Tre ore che scorrono fluide, lisce come l'olio. Tra sparatorie funamboliche e iperviolente, personaggi strepitosi, dialoghi scoppiettanti e tempi scenici perfetti. E poi gli interpreti: Christoph Waltz ha una faccia di tolla irresistibile, Leo Di Caprio fa l'istrione riuscendo a non gigioneggiare e Samuel Jackson merita tutti gli encomi che la critica internazionale sta riservando alla sua performance. E inoltre come non sbavare dinanzi ai richiami perenni al cinema di genere di casa nostra? Insomma una goduria. Ma. C'è un ma grosso quanto una casa. Il fatto è che per l'ennesima volta, ancora e forse più che altrove (oddio, superare il primo Kill Bill in questo senso è impresa difficile), Django Unchained è un calderone di citazioni realizzato magnificamente, fotografato da Dio e orchestrato con maestria ma NON è un film western. Né un southern-movie, come qualcun da qualche parte l'ha definito. Una volta che lo spettatore si è deliziato con la sequela sterminata di citazioni cui Tarantino ci ha abituato (e questa volta emoziona davvero trovare sin dai titoli di testa i riferimenti all'Italia, dalla partecipazione amichevole di Franco Nero, Django originale, alla rielaborazioni di alcuni temi storici del nostro spaghetti-western sino alla collaborazione di Ennio Morricone e la cantante Elisa), infatti, ci si sorprende a constatare che mai, neanche per un minuto, si è entrati in sintonia con la vendetta che anima (dovrebbe animare) l'intera vicenda. E che della liberazione della «negretta» imprigionata a Candyland nel Mississippi più cupo e razzista, moglie dello schiavo liberato Jamie Foxx (appunto, Django), alla fine non ce ne importa quasi una benamata. Perché il pubblico in platea viene sin dai primi minuti del film rapito dalla spirale di monologhi spumeggianti, di personaggi eccentricamente logorroici
(anche i più minuscoli, persino le comparsate - ché non a caso sono tutte di grande livello, attori pescati dall'onnivoro background di fan del cinema del regista) ma non empatizza neanche un istante col passato (passato?) crudele e intriso di pregiudizi che il regista dice di averci voluto raccontare. E con tutti i limiti della vicenda, forse il bravo Spike Lee qualche ragione da vendere ce l'aveva, quando ha criticato l'operazione dichiarando che Tarantino ha giocato con una ferita ancora aperta e dolorante dell'America come lo schiavismo. Ma Tarantino in realtà non c'ha nemmeno pensato, di farsi carico di una siffatta responsabilità. Perché Django Unchained non è un film serio. Tutto è così dannatamente sopra le righe (i merletti blu del costume del protagonista nella prima fase, le violente rinculate dei corpi colpiti dalle revolverate, i concioni tra i signorotti aristocratici e i loro servetti di colore, gli squartamenti dei poveri mandingos da parte dei cani) che non ha senso stare a chiedersi quanto ci sia di reale nella storia, né che tipo di riflessione si debba innescare sui temi che la pellicola in fondo tocca senza scalfire minimamente, perché DU non aderisce a nessun canone (non ai nostri spaghetti-western, che pur con le pezze al culo avevano una loro logica, né a quelli del western alla John Ford, che mai si sarebbe sognato di intrattenere il suo pubblico in maniera così pop). Django Unchained non è cinema. È meta-cinema puro. L'ennesima sfolgorante baracconata offertaci da un cineasta sempre grandioso, ma che forse ha pure rotto un po' le palle.
17 commenti:
Porco cazzo... aspettavo solo la tua rece su questo film, che non mi sarei fidato così ciecamente di nessun'altro!
Me lo vedrò perché il tarantola è sempre il tarantola... però terrò ben in mente il tuo "MA" ;)
Haaaa! Il post si chiude in modo davvero eccellente. Sono abbastanza d'accordo sulla baraccopoli. Va anche bene manierismo e citazionismo, va anche bene sempre e comunque infilare dialoghi brillanti in bocca a chiunque. Va anche bene ripersi sempre creando, anche come regista, il proprio marchio di fabbrica. Ma se fai un western che non è ANCHE un western, hai sbagliato su tutti i fronti.
