sabato 15 luglio 2017

su Zest...

Il meridione uscito dalla penna di Omar Di Monopoli proietta la tradizione criminale al centro di una bolla immaginifica che unisce più influenze, dal sud più efferato e torbido di una certa narrativa statunitense alle acrobazie truculente e visionarie di autori e registi che vanno da Sam Peckinpah a Robert Rodriguez.
Parole come inflorescenze spontanee o come tasselli di un disegno stilistico? Spuma torrentizia o articolazione di senso? In che modo inquadrare Nella perfida terra di Dio, quali dettagli possono aiutarci a individuare una sorgente, una radice che affondi in un’intenzionalità riconoscibile? Affidarsi alla scrittura e così sia, verrebbe da dire, perché sta nell’oscillazione armonica di paesaggi, dialoghi e caratteri, la verità sull’opera pubblicata da Adelphi. Affidarsi, perché fin dalle prime pagine il passepartout emozionale apre uno spiraglio attraverso cui ammirare la parata sfarzosa, godibile e articolata nel medesimo tempo, ritmata e caleidoscopica.
Tornando alla tradizione criminale, verrebbe da pensare a una sorta di esplosione controllata di figure caratteristiche e contorsioni di potere, a una deflagrazione in mille parti che toccano i confini del grottesco. La maschera apposta su personaggi assolutamente credibili, materiale umano da cronaca nera, consente una messa a fuoco ancora più precisa di malvagità e scelleratezze. È la mano dello scrittore a determinare angolazioni e miscelatura delle luci, a orchestrare la finzione altre i margini dell’oggettività, rimanendone al contempo fedele.
Il tutto danza davanti a un fondale da commedia dell’arte, e dio solo sa di quanta commedia dell’arte rivisitata e di carattere, e di attitudine allo sberleffo, abbiano bisogno i nostri tempi. Sulla tela scenografica non mancano riferimenti pulsanti alla realtà odierna: dallo stoccaggio irregolare di rifiuti tossici, reso possibile da politica e malavita in combutta, alla presenza di un tristemente noto polo siderurgico, il cui fetore “è una delle forme manifeste dell’incuria”.
La trama prende corpo da un canovaccio “spaghetti- western”.
  (continua qui)

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