lunedì 12 gennaio 2015

una (imberbe) caccia medievale...

(anche per rispetto nei confronti di chi milita in questi spazi solo con l'intenzione di discutere di cinema e letteratura senza doversi necessariamente sorbire ingombranti ingerenze da parte dell'ego del titolare - ovviamente, in realtà l'intero blog è un mero altarino autopromozionale, ma esiste, ça va sans dire, una sorta di bon ton che prevede la giusta discrezione nel parlar di sé - da qualche tempo avevamo abdicato alla pubblicazione dei nostri esperimenti extra-narrativi per focalizzare l'attenzione sul lavoro editoriale. Poiché da più parti ci è però giunto l'invito a mostrare qualche prova - qualche tentativo, suvvia! - dell'epoca in cui non era tanto la penna quanto i pennelli e la china ad animare il nostro fuoco sacro, pubblichiamo con un certo narcisistico imbarazzo un paio di tavole in toni di grigio risalenti al 1995. Sono passati venti anni, eravamo giovani, credevamo nell'amicizia e nell'amore e gli attuali software Adobe erano per noi continenti sconosciuti al pari di Atlantide. Questo è quanto: sono disegni imperfetti e derivativi, fuor di dubbio, stiamo parlando di anni in cui appena quattro peli affumicavano i nostri menti glabri e non sapevamo davvero granché né dell'oggi né del domani, eppure riteniamo conservino ancora intatto quel certo non so che, probabilmente poco più che un sottile fascino post-puberale, magari percepibile solo da chi, su quei vecchi Fabriano Multipaper ruvidi grammatura 200, ci ha passato le nottate illudendosi che un giorno chissà che... :-) (click on to enlarge)

12 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Lo storytelling è molto buono ed è quella la luccicanza dei veri cartoonists. Ci sono le dovute eccezioni, ma se peschi in un cesto di fumettari qualche nome a caso tra quelli che sono riusciti a dire che avevano qualcosa da dire e sapevano dirlo - George Herriman, Carl Barks, Jack Kirby, Frank Miller, Chris Ware o Leo Ortolani - si tratta prima di tutto di artisti che padroneggiavano la difficile arte del raccontare una sequenza senza che il lettore si perdesse nel bianco accecante tra le vignette. Bravo.

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto anche a me che non sono un esperto. Il che mi sa che valga doppio.
Fabio

CREPASCOLO ha detto...

Non lasciare mai sul banco della copisteria il canovaccio di un fumetto che vuoi realizzare prima che la tua barba sia una cosa seria che merita manutenzione quotidiana: non sai mai chi può passare, gettare un occhio prensile ed impadronirsi del tuo lavoro, tenerlo x anni al sicuro nella sua batcave e lanciarlo in rete quando meno te lo aspetti. Come disse qualcuno, se devi dipendere dalla discrezione del prossimo x la tua privacy, aspettati l'inferno.
Di seguito l'incipit di un plot monoopolista mai concretato: Anitona pesca dal cesto una rivista piena di cruciverba e guarda ipnotizzata una vignetta con una mamma che è andata a prendere il suo figliolo dopo il primo giorno di scuola ed il bimbo che afferma di essersi divertito un mondo e chiede se potrà tornarci qualche altra volta. La diva pneumatica sorride amaramente e pensa a quanto abbia in comune con quel cucciolo di carta quando la segretaria di Mattei le comunica che mr Eni ora può riceverla. Enrico è seduto dietro la sua gigantesca scrivania e sta costruendo una piattaforma petrolifera con il meccano e si lamenta, as usual, del panino con cui deve nutrire ora questo ora quel partito di maggioranza. Si erano conosciuti al Portnoy di Milano, ma non si erano mischiati agli altri avventori xchè non erano scrittori quanto libri di sangue. Enrico aveva come al solito la fretta di chi ha tante miglia da percorrere prima di riposare, ma Anitona lo ferma con un gesto prima che si lanci nel mondo a combattere le sette sorelle andate in spose al dio dindo e sorride dolce spiegando che è arrivato il momento di tirare i remi in barca e restare ad ascoltare i rumori del crepuscolo in pace. Almeno lì.
Bravo. Avresti potuto ricavarne un sessanta pagine in stile Mike Dringenberg - derivato da Bill Sienkiewicz quanto si vuole, ma con un suo personale fascino - x uno zine come Nova Express. Oggi non ci sono + riviste . Nessuno ci ha provato + con successo dopo la scomparsa di Macario e la Osiris. Pazienza.

Anonimo ha detto...

per me è un SI' ^_^

PIPPO

sartoris ha detto...

grazie a tutti di cuore my friends... (giocavo in casa, d'altronde;-)

Anonimo ha detto...

avresti dovuto continuare, caromio :))))))

ethel

sartoris ha detto...

@Ethel troppi bravi disegnatori in circolo per competere degnamente...

(o forse si trattò di ansia da prestazione, vai tu a capire, sta di fatto che anche la volontà di continuare è un dato che fa parte delle qualità necessarie a un artista: per dire, in letteratura non ho mai smesso, e il mio primo romanzo nazionale l'ho pubblicato dopo ben dieci anni di rifiuti da editori di ogni parte d'Italia. È una specie di selezione naturale!)

Annalisa ha detto...

Sceneggiatura e disegni tutti tuoi?
Bravo ;-)

LUIGI BICCO ha detto...

Notevolissimi intenti, caro mio. Molto bravo. A sentir parlare te, mi sarei aspettato qualcosa con meno costruzione. Invece lo stile c'era già tutto e tenendo conto del fatto che si parla di vent'anni fa (già... vent'anni, maledizione), direi che all'epoca hai affrontato queste due tavole già con una certa professionalità. Mi piacciono molto la linea morbida e il chiaroscuro (chissà a colori...).

P.S.: Con l'ausilio del disegno e le storie che riesci a tirare fuori dal cappello oggi, chissà cosa ne sarebbe venuto fuori :)
P.P.S.: Vedo che già allora la passione per i "cani feroci" c'era tutta. Un chiaro, inequivocabile segnale, direi.
P.P.P.S.(e poi basta, giuro): certo che quelli erano proprio (più o meno) degli anni radiosi. Mi è quasi venuta voglia di tirar fuori le mie vecchie cose :)

sartoris ha detto...

@Annalisa, certo, praticamente la mia scrittura è nata mettendomi a sceneggiare storie per i miei fumetti. È stat la mia vera palestra: cercare di scrivere delle cose da tradurre in segni, salvo scoprire che forse bastavano le parole a evocare le immagini :-)

@Luigi: anni radiosi certo, se tiri fuori le tue cose mi fai gradita sorpresa, vengo a vederle sul tuo blog con grande felicità :-)
PS sì, i cani sono la mia eterna croce e delizia (adoro vederli, disegnarli, sentire i loro strani versi, ma ne ho una paura fottuta da sempre, anche di quelli minuscoli :-))))

Annalisa ha detto...

Anche a me piace molto la scala di grigi (sono così stanca di puntinature a go go), ma, scusa, e l'intera storia non si può leggere?
Voglio dire: chi è il padre saputo? Perché il chierico di vedetta non esce? (uno si immagina, ma vuole sapere)
Da dove saltano fuori i cani? Chi è Stroud?
E, soprattutto, chi è l'ombra dalle orecchie a punta?
Insomma, paghiamo, ma dacci la storia, adesso! ;-)

sartoris ha detto...

@Annalisa, ah ah ah, grazie per il consueto entusiasmo, ma non sono in possesso dell'intera storia (alcune tavole sono andate perdute nel trasloco da Bologna a Manduria, un bel po' di tempo fa, e una tavola invece se l'è mangiata la muffa ed è irrecuperabile: sembra un quadro di Pollock :-)(però prima o poi questa è una storia che ri-racconterò:-)))