domenica 17 luglio 2011

faccia a faccia col demone di Selby...

(il vulcanico Alex ha partorito un'altra delle sue esaltanti - ed esaltate! - recensioni. Eccola a voi:)

Sono il pitbull inferocito delle umane lettere. Ho le fauci spalancate, pronte ad azzannare il bastardo che tenterà ancora una volta di mettere le mani su un altro dei libri, di uno dei maestri immortali della letteratura americana. Hubert Selby Jr. (New York 1928 - 2004). La mia ferocia scaturisce dal fatto che il fantastico romanzo di cui sto per parlarvi non lo troverete più in nessuna fottutissima libreria, nonostante sia stato pubblicato nel 2006 da Fazi. The Willow Tree. Il salice. Ingiustamente considerato opera minore dello scrittore per il quale Allen Ginsberg spese queste parole: «I romanzi di Hubert Selby Jr. sono tra i pochi scritti in America che saranno letti nei prossimi secoli». Secoli, avete capito? Maledizione! E qui da noi, invece, appena un lustro è bastato a mettere fuori uso, uno dei suoi pochi romanzi tradotti in italiano. Non sarà il capolavoro di Selby, ma comunque è una delle migliori opere letterarie made in U.S.A.
Il Big Bang letterario di Selby coincide con la pubblicazione di un'opera scandalosamente grande: Ultima fermata a Brooklyn, 1964. In quell'anno, il quasi sconosciuto scrittore newyorkese provocò un vero e proprio pandemonio letterario, spaccando in due l'America della cultura, tra chi osannava questo capolavoro e chi lo accusava di immoralità. Perché protagonisti assoluti ne erano i travestiti, i tossicodipendenti, i teppisti, i reietti di una società che voleva chiudere gli occhi di fronte allo squallore, alla violenza e al degrado, che Selby invece racconta, elevandoli a grande letteratura. Intervistato da Newsweek, Selby dichiarò di aver sentito la vocazione alla scrittura dopo essere stato gravemente malato e sul punto di morire: «Ero stato molto malato... e sapevo solo una cosa: che dovevo assolutamente scrivere». Raccontare dell'orrore che aveva conosciuto e in mezzo al quale aveva vissuto, usando la parola scritta, lui che non aveva letto quasi niente. Fare con le lettere quello che Beethoven era riuscito a fare con le note. Capolavori. La storia che Selby ci racconta ne Il salice è terribilmente semplice e lineare, ma nello stesso tempo lirica, e crudele. È poesia pura trasformata in prosa. È Les Fleurs du Mal fatto romanzo.
Selby ci mostra il Bronx attraverso lo sguardo di Bobby, giovane di colore che vive in un buco di appartamento con la madre isterica, fratellini al seguito e un esercito di ratti che sembra non dormire mai. Bobby vive nel ghetto. Deve crescere in fretta per non restare impantanato nella violenza di ogni giorno. Unica ragione di vita, Maria, la sua ragazza ispanica. Si amano tanto e vorrebbero farsi una famiglia. Ma quella violenza che li circonda, li distrugge. Annienta il loro amore. Aggrediti da una gang di portoricani, Bobby viene picchiato a sangue, mentre Maria viene sfregiata con l'acido. A salvare Bobby, il buon samaritano Werner Schultz, ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, - Moishe - per gli amici. Rinascita di Bobby, amicizia vera, e una nuova vita, in cui a contare sono i sentimenti che affiorano, sempre più forti, tra esseri umani feriti nell'anima. Finché Bobby scopre che Maria, dopo l'aggressione subita, si è tolta la vita. E allora la sua unica ragione di vivere diventa una e una sola. Vendetta.
Anche in questo romanzo l'autore si conferma il cantore dei derelitti, il poeta dell'umanità degradata, e lo fa con la sua solita voce, capace di squarciare il velo di una società troppo spesso cieca, e indifferente ai più deboli e ai diversi. Alternando momenti di profonda tenerezza e di crudo realismo, narrato con lo stile schizofrenico che ha reso famoso il suo autore, con una scrittura che messa sulla pagina diventa quasi un muro visivo, questo romanzo non dà tregua. Spinge ad andare avanti in apnea. Senza pause. Desiderando di arrivare presto alla fine, per emergere dal fondo oscuro in cui siamo precipitati, insieme a Bobby. Una lingua viscosa, un impasto denso fatto di slang afroamericano e di termini yiddish, un uso selvaggio dell'ortografia e dialoghi senza possibilità di appiglio, - tutt' uno con la narrazione - che escono dalla pagina come bassi pulsanti nelle orecchie.

«Voglio sottoporre il lettore a un' esperienza emotiva. L'ideale è che la sembianza della frase sia così intensa che il lettore neppure abbia bisogno di leggerla. Nel senso che esce dalla pagina e la si assorbe».

Se volete scoprire cosa significa davvero amare e odiare, leggete Hubert Selby Jr.

