Al suo esordio dopo una felice raccolta di racconti, lo scrittore di mezza età Edward P. Jones vinse il Pulitzer nel 2004, rivelandosi alla società letteraria di oltreoceano con questo Il mondo conosciuto, un dovizioso e sfaccettato affresco che richiama spudoratamente alla coralità del sommo Faulkner, (ma come fece notare Sergio Pent su La Stampa «un Faulkner che ha fatto in tempo a conoscere Garcia Marquez e le magiche bizzarrie dei suoi personaggi. Mettiamoci un pizzico di Caldwell e un briciolo di populismo rurale alla Steinbeck, e la vicenda del nero Henry Townsend diventa davvero il simbolo di un paradosso sociale come fu lo schiavismo americano.»). Il romanzo, ambientato in una provincia americana fittizia - l'epoca è quella immediatamente precedente alla Guerra di Secessione, la guerra che pose fine alla schiavitù - possiede una sua singolarità che cancella la pur aleggiante sensazione di deja-vu. Sovvertendo ogni luogo comune sullo schiavismo il protagonista è infatti un nero che possiede schiavi e l'autore (importante: un afroamericano egli stesso) gioca le sue carte con la maestria necessaria a non fare solo di questo aspetto provocatorio il perno di una narrazione invero complessa e ricca di notevoli spunti riflessivi. Affrancato dal padre, il protagonista Henry diviene l’emblema di un mondo in fermento, la Virginia tra il 1825 e il 1860. Jones - pescando a piene mani dal populismo de la Capanna dello zio Tom di Beecher Stowe giù giù sino a quello di Uomo invisibile di Ralph Ellison - ci accompagna in questa terra mostrandocene le contraddizioni e utilizzando un punto di vista inconsueto rispetto alla tonnellata di letteratura sull'argomento, una lente capace di rilevare quanto i conflitti sociali del periodo (e di rimbalzo quelli contemporanei) non fossero semplicemente figli della «semplice» questione razziale, poiché spesso dipendevano (e dipendono) dal controllo tra esseri umani inteso nel senso più ampio possibile: la schiavitù è schiavitù, anche quando il padrone è un nigger (casi reali di neri detentori di schiavi neri furono documentati in molte zone del sud degli Stati Uniti). Icastico al riguardo il dialogo tra due delle decine di personaggi che affollano il tomo: «Ma signora, non lo trova strano? Per me... sarebbe come se possedessi la mia stessa famiglia, i membri della mia famiglia». E la donna di rimando, con piglio severo: «Be’, signor Frazier, non è come possedere i membri della propria famiglia. Non è affatto la stessa cosa. Ciascuno di noi fa solo quello che la legge e Dio lo autorizzano a fare. Nessuno di coloro che credono nel Signore e nella legge fa niente di diverso. Lei forse sì, signor Frazier? Lei forse fa più di quanto sia permesso da Dio e dalla legge?» E naturalmente, la risposta è che nessuno di noi fa mai qualcosa di più...
Il mondo conosciuto - Edward P. Jones (Ed. Bompiani)
5 commenti:
Bella recensione. L'ho linkata allo Scaffale afro-america del mio blog www.panchinedimilano.com.
grazie mille Vera.
ciao ciao
OMAR
Hai proprio ragione. Mi era piaciuto tantissimo, e soprattutto perché mi aveva mostrato lati della 'faccenda' che davvero non avevo mai preso in considerazione.
Mi vien voglia di rileggerlo.
@Annalisa: è un po' scomparso però, Edward P. Jones nevvero?
Sì, davvero. Il Pulitzer con quel libro e poi?
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