Detto questo, io il film non l'ho ancora visto e quindi potrei invece pensarla in altro modo, quando sarà.
Però ho già letto critiche molto simili. Spero che si sbaglino tutti, ma ho forti dubbi.
P.S.: La chicca, comunque, è quella immaginina piccola piccola che ritrae un Django per mano di Frank Quitely, un disegnatore grande grande.
Cominciamo subito col dire che Django Unchained è purissimo divertimento, costruito, come al solito, intorno a grandi prestazioni degli attori, personaggi ben disegnati, inquadrature perfette e grandi dialoghi. Oltre due ore, durante le quali QT sa essere divertente, poetico, ironico, emozionante e soprattutto rendere credibile quello che credibile non è.
Quale regista è in grado di portare sullo schermo, senza incorrere nel comico involontario, uno schiavo negro che probabilmente non ha mai impugnato una pistola in tutta la sua vita e renderlo un cecchino infallibile; un dentista tedesco cacciatore di taglie e dal linguaggio forbito catapultato nel sud schiavista di metà '800 e sottolineare le loro avventure anche con brani hip-hop?
La "baracconata" è divertente oltremodo con lo spaghetti-western pizzicato in parecchi dei suoi sottogeneri (vendicativo-epico-politico, ecc..)
In quanto a Spike Lee, per il sottoscritto, può andare tranquillamente a farsi fo@@ere, e chieda scusa a NOI ITALIANI,per aver infettato LE NOSTRE ferite aperte con quello scempio di Miracolo a Sant'Anna.
P.S. avete avuto anche voi l'impressione che la donna alle dipendenze del Di Caprio, a cui vengono riservate due brevi inquadrature, in origine avesse un ruolo più ampio all'interno del film, poi evidentemente lasciato cadere in fase di montaggio?
@Eddy: va sicuramente visto, non oso dire il contrario, da Tarantino c'è sempre da imparare ed è comunque un bel guardare...
@Luigi: sapevo che l'omaggio di Quitely ti sarebbe piaciuto (adoro i suoi Xmen:-)
@Fabrizio: confermo trattarsi della stunt-woman di Uma Thurman che nella versione uncut ha un ruolo tagliato nella versione definitiva (pare si liberi poi del fazzoletto mostrando una faccia devastata dai cani) (fonte: intervista a Tarantino)
Gustosissima recensione che attendevo.. Concordo pienamente. Avevi qualche dubbio?
Non voglio aggiungere granchè salvo una curiosità:
Qualche anno fa ho avuto il piacere di intervistare Franco Nero per una rivista con la quale collaboravo e che ora - purtroppo - non esiste più.
M rivista del Mistero.
Nero è una persona garbatissima, ti prende le misure ma se gli piaci si lascia andare. Beh, già cinque anni fa mi parlò di questo progetto di Tarantino che doveva essere abbastanza diverso da come poi è stato realizzato. Dovevano esserci lui (Nero), Castellari, Argento e Kevin Costner nel ruolo del protagonista. Era una sorta di caccia all'oro....;)
Sarebbe stato - se non bello - alquanto singolare e interessante ;)
Omar ti saluto dicendoti che abbiamo messo su con un collega e amico un blog collettivo, si chiama Boiling Point e come piattaforma utilizziamo anche noi blogger. Se ti va, facci un salto.
Penso che utilizzerò questo per inserire i miei articoli. Non sono bravo come te che riesci ad aggiornare regolarmente il sito da solo ;)
A prestissimo.
Dario pm G.
@Grazie della bella testimonianza, Dario, hai ragione non c'era da aspettarsi altro (ne parlammo credo proprio con te in uno dei post di attesa circa questo film), e comunque la partecipazione di Nero al film sembrava davvero appiccicata con lo scotch. (Kostner invece ha preso il Golden Glob pochi giorni fa proprio grazie a una bella miniserie western, a riprova del fatto che il western vero in USA ha ancora una sua vita e il piccolo schermo sa valorizzarla alla grande - come d'altronde già rilevato per il telefilm "Hell on wheels" della AMC, bellissimo e "adulto", ne ho parlato qualche mese fa)
...Ancora una cosa Dario: ma mi dai l'indirizzo esatto del blog di cui parli? Ho fatto una ricerca veloce e non sono riuscito a beccarlo (magari dovrei impegnarmi di più, lo so, ma questa è una regola che potrebbe valere per ogni singolo istante della mia vita;-)
Certo, scusami.
Ecco l'indirizzo:
http://boilingpointmag.blogspot.it/
Il mio di wordpress lo tengo comunque come vetrina, qui metterò gli articoli..
Posso chiederti l'add?
grazie Dario, certo l'add consideralo fatto (appena internet torna umano, dalle mie parti sta facendo un temporale e il web viene e va come fossimo in africa (in fondo, un po' lo siamo;-)
Ce ne fosse di gente che mi rompe le palle in questo modo! Ci metterei pure sopra un centro, per non sbagliare! Ovviamente la penso in maniera opposta su quasi tutto, in merito a Django, ma ne ho già scritto su Pegasus Descending - e sì, sono uscito brevemente dal mio esilio... - e non voglio sbrodolare sul tuo blog!
@Pegasus: caro Pelf, a parte farti il mio più caloroso bentornato, direi che non è la prima volta che ci ritroviamo in disaccordo con cinema e letteratura (lo so che hai fatto un post al riguardo, anche se sei ormai uccel di bosco nel blog, io ho ancora il tuo indirizzo tra i preferiti del mio mac e periodicamente ci clicco sopra aspettando di ritrovare il vecchio Pegasus;-). Comunque le mie ragioni sono tutte nel post, non credo riuscirò a farti cambiare idea né tu a me: ti consiglio solo di vedere qualche episodio di Hell on Wheels, la serie western della AMC: è ciò che più si avvicina a un western come lo immagino io: moderno, pieno di ammiccamenti e citazioni eppure serio, attento al passato e alle ricostruzioni senza mai un cedimento di verosimiglianza...
(detto ciò, la sequenza dello pseudo-ku-kux-klan in Django chiede davvero vendetta, spassosissima e girata splendidamente per carità ma non si può vedere: ha un'ironia così contemporanea e pop che Sergio Leone e John Ford si saranno rivoltati nella tomba;-)
@pegasus noto con piacere che su Spike lee e Miracolo a sant'Anna la pensi come me.
@Fabrizio la penso anch'io come voi su Sant'anna e SPike lee, però mi darete atto che INSIDE MAN è un aczzo di filmone o no? (ok, non giustifica Sant'anna, ma aiuta:-)
@sartoris ho parlato di Miracolo a Sant'anna perché Spike Lee si è risentito parlando addirittura di "ferite aperte" (e tu hai fatto intendere che un pchino concordavi). Miracolo a sant'anna è davvero un film fatto male,parlo proprio della messa in scena(Uno dei cannoni della batteria Usa è un cannone Italiano da 105/22 che dopo la guerra venne ancora utilizzato grazie agli affusti forniti dagli inglesi- lo sai, di queste cose me ne intendo - ;Le scene che vedono il passaggio del Serchio da parte delle truppe USA sono girate in un ambiente che a vedere la vegetazione è nordico che ha poco della Piana di Lucca;la testa di marmo che porta con se il soldato ha un peso talmente leggero da sembrare imbarazzante;mi fermo qui ma potrei andare avanti per parecchio)oltre al fatto che è stato lui ha giocare con le ferite aperte di noi italiani,quindi non ha la statura morale per criticare Django di QT che film "serio" non è.Forse il casino messo su gli serve da pubblicità visto che da un pò di tempo gira schifezze.
INSIDE MAN è un film bello solido, con una sceneggiatura quasi di ferro, peccato però che non sia frutto di Spike Lee che si limita a fare il regista su commissione ( e vorrei vedere se con quel cast girava pure una schifezza).Diciamo che sono lontanissimi i tempi de la 25ma ora e Summer of sam (vogliamo parlare anche qui del razzismo contro gli italiani che serpeggia per tutto il film?) vabbè Spike fattene una ragione, quello che avevi da dire lo hai detto, non è colpa di QT se da oltre un decennio non hai uno straccio di idea da portare sullo schermo. Succede.
Anche in questo caso ho letto la tua recensione dopo aver visto il film e non posso che concordare...l'apoteosi del "trash" sta nel finale (a parer mio)
@Carla grazie per la solidarietà, su QT bisogna stare molto attenti: parlarne male risveglia le frange integraliste ;-)
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