Lascia davvero senza respiro l'energia dirompente e l'urgenza con cui l'ultimo Lumet - ormai ben oltre il valico dell'ottantina quando diresse questo film, - seppe registrare e rivisitare l'eterno sfaldamento della famiglia borghese e le nevrosi autolesioniste insite nei valori occidentali. Con una capacità registica ancora capace di dispensare notevoli sorprese (sia in termini stilistici che sostanziali) il padre di dozzine di pellicole indimenticabili del cinema a stelle e strisce ci ha regalato con Onora il padre e la madre (2007) un pregevole gioiello dai risvolti noir che si fa ammirare sia per la messa in scena che per il montaggio e l'interpretazione dell'intero parco-attori (una sempre più brava Marisa Tomei in testa).
Storia di fratelli-coltelli che si ribellano in maniera degenere ai genitori organizzando un rapina nella gioielleria di famiglia (con intoppo finale assolutamente imprevisto e perciò letale, qualcosa che come una rasoiata inflitta a tradimento costringerà i protagonisti ad un terribili redde rationem con sé stessi), il film è un drammone costruito a scacchiera grazie ad un uso addomesticato del flash-forward e del flashback (non, per intenderci, col taglio un po' lezioso della genia dei Tarantino o degli Inarritu, bensì con l'equilibrio tutt'altro che esibizionistico necessario a mostrare i singoli caratteri e il loro relativo struggimento). Una frammentazione del dolore che, mentre l'opera scorre fluida alimentando l'accumulo della tensione (tensione dell'animo, diremmo), lo straordinario cineasta americano ricuce con abilità palesando solo nel finale il terribile assunto della sua visione: le colpe dei padri ricadono sui figli per poi tornare al mittente. E così, ancor più della già intrigante trama legata alla dilettantesca ruberia dai risvolti omicidi e conseguente senso di colpa che rimbalza tra le pedine della cupa vicenda, è l'odio profondo dei personaggi verso sé stessi e la propria solitudine a fare di questo film un'esperienza davvero potente: un bellissimo, elegante e maestoso lascito da parte di uno dei più grandi artisti dietro la macchina da presa. Cazzo, Maestro, se ci mancherai!
16 commenti:
Sidney Lumet gira una tragedia greca travestita da dramma criminale dove tutto avviene all'interno della famiglia, racconta la disgregazione domestica, la perdita di valori e una umanità compromessa.
Film claustrofobico, le cose vanno sempre peggio e quando sembra avvicinarsi l'epilogo altro sangue viene versato.
Sguardi e dialoghi sono pieni di livore, un palpabile rancore che cova da chissà quanto tempo esplode in tutta la sua violenza fisica e morale.
ONORA IL PADRE E LA MADRE è la tragedia della mediocrità
@Fab, grande chiave di lettura, la tua, la adotto :-))
(ma ti è piaciuto vero? Io l'ho trovato magnifico)
Almeno per me, è un film che arriva dopo. La frammentazione inibisce il dramma, come hai detto anche tu.
Quando ripensandoci - è un film che rimane - finalmente arriva, è ancora più devastante. Un capolavoro silenzioso.
Sono mesi che la gente mi chiama per organizzare Cineforum e non riesco mai a piazzarlo.
D'accordo con Marco Parlato: è un film che rimane, e non se ne va.
@Omar, grazie. Grande Film. Adotta tutto quello che vuoi, ti cedo i diritti aggratis:-))
Già, non se ne va... (se penso che in italia nel medesimo periodo usciva BASTARDi, con Montesano, Giannini e Don Jonshon... bleah!!!)
@Marco: ho fatto un giro sul tuo blog e ovviamente sono andato a cercarmi i post riguardanti il cinema. Ho letto il post riguardante TUNNEL. "tutto cominciò con Blair Witch Project..." ORRORE! il primato del nostro Ruggero Deodato lo regaliamo a quelli di BWP? Tornerò a trovarti:-))
@Marco: è vero, c'ha ragione il buon Fabrizio, la telecamera in movimento l'abbiamo inventata noiiiiiiii!
(ieri ho visto TROLL HUNTER, a proposito di camere a mano: ne parlerò presto comunque ci sono molte cose interessanti:-)
io parlavo della "pellicola ritrovata" del "finto documentario" o come dicono quelli alla moda mockumentary:))
@Fabrizio: concordo eccome. Fosse per me tornerei al ritrovamento di un manoscritto :>
Il "tutto cominciò" era riferito/limitato comunque a un tipo di cinema estero. Come già capitato nei commenti qui da Omar, Deodato viene fuori spesso con prepotenza e gli anglofoni devono solo ringraziare!
P.S.
Quando blogspot smetterà di dirmi che ci sono problemi a ogni clic, seguirò anche da follower icinemaniaci.
@sartoris: spero anche tu sia diventato un fan di Hans/giulianoferrara.
@Marco, e' vero somiglia a Giuliano Ferrara (ma senza il grasso) asd
Sartoris (commento da cellulare) (wow, come sono high tech)
Io adoro letteralmente qualunque cosa interpretata da Philip Seymour Hoffman : trovo grandiosa la sua capacità di calarsi totalmente nei panni dei personaggi, anzi di fagocitarli.
*Onora il padre e la madre* è davvero un film invasivo...come hanno scritto Annalisa e Marco è un film che rimane forse perchè sembra davvero possedere la potenza e anche la struttura della tragedia greca e dell'universalità di certi temi.
silvia
Il blog di Omar è sempre più vivo!
@ silvia: te lo ricordi in CAPOTE, il buon Hoffman? davvero un grande!
@ Fabrizio: ho parlato di "camera a mano" ma ho usato lo strumento per dire la stessa cosa cui fai riferimento: anch'io naturalmente mi riferivo al mokumentary (che poi, la camera a mano l'abbiamo veramente inventata noi:-)
Pensavo soprattutto alla sua grandiosa interpretazione in A SANGUE FREDDO, guarda un po':-)
Pochi attori, come Hoffman, avrebbero potuto vestire i panni fragili, odiosi eppure teneri di un personaggio camaleontico come fu T. Capote ( scrittore che apprezzo molto).
silvia
Manco a dirlo, concordo con tutto ciò che hai detto e anche io apprezzo tantissimo la chiave di lettura che ne ha dato Fabrizio in apertura dei commenti.
@silvia: nn avevo dubbi apprezzassi Capote:-)
@emo: nn avevo dubbi apprezzassi Lumet:-)
Sartoris
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