomparire ero esausto, come sempre. Il mio corpo era coperto di sudore gelato, con una sfumatura acre, da sforzo. Mi sono passato le mani sulla nuca, dove i peli si erano increspati come all’avvicinarsi di un pericolo, ma adesso ero calmo.
Questo, per alcuni, non è uno stato naturale del corpo. È un pericolo.
Altre volte, la mia telepatia con Nord era stata una visione perfetta. Stavolta era solo una presenza, la sensazione di un esserci. Sapevo solo che Nord, in qualche modo, era vivo.
Forse era a casa, era ridisceso dal Gora, la grande montagna. Se era così, prima o poi mi avrebbe cercato. Avevo sete. La telepatia mi lascia sempre sete. Mi facevano male braccia e gambe, sentivo le ginocchia rigide. Ho bevuto acqua gelata e sono andato a letto.
Ho dormito un sonno purissimo, senza sogni.
All’alba, mi hanno chiamato per dirmi che Nord era scomparso. La milizia era nel suo appartamento.
Ho cercato di schiarirmi la testa. Di certo i miliziani mi avrebbero interrogato, e non importava cosa sapessi o non sapessi veramente. Contava essere credibile, recitare bene la parte, perché la telepatia è proibita.
Della nostra famiglia, siamo rimasti solo noi due.
L’unica cosa che sapevo per certo, l’ultima informazione che avevo su mio fratello, era che contava di salire ancora una volta sul Gora. Per lui, la grande montagna era un’ossessione. È lì che nostro padre è morto, andando a caccia di volpi. È stato dichiarato morto dopo sette anni, perché il corpo non è mai stato ritrovato.
Adesso, anche Nord era scomparso. Da qualche giorno, ha detto il miliziano con cui ho parlato al telefono. Non mi avevano avvisato subito. Avevano fatto accertamenti.
È stato lì che ho capito che da qualche giorno ero sorvegliato. Dal tono della voce, sembrava che il miliziano si aspettassero qualcosa. Una prova. Un miracolo.
Mi ha ordinato di raggiungerlo nell’appartamento di Nord.
Non ho provato stupore. Era come se da sempre mi aspettassi qualcosa del genere. Un giorno mi chiameranno per dirmi che anche mio fratello è scomparso.
Del resto, l’assenza di Nord è uno stato più normale della sua presenza. Qualche volta la sua mente passa nel mio sangue per calmare il dolore.
Quello che non mi aspettavo era la ragazza morta.
Sotto l’appartamento di Nord, c’erano nastri gialli a tracciare un perimetro di sicurezza. Sembrava una scena vista in tv. Mi sono chiesto quale fosse la ragione.
Non ho avuto il tempo di farmi altre domande. Un miliziano mi ha preso per un braccio. Mi ha fatto entrare in casa stando attento a che non spargessi in giro tracce, o che non ne cancellassi inavvertitamente. Mi ha detto che c’era qualcosa di strano in quello che avevano trovato in casa di Nord, ma non ho capito cosa volesse dire».
La caccia - Laura Pugno (Ed. Ponte alle Grazie)
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