domenica 6 settembre 2015

la zeta di Zaccaria...

adattamento del romanzo omonimo scritto nel 1975 da Robert C. O'Brien, Z for Zachariah è un film post-apocalittico uscito nell'agosto di quest'anno (lo si è visto al solito Sundance) ed è diretto da Craig Zobel (regista della disturbante pellicola indie Compliance).
Come il Robert Neville di Io sono leggenda o il padre senza nome de La strada, anche qui la bellissima Margot Robbie (una che anche quando fa le boccacce colpisce dritto al cuore!) cerca di sopravvivere in solitudine in un ormai arcinoto contesto da dopo-bomba, ma la sua vita cambia radicalmente quando due uomini, interpretati da Chris Pine e Chiwetel Ejiofor, giungeranno alla sua fattoria isolata dal contagio. Ovviamente entrambi s'innamoreranno di lei, cosa che innescherà una sequela di intrecci e conflitti gestiti con ammirevole verosimiglianza, anche se, a dirla tutta, il film in sé delude. La cornice sci-fi, infatti, è solo un contenitore come un altro poiché de facto la pellicola è imperniata su un triangolo amoroso e se la visione non si fa pesante nonostante la pressoché totale assenza di azione e solo grazie alla oggettiva incisività degli interpreti.
Peccato, perché in Z for Zachariah la questione della scienza contro la religione (toccata di sguincio poiché il personaggio femminile è figlia di un pastore ed è fortemente condizionata dal suo credo) è sicuramente un tema intrigante e, per quanto magari non destinato ad un largo pubblico (soprattutto se pagante), avrebbe potuto aggiungere un quid di originalità invero impattante sul prodotto finale. Il film invece si limita a gettare sul tavolo alcuni ottimi argomenti, nonché a suggerire una serie di dinamiche psicologiche foriere di qualche sviluppo imprevedibile (due galli nello stesso pollaio, uno giovane e ribelle, l'altro nero e esperto di ingegneria: poteva scoccare qualche scintilla in più!), lasciando allo spettatore - rinomatamente pigro - troppa libertà di movimento. Non abbiamo alcuna spiegazione o retroscena riguardo l'ecatombe, né siamo messi al corrente con chiarezza circa il fatto che la valle in cui il trio si trova ad operare resti immune al contagio, sicché il film fornisce stimoli interessanti ma poi li smarrisce per strada aggrappandosi a una drammatizzazione in fondo sterile e stereotipata. Se è vero che i quesiti sull'animo umano (cosa faremmo se fossimo gli ultimi esemplari in vita sulla terra, ci abbandoneremmo alla violenza o sapremmo ricostruire la società? E quanto di noi saremmo disposti a svendere per arrivare al bersaglio?) soggiacciono velatamente a ogni cambio di passo del film, una certa tendenza a ballare intorno alle risposte sembra un po' impallare la storia. E questo spiace, perché il film ha dalla sua una certa armonia che non rende mai grevi i pur numerosi momenti di recitazione "da camera".
Il personaggio della Robbie è un po' troppo in là con gli anni per risultare sempre credibile nei suoi tentennamenti (nella storia originale era una sedicenne), per cui la sua mancanza di esperienza talvolta stride con le straordinarie curve in dotazione, ma le va dato atto di possedere una sorprendente qualità angelica che riesce non di rado ad abbindolare anche lo spettatore più smagato. Pine è invece più che efficace nella parte di un opportunista dalle motivazioni discutibili (cioè, dinanzi alla Robbie forse non c'è tanto da interrogarsi: desiderarla è più che naturale) e aggiunge tensione reale a uno svolgimento piuttosto lento, mentre Ejiofor (12 anni schiavo) fornisce indubbiamente la consueta prestazione intensa e introspettiva. Ci si sarebbe aspettata più carne al fuoco, soprattutto considerando le coordinate iniziali del progetto, ma il film ha comunque qualche bella immagine toccante e a visione terminata non si ha l'impressione di aver perso del tempo. Un po' poco, però, per la promozione piena.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi era venuta voglia di vederlo ma par di capire che anche no (pippo)

CREPASCOLO ha detto...

Zaccaria Zobel era una leggenda disturbante nella comunità post-bomba ( de facto ) di Ejiofor. Il contagio aveva isolato , come una cornice sci-fi, il paesello dal nome vagamente ikea-asgardiano che era ormai l'unico posto al mondo dove si fosse superata la questione della scienza contro la religione grazie all'ottimo argomento che , a prescindere dal retroscena della ecatombe che aveva colpito tutt'intorno, qualsiasi drammatizzazione in fondo era sterile e stereotipata davanti alla considerazione che prima o poi dopo l'alba sarebbe arrivato il crepuscolo.
Gli abitanti di Ejiofor passavano il tempo - sicuri di essere gli ultimi esemplari in vita sulla Terra - a fare boccacce che arrivavano dritte al cuore. Tendevano a ballare intorno alle risposte.
Poi arrivò Zac Zobel. Gli Ejioforensi lo accusarono di essere un tentennamento della storia originale ( non avrebbero potuto chiamarlo miraggio ? perchè dovevano sempre ballare intorno alle risposte ? ), ma gli va dato atto di possedere una sorprendente qualità angelica in grado di abbindolare anche lo spettatore di quel succedaneo di vita + smagato.
ZZ disse loro che intorno alla loro cittadella non si era scatenata alcuna apocalisse e che tutto si svolgeva piuttosto lento come un rettilineo privo di straordinarie curve e che era il caso di aprire la porta e non svendersi x colpire un bersaglio senza mirarlo ( ma perchè aveva cominciato a parlare come gli Ejioformali ? perchè accodarsi al loro sofisma ? ).
Gli Ejioforcaioli non la presero bene e lo invitarono ad uscire x la comune, senza impallare il sundance che proprio in quel momento li chiamava al solito rito x motivazioni discutibili.
Zac capì che non era il caso di interrogarsi e riflettè sul tema intrigante del pollaio abitato da galli che non si ribellano x poca esperienza e si perse nel mondo. So goes life.

CREPASCOLO ha detto...

Mi sbaglierò, ma credo ti piaccia la signorina Robbie.

sartoris ha detto...

@Pippo non saprei se consigliartelo o meno, potresti maledirmi (o ringraziarmi)

@crepa: e a chi non piace la Robbie? Non vedo l'ora di sciropparmela nella Suicide Squad :-)

CREPASCOLO ha detto...

Sono curioso anch'io. Non è la Arlecchina a cui pensava Bruce Timm - l'ho chiamato ieri e mi ha detto che la sua idea al tempo di Mad Love ( 1994 ) era una combo di Thora Birch e Juliette Lewis - ma potrebbe stupirci. Dal trailer mi è parso di capire che sarà una combo della Sporca Dozzina
( naturalmente, considerato che la prima Suicide Squad a fumetti ha parecchio della Dirty Dozen a partire dal fatto che si tratta di war comics : i supereroi costretti ai wetworks x il gov sono una idea anni ottanta di John Ostrander ) e della estetica dei Warriors di Walter Hill.
Vedremo.

Anonimo ha detto...

A me è piaciuto. Mi ha tenuta sulle spine per tutto il tempo.
E' difficile per una ragazza non immedesimarsi in Ann e non avere i suoi stessi desideri e la sua stessa confusione.
E per tutta la seconda parte del film mi sono chiesta chi dei due galli sarebbe stato inevitabilmente ucciso dall'altro.
Il finale mi ha lasciata con sentimenti contrastanti: era l'unico finale possibile o avrebbe potuto concludersi diversamente, non so se essere triste o se è giusto così...
Assolutamente da vedere!
Simonetta

sartoris ha detto...

@Simonetta: ciao, non dico che non sia un bel film anzi, però continuo a pensare manchi qualcosa: anche il finale, così poco chiaro (oppure, se vuoi, chiarissimo) mi ha lasciato un senso di sospensione che non mi ha soddisfatto. Poi,per carità, magari è esattamente ciò che il regista era intenzionato a procurare nello spettatore :-)