martedì 13 giugno 2017

oggi l'anima della frontiera...

(oggi esce il nuovo romanzo di Matteo Righetto. Un amico di questo blog e sicuramente uno spirito affine - per poetica, per indirizzo estetico - al lavoro del vostro affezionatissimo. Su Il Giornale l'articolo di lancio del volume parla, tra l'altro, anche di Nella perfida terra di Dio).

L'editore lo presenta come un «western letterario», e la copertina è a metà fra la locandina di un film di Duccio Tessari e un albo di Ken Parker. Molto pop. E va bene così. Anche nel caso del nuovo romanzo di Omar Di Monopoli Nella perfida terra di Dio (Adelphi) i giornali hanno parlato di «western gotico», tirando in ballo nomi di un certo peso: Sam Peckinpah, Quentin Tarantino, William Faulkner... Forse è una moda editoriale. Uuhmmmm... No. L'anima della frontiera di Matteo Righetto - di Padova, 45 anni, cinque romanzi, di cui uno, La pelle dell'orso, lo scorso anno è diventato un film con Marco Paolini - non è un western padano, va molto al di là. È un romanzo senza aggettivi di genere, anche se i personaggi se ne vanno in giro a cavallo, cappello a tesa larga in testa e Werndl-Holub sempre carico in spalla. E anche se l'esergo porta una frase di Cavalli selvaggi di Cormac McCarthy e ci porta dalle parti della Trilogia della frontiera. Qui siamo dalle parti della Val Brenta, incuneata tra l'Altopiano di Asiago e il massiccio del Grappa. L'anno in cui tutto inizia è il 1888. Il luogo, Nevada: sembra il nome di un deserto, è quello di una manciata di casupole inerpicate sui versanti vertiginosi della riva destra della Brenta. I De Boer sono una famiglia di contadini montanari. Come tanti, da quelle parti, tirano avanti coltivando tabacco sui terrazzamenti sostenuti coi muri a secco, le «masiere», che s'innalzano sui pendii delle montagne fino a 400-500 metri sul livello del fiume. Di tabacco si muore, sostiene la scienza. Di tabacco si vive, ha sempre detto la gente del Brenta. (continua sul sito del giornale)

7 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Non tanto Ken Parker - le covers erano tutte acquerelli di Milazzo - quanto e cose di Jock ( Losers )o Brian Wood ( DMZ ). Abile. Il lettore legge il pezzo e pensa che sia il solito recensore che poppeggia tirando in ballo i fumetti, ma non osa andare oltre il western revisionista di Berardi anche perché non legge davvero comics dagli anni in cui KP era the next big thing ( 1977 ).
Ci stavo cascando anche io, ma poi sono inciampato in quel bubolare del gufo e ho notato che Matteo Righetto ti assomiglia al netto del cespuglio e della barba da hipster e ho avuto una delle mie rare epifanie a la Joyce.
Forse è vero che tutto quanto è pensato, detto, scritto è scodellato da una elite. Poche persone nei punti chiave al lavoro su più storie e con tanti eteronimi. Non capisco come sia possibile che tanti scrittori si lamentino della solitudine in cui vivono con tutte quelle vocine nella zucca...

CREPASCOLO ha detto...

Esistono davvero Mansueto e Petunia Ollister ? Posso usare Petunio Mansueto in un racconto che indaghi il detto deep water ruins the bridge ?

sartoris ha detto...

@Crepa sei un matto: Petunia Ollister è una rinomata collaboratrice di Robinson di Repubblica e Mansueto un critico di vaglia del Corriere del Mezzogiorno. Infine, Matteo è un mio amico e lo è non già perché si faccia parte di una conventicola di autori che si autoincensano in maniera referenziale ma proprio perché ci siamo conosciuti e apprezzati sulla scorta di un lavoro simile oltreché speculare portato avanti sulla lingua e sul genere (lui in Veneto, io in Terronia) cheers!

CREPASCOLO ha detto...

Naturalmente. Ho fatto comunque i compiti e sapevo chi fosse Petunia. Mi piace giocare e l'idea che ci sia in giro una specie di turbo Pessoa con più para personalità della Crazy Jane della Doom Patrol di Grant Morrison ha un suo fascino.

Anonimo ha detto...

Caro Omar
Le mie prime impressioni sul tuo libro sono uscite qui http://theblogaroundthecorner.it/ e qui http://www.sherlockmagazine.it/7230/nella-perfida-terra-di-dio e usciranno anche su “Thriller Magazine”. Non posso che farti i miei complimenti.
Fabio

sartoris ha detto...

@Fabio, grandioso, davvero bello. Ti ringrazio di cuore, Boss... appena ho un attimo libero riporto il link anche quaggiù :-)))

Anonimo ha detto...

A dir la verità il libro si presterebbe ad altre osservazioni ma sono nato il 1° maggio... :-)
Fabio