«A volte abbiamo l'assoluta certezza che vi sia qualcosa dentro di noi che è talmente mostruoso che se dovessimo mai tirarlo fuori non saremmo in grado di guardarlo. Ma è proprio quando abbiamo il coraggio di stare faccia a faccia col demone che è in noi che ci troviamo davanti l'angelo».

Il salice - Hubert Selby Jr (ed. Fazi)

14 commenti:

Annalisa ha detto...

Che crudeltà. Una recensione così e il libro non c'è da nessuna parte.

sartoris ha detto...

@Annalisa: è vero, puro esercizio di sadismo ^_^

Alex ha detto...

Mi chiamano Alex De Sade, infatti!:-)

Annalì, crudele è il mondo dell'editoria, che se non vendi ti taglia fuori! Dura lex, sed lex...

Comunque, se non hai letto ancora niente di Selby, prova a partire con i racconti di Canto della neve silenziosa. 15 brevi capolavori. Non rimarrai delusa!

Questo è l'inizio del primo racconto:

"La domenica uscivo dal catechismo alle 10 e 30 più o meno, andavo a chiamare gli altri ragazzi e insieme aspettavamo sull'angolo che s'attaccasse coi dadi. C'era una partita ogni domenica anche col freddo più schifoso. Fat Phil lui era già fuori alle 8 con la sua cassetta e si sbrigava tutti quelli che andavano in chiesa, dalla messa delle 9 a quella delle 11 e 30. Si piazzava là sull'angolo con quell'aria da poverocristo abbandonato e incassava come un pazzo".

Grazie Omar!!!

sartoris ha detto...

io mi sono sciroppato REQUIEM FOR A DREAM oltre a ULTIMA FERMATA... e devo dire che Selby è un grande, certo bisogna ammettere che non è per tutti i palati (il film di Darren Aronofsky tratto da REQUIEM... invece, purtroppo, è assai dilettantesco, il buon regista si è poi ampiamente fatto perdonare col mitico THE WRESTLER, che consiglio a occhi chiusissimi:-)

Alex ha detto...

Omar, in effetti Selby è un po' duro da mandar giù, per quello che scrive e soprattutto per COME lo scrive. Poi la prima volta che lo si legge l'impatto con la sua scrittura ti stordisce davvero...

The Wrestler, immenso!!! Visto al cinema, e (per quanto mi è piaciuto)ricomprato in DVD, di cui ho già gustato gli extra. A breve una seconda (entusiastica) visione del film.:-)

Anonimo ha detto...

Diabolico Alex!
Più sono introvabili, più li rende appetibili...

L'incipit del racconto è al fulmicotone : scarno , asciutto, colmo di poesia .
Lo prendo.
silvia

sartoris ha detto...

@Silvia: perfetto, passi alla cassa signorina :-)

Alex ha detto...

Grande Silvia!!!
Sei la vera Bad Girl della letteratura:-)))

Anonimo ha detto...

Complimenti ad Alex per la bella recensione di questo straordinario romanzo che per fortuna avevo acquistato a suo tempo sull'onda dell'entusiasmo per Requiem per un sogno
Valter

sartoris ha detto...

@Valter grazie a te: se Alex decide di metter su un blog qua finisce che mi ruba il pubblico :-))

Marco ha detto...

Mi approprio di una piccola parte dei complimenti e ringrazio sentitamente. Sono il traduttore italiano del libro e sono contento di essere riuscito a trasmettervi tutto questo. E' stato faticoso ma ne e' valsa la pena. Purtroppo confermo la triste realta': il libro e' totalmente irreperebile, anche presso la casa editrice. Io stesso sto tentando di trovarne una copia perche' purtroppo non ne ho piu' nemmeno una (per una serie di sventure degne del miglior Selby, ho perso tutti i miei libri in un incendio). Se qualcuno dovesse avere notizie di copie in vendita da qualche parte, fatemi sapere please (marcopitto@yahoo.it)... Grazie, Marco

sartoris ha detto...

@Marco: intanto grazie per essere passato nonché per la testimonianza - ahinoi dolorosa - che ci lasci. Sono certo che chiunque di noi avrà notizie circa la vendita di copie ti terrà informato: intanto è bello che anche tu sia dei nostri...
un caro saluto

Marco ha detto...

Grazie a te! Spero mi porterai un po' di fortuna in questa faticosissima caccia al libro... Al di la' della mio caso personale, trovo sia davvero un peccato che " Il Salice" sia gia' introvabile.
Un caro saluto, buon lavoro e (spero) a presto,
Marco

Alex ha detto...

Porca zozza che sfiga bestiale! Mi dispiace un casino per MARCO...:-(

Anch'io mi unisco alla ricerca allora... Chissà...
Un suggerimento, anche se le starai già tentando tutte: prova con la CACCIA AL LIBRO di Fahrenheit su radio tre, magari è una possibilità in più, no? IN BOCCA AL LUPO!

Poi incrociamo le dita e speriamo a più non posso che Fazi o qualche altro editore si decida a pubblicare e ripubblicare SELBY.
Editori Svegliatevi CAZZO!