martedì 4 novembre 2014

dove va il libro?

(qui sulla sempre interessantissima RivistaStudio intervista illuminante a Martina Testa sulla scomparsa dei libri e sul futuro dell'editoria)
Martina Testa è nata a Roma nel 1975 ed è stata, fino a pochi mesi fa, il direttore editoriale di minimum fax, casa editrice indipendente che, per molti anni, ha rappresentato la definizione di “casa editrice indipendente” in Italia. Martina ha tradotto quasi cinquanta libri dall’inglese all’italiano, per minimum fax e altre case editrici, specializzandosi sugli autori americani contemporanei. Fra gli autori su cui ha lavorato ci sono David Foster Wallace, Jonathan Lethem, Cormac McCarthy: autori che sarebbero il sogno di molti traduttori. Come direttore editoriale, poi, ha pubblicato altri grandissimi scrittori, americani e non, da Donald Barthelme a Richard Yates, da Jennifer Egan a Donald Antrim. Poi, come un fulmine a ciel sereno nel panorama dell’editoria indipendente italica, Martina e minimum fax hanno divorziato, e lei è tornata a dedicarsi principalmente alla sua prima passione: la traduzione. Insomma: non c’erano molte persone più adatte di lei in Italia a parlare di libri e di quello che diventeranno.
Prima di iniziare, un disclaimer: io e Martina ci conosciamo da qualche anno, e non abbiamo mai perso occasione di parlare di editoria ogni volta che ci siamo visti; di dove sta andando, di cosa sta succedendo, di quale direzione potrebbero prendere le cose. Ho pensato, quindi, di registrare l’ultima di queste nostre conversazioni, strutturandola con un po’ più di accortezza, e trasformarla in un’intervista per le pagine di Scrivo. Mi sembrava importante dirlo, anche per evitare di far finta che io e Martina non ci conoscessimo e fare la farsa delle domande con il lei. Se la conversazione ha un tono troppo scanzonato e la cosa vi irrita, perdonatemi. Sappiate che non è artificioso. Parliamo così. E, dato che quando abbiamo parlato, Martina aveva da poco lasciato la casa editrice per la quale aveva lavorato per quasi quindici anni, la conversazione, ovviamente è partita da lì.
Come ti stai adattando alla tua nuova vita da freelance?
Guarda, sono pessima. Sto nell’ozio più totale. Negli ultimi giorni, presa un po’ dall’ansia, sto iniziando a lavorare un po’ di più. Il problema di tutti i traduttori è sempre quello: c’è il giorno che faccio dieci cartelle, e mi dico, fantastico, posso fare dieci cartelle in un giorno, e il libro è 250 cartelle, quindi in 25 giorni ho finito il libro! Però poi in realtà non è mai così. Ne faccio dieci un giorno, poi il giorno dopo ne faccio tre, poi mi dico che recupero, e si continua così. (segue...)

32 commenti:

La firma cangiante ha detto...

Ho letto l'intervista e, per quanto l'abbia trovata stimolante e interessante, mi ha messo un poco di tristezza.

Personalmente cerco di non leggere e soprattutto di non comprare cose come l'autobiografia di un calciatore o l'ultimo di Volo. Non è che sono snob o altro, solo che sono stanco di vedere sempre questi prodotti in cima alle classifiche di vendita. Quando e se (speriamo di no e che non accada mai) si pubblicherà solo questo tipo di letteratura a me non resterà che guardare al passato e rimpiangere per sempre la morte di una cosa GRANDISSIMA.

Certo, come dici anche tu, ci sta anche. Se leggi, che so, dieci bei romanzi in un anno, ci sta pure che uno sia l'ultimo di Volo, il libro di Del Piero o quel che ci pare. Ma leggere solo quello, pubblicare solo quello? No, per carità, per pietà, vi prego...

Questo è il mio ignorantissimo pensiero, ammetto di sentirmi sempre più (per questo e tantissimi altri aspetti) inadatto alla società che sta arrivando sempre più prepotentemente. Spero di sopravvivere, non parlo solo di libri ma di tutto, ora sono disoccupato per dirne una. Seguo nuove strade ma tra poco che farò? Tutto è avvolto da una spessa coltre di nebbia.

Almeno ho una buona scorta di libri in casa. Di carta. Di quelli che hanno addirittura un odore. E una storia da raccontare.

LUIGI BICCO ha detto...

Bellissima intervista. Conoscevo l'aneddoto dell'asta con la Einaudi per i diritti di Carver e mi ha sempre fatto venire i brividi. Tra l'altro ho appena letto l'articolo di Shout sulle sue illustrazioni per le nuove edizioni di Carver, ma pubblicate dalla Einaudi. Le cose cambiano, eh.

Che l'editoria stia attraversando un periodaccio non è cosa nuova. Ma per quanto mi riguarda ci si dovrebbe solo chiedere dove si sta andando a parare e attuare una serie di cambiamenti. Parlo di evoluzione. Di gente che legge ce n'è poca ma ce n'è. Bisogna capire come convincere (e stimolare) gli altri a darsi alla lettura. "La fai facile", dirai tu. Infatti non ho mica detto che è facile :)

CREPASCOLO ha detto...

Nemmeno io ho letto la bio di Ibra scritta da Fabio Volo. Immagino che x un editore sia una pietanza seducente. Nel tube della città della Madonnina vedo spesso leggere libri. Ho il sospetto che x alcuni sia un diaframma come x il Bill Hurt di Turista x Caso che protegge dalla necessità di dire no con la testolina quando il violinista dilettante ha finito di torturare la marcia turca e pretende il guidernone di Mastro Titta.
Il libro di carta rincula, saluta ed esce x la comune, scappellandosi , con il sorriso timido di Charlot. Mi strugge la cosa xchè ne ho consumato molto oltre la modica quantità e dovunque mi giri salta fuori un libro: mesi fa sono sceso in garage e ho trovato un libro di Fabio Volo ( giuro ) di cui nemmeno Crepascola è riuscita a giustificare la presenza.
La gente avrà sempre bisogno di raccontare e raccontarsi - ammesso che siano due cose diverse - e lo farà attraverso ologrammi sui capi sintetici o tatuaggi parlanti o bengala psionici o qualsiasi altra combo di idee e tech che i ns discendenti partoriranno dopo una indigestione di pseudoborgers nelle colonie extramondo. Roba che David Foster Wallace, Jonathan Lethem e Cormac McCarthy ( e nemmeno Phil Kindred Dick ) si sarebbero mai sognati di ipotizzare. Mi piacerebbe esserci xchè non so se mi scapperebbe da ridere o da piangere o se rimarrei a bocca aperta come in un manifesto suprematista russo con le linee cinetiche di forza giappo che si irradiano dal mio testone mentre le radiaz tutt'intorno colorano la atmo di indaco. Devo cercare di vivere fino a quel momento: da domani basta Pringles alla paprika.

La firma cangiante ha detto...

Inquietante la visione di Crepascolo, io voglio però fortemente morire prima che si avveri :)

CREPASCOLO ha detto...

No, per favore, resta con noi e siediti in platea a guardare
" lo spettacolo d'arte varia /
di uno innamorato " - come direbbe il mio amico ed ex allievo Paolo Conte - del libro, che si incammina verso la parola fine. Il sipario scende e tutti applaudono xchè pensano sia una grande interpretazione ( del libro ) ed invece se ne è andato davvero ( sempre il libro ). Bel concetto. Strano che nessuno ci abbia mai pensato prima.

CREPASCOLO ha detto...

Un'idea x una fiction di pochi minuti x Rai4 o 5: Stas Gawronski cavalca verso il crepuscolo indossando un libro - sorta di uomo sandwich in salsa western - e con la maschera di Alan Ladd.
Ammettto che sia "anche" un escamotage x impedirgli di leggere brani scelti di libri...

CREPASCOLO ha detto...

Stas Gawronski è comunque la mia scelta x il ruolo di Christof nel caso qualcuno, finalmente , mi dia la possibilità di girare un remake del Truman Show. Al posto di Carrey vedrei bene Stefán Karl Stefánsson ( il Robbie Rancido dello show Lazy Town ): cbi ha bimbi in età prescolare mi può capire.

sartoris ha detto...

Sono lieto che l'intervista stimoli la discussione. Potete immaginare quanto sia turbato io che di editoria ci vivo (mmmh ne parliamo meglio magari:-)

CREPASCOLO ha detto...

Apparentemente off topic ( non che i miei commenti su Stas...): all'inizio della estate, come promesso da mesi, Crepascola ed io abbiamo accompagnato Crepascolino a Leolandia ( un parco divertimenti ndr ). Era una bellissima giornata e, ovunque lo sguardo arrivasse , bimbi sorridenti e genitori al seguito salivano e scendevano dal brucomela o dalla calcinculo. Una delle poche occasioni in cui nel mio zainetto non riposava un libro. Nessuno intorno a me, sarei stato disposto a scommettere il mio poster autografato di Stas, aveva un libro in saccoccia .
Sotto un albero, su di una panchina, noto un signore riccioluto che sta leggendo. Era Fabio Fazio, il popolare personaggio televisivo. Mi sono quasi commosso. Probabilmente era Solar di McEwan o Invisible Monsters di Chuck Palahniuk, ma sarebbe andata bene anche la bio di Ibra a firma Volo.

La firma cangiante ha detto...

Anche io ero in Leolandia nello stesso periodo (un paio di giorni), Fazio non l'ho visto, non ho visto neanche Paul Auster del quale stavo leggendo la Trilogia di New York in quei giorni. Non ho visto neanche Auster leggere la biografia di Ibra scritta da Volo. E nemmeno ricordo se la trilogia di New York rimase a Moncalieri o partì per Capriate. Forse me la rubò Gawronski per un paio di giorni, probabilmente istigato da Omar. Chissà.

sartoris ha detto...

Ragazzi, scrivo da un telefonino e quindi mi perdonerete se non ho letto bene i vs commenti, spero di non ribadire un concetto che avete già espresso ma mi pare chiaro che il mercato editoriale stia affrontando due contingenze: la prima è quella della crisi economica generale - con tutte le complicazioni del caso - e la seconda, per l'appunto, l'arrivo degli smartphone nelle nostre vite: esiste forse qualcuno nelle sale-attesa di un barbiere/dentista/ferrovie che non smanetti si internet anziché leggere un buon prodotto cartaceo? Purtroppo è in atto un cambiamento antropologico che ci sta modificando la testa... non credo che il libro scomparirà mai ma temo diventerà parte di qualcos'altro che non mi piace... vedremo, per intanto il primo effetto è che per noi autori, noi che campiamo di anticipi e soprattutto di indotto culturale (conferenze, corsi, articoli su riviste e giornali) i tempi sono gramissimi ;-(((

CREPASCOLO ha detto...

Auster nei suoi gg parigini ha camminato tanto da coprire la distanza Leolandia - Luna e nemmeno io l'ho visto a Leolandia, sebbene ogni tanto rilegga la sua Città di Vetro fumettata da Dave Mazzucchelli e persino un discreto hard boiled che Paul scrisse sotto falso nome x fare qualche soldino e poter continuare a camminare. Omar era a Leolandia i quei gg - o forse un suo cosplayer - e Crepascolino sta ora cominciando a smettere di tremare e a dimenticare quel signore inquietante che lo introduceva nella solita Casa degli Orrori dicendogli di aspettarsi l'inferno...

CREPASCOLO ha detto...

Il problema, secondo il mio personale e sindacabilissimo parere, non è tanto il veicolo di fruzione - sia chiaro che non sto parlando del sacrosanto desiderio di chi esprime idee di essere remnunerato - quanto la percezione, direi la consapevolezza, del fruitore dell'importanza dello specifico della esperienza di lettura che tutto risiede nella sua possibilità di riflettere su quanto è proposto.
Un film o un quadro o una foto mostrano di una stessa storia facce diverse che sono assimilate a velocità diverse.
Partecipano alla composizione della persona umana tutti i mezzi di comunicazione e di espressione artistica. E' l'individuo, poi, man mano che matura un gusto a fare scelte. E' importante che il cesto in cui cerca le mele le contenga tutte.

LUIGI BICCO ha detto...

>> non credo che il libro scomparirà
>> mai ma temo diventerà parte di
>> qualcos'altro che non mi piace...

Ecco. E se invece fossi tu scrittore a farlo diventare qualcosa che invece piace a te?
"La fai facile", dirai tu (e sono 2).

Ma a parte gli scherzi, l'argomento è davvero parecchio interessante e meriterebbe un approfondimento. Si dovrebbero incontrare in pazza gli editori, gli scrittori e i lettori.
O una cosa del genere, insomma.

sartoris ha detto...

alle ultime notazioni di Crepa e Luigi, che in qualche maniera chiamano l'autore come correo dell'andazzo, mi sento di dire che non nego la necessità di una seria riflessione sull'argomento, ma ciò non toglie che allo scrittore in questo momento si debba riconoscere il medesimo status dei cantanti durante la famosa crisi in epoca Napster. La discografia, lo sappiamo, ne è uscita tremendamente ridimensionata e le star hanno dovuto reinventarsi coi concerti, gli eventi, le promozioni alternative, ebbene penso questa sia una strada possibile anche per noi se non fosse che:
a) già lo facciamo (personalmente, nonostante numerosi acciacchi di salute che ultimamente mi stanno minando, sono sempre in giro per promozioni
b) se creare un evento "empatico" con la musica è cosa facile, lo è meno con un prodotto più specificamente ritenuto "culturale" come la letteratura...
c) la fruizione dei due media, resta comunque differente. La musica la senti mentre fai jogging, la appiccichi come sfondo ad uno spot, la senti mentri studi. La Letteratura per "riceverla" richiede una concentrazione e un interesse che sono totalizzanti...

infine, mi sento di dire che personalmente do il massimo nelle mie storie e le sento sempre "pronte" prima di licenziarle, quindi è un intero apparato (quello editoriale) che dovrebbe mettermi poi nella condizione di farle fruire dal mercato, io più che dedicare la maggior parte del mio tempo anche dopo, a stampa avvenuta, alla diffusione di ciò che ho costruito non posso fare :-)

La firma cangiante ha detto...

Per come la vedo io, da esterno al settore, da lettore e appassionato, lo scrittore mi sembra l'ultimo che possa invertire le nuove tendenze. Il rapporto con il libro sta cambiando e le cause principali (senza star lì a discutere se il cambiamento sarà negativo o positivo) del cambiamento le vedo negli editori, nella tecnologia ma sopratutto nei lettore e andando a monte quindi nella scuola, nelle famiglie etc...

Sono convinto che non manchino gli autori pieni di idee, di proposte anche stilisticamente avvolgenti, di gente in gamba, come sono convinto che non manchino nel calderone collettivo delle idee le buone storie da raccontare.

Ma in quanti siamo a volerle leggere? Tempo fa leggevo su una bella rivista la lettera di un lettore che difendeva i libri di uno scrittore di cassetta (evitiamo i nomi così facciamo un discorso generale) che vende e stravende perché il suo scritto gli ricordava alcune delle cose della sua infanzia, il buondì motta, magari la trasmissione tv e non so più quale altra stronzata. Va bene, tutto lecito, anche a me la nostalgia non dispiace, anzi. Emblematica la risposta del redattore che scrisse una cosa tipo (vado a memoria) "ok, niente di male, leggilo pure se ti accontenti di questo".

Forse non c'è più la curiosità, la ricerca di un qualcosa di più coinvolgente, stimolante. Almeno qui da noi, non so all'estero come sia messa l'editoria.

Anonimo ha detto...

Li mortacci vostri! Ma perché invece di scrivere non andate a leggervi qualche libro prima che sparisca?... :-)
Fabio

CREPASCOLO ha detto...

Non tanto l'autore, mi rendo conto di quanto paia paradossale, quanto il lettore è correo o meglio segue l'onda, si piega al vento come il bambù, come è prescritto in alcune tecniche di difesa personale.
E' stato calcolato, non so da chi o come , che un contadino del medioevo nella sua intera giornata non assorbiva le info a cui ha accesso un qualsiasi cittadino del villagio globale del 21mo secolo. Non è dato il tempo di fermarsi, pensare, scegliere, meditare e rielaborare. Oggi + che mai è vero che il tempo è la moneta + preziosa ed invidio il mio cucciolo che scopre ogni giorno un mondo nuovo in cui perdersi e speculare, ma probabilmente quando sarà uno spelacchiato e rugoso rudere di mezza età come il suo papà oggi consumerà idee e parole con modi e velocità diversi.

CREPASCOLO ha detto...

Leggiamo, leggiamo.
Tra reminders ed usato sicuro ( un bollino garantisce che il precedente proprietario non abbia mai fatto una orecchia ad alcuna pagina del testo ) è ancora il modo + economico di vivere in altri mondi o capire quello che ci è toccato.
In una antologia di racconti del Continental Op , anni fa, ho trovato la foto di due ragazzotte equine in reggiseno e jeans che sorridevano, occhi rossi di chi guarda diritto verso l'obiettivo, in un modo che a Steve King avrebbe ispirato almeno un paio di volumi scritti fitti fitti su antichi riti indicibili in quel di Salem. Ho lasciato la foto sullo scaffale, ma ancora oggi non riesco a prendere in mano quel paperback e a guardare la stilosa cover di Pinter senza reprimere un brivido...

sartoris ha detto...

@Crepa l'idea che il lettore sia troppo volubile mi ispira anche se ovviamente la faccenda è (deve essere) più complessa di così. Certo ci siamo persi una generazione (e passa) di lettori dietro a una televisione lobotomizzata... ma non voglio più colpevoli, è tempo di nuove prospettive...

@Firma grazie quoto parecchio anche il tuo sostegno (in quanto autore, dico) perché siamo effettivamente quelli con meno potere di cambiamento (ovviamente, la sollecitazione di Luigi Bicco resta importante, non la colgo come una semplice provocazione e da tempo mi chiedo quale debba essere il nostro contributo fattivo alla crisi contemporanea del settore)

sartoris ha detto...

@Fabio: boss, il tuo commento è come sempre azzeccato nella sua lapidaria secchezza :-) (ma indulge, credo, nella convinzione che esista una accolita di prescelti - come noi lettori forti e seriali - che deve leggere, leggere, legge, mentre forse oggi è tempo di sfondare altrove alla ricerca di pubblici nuovi)

La firma cangiante ha detto...

Sono d'accordo con Omar, è tempo di cercare nuovi pubblici e rieducare molto pubblico a uscire dalle solite letture, dalle strade principali che certa grossa editoria propone. C'è tanto altro e molto spesso quell'altro è meglio.

Credo che tanto potrebbe fare la scuola, tanto potrebbe fare l'uscire dall'idea del capitalismo a tutti i costi e solo quello. Certo ogni impresa deve monetizzare, non è detto che si debba sempre e solo seguire la strada comoda e facilona del tanto al kg.

Credo che molte cose non funzionino perché in fondo in fondo chi può iniziare anche solo a pensare di cambiare un po' le cose non vuole farlo.

Anonimo ha detto...

E' avvilente come, qualche anno fa, seguendo uno studente di quinta liceale, lo vedessi scrivere come ai miei tempi alle medie (e non parlo di me). Capisco, tuttavia, che i moderni mezzi di comunicazione possano avere altri importanti lati positivi. Non so se il libro sparirà. Sicuro che sparirò prima io e l'anno scorso l'ho vista nera nera e non si trattava della canzone di Zucchero.
Fabio

sartoris ha detto...

Boss, proprio ieri sono stato in clinica (ho davvero qualche guaio di salute che spero di risolvere) e affianco a me c'era una signorina di 103 anni lucida e simpaticissima... non disperiamo via, la vita può essere più lunga di quanto noi stessi immaginiamo :-) (messaggio ottimista via, oggi è andata così)

Anonimo ha detto...

Me lo dice anche la mi' figliola Claudia "O babbo, dici sempre di morì e ummoi mai!". Lo faccio per scaramanzia. Tra l'altro ho scritto anche l'"Elogio della tomba" qui http://www.sherlockmagazine.it/rubriche/4414/
Fabio

LUIGI BICCO ha detto...

Più che una provocazione la mia domanda voleva proprio stimolare una riflessione a latere. E non è solo l'autore che deve essere tirato in ballo, anzi. L'editore si dovrebbe chiedere cosa vuol dire promuovere un libro OGGI. Il lettore dovrebbe informarsi molto di più e a volte, al contrario, lasciarsi sorprendere. E tutta la questione, lo ribadisco, non sta nella carta o in un freddo lettore elettronico. Quelli sono solo contenitori.
Magari ne riparleremo. Intanto però, visto che ti voglio bene come ne voglio al mio amico immaginario, e visto che anch'io in questo periodo non sono molto in forma, spero che ci si possa riprendere presto entrambi. Che con tutto 'sto tempo sottratto alle letture poi si diventa ignorati, appunto ;)

sartoris ha detto...

Grazie Luigi. Ci riprendermo di sicuro. Non avere dubbi :-) c'è ancora tanto da fare...

CREPASCOLO ha detto...

In bocca al lupo a tutti e due

sartoris ha detto...

@Crepa: thanks - crepi il lupastro!

LUIGI BICCO ha detto...

Crepissimo :)

Dario pm Geraci ha detto...

Mi sono permesso di condividerla...
Amara ma vera

sartoris ha detto...

Amarissima, Dario :-(