venerdì 18 luglio 2014

Leone e la critica italiana...

Cinquant'anni fa, era il 1964, con Per un pugno di dollari il grande Sergio Leone accendeva la miccia del più clamoroso fenomeno commerciale del cinema italiano di tutti i tempi: la pellicola a basso budget, con una lavorazione a tratti disperata per mancanza di fondi (in Spagna ci fu addirittura un ammutinamento della troupe perché non percepiva la paga da un mese) ebbe un successo travolgente che in breve tempo varcò i confini nazionali e finì per costringere producers e investitori d’Oltreatlantico a fare marcia indietro e ricredersi sulle innovazioni del cineasta facendo a gara per finanziargli i progetti successivi.
Ma anche la critica di casa nostra, perlopiù unanimemente arroccata nelle cinture di uno squallido provincialismo, non mancò di foderarsi gli occhi davanti alla rivoluzione in atto in quel momento sugli schermi italici: il vate dei critici Tullio Kezich, ad esempio, non fu certo tenero con il regista romano, scrivendo sulle colonne di Panorama: «Adesso, tra tante belle pensate, si è scoperto anche il western. Il sottogenere del western autarchico ha in questi giorni il suo primo successo. Lo ha diretto tale Bob Robertson, che risulta essere l'italiano Sergio Leone. I ragazzi vanno tenuti lontani da questa scuola di violenza, ma gli adulti che cosa possono trovarvi al di là di uno sfogo dell'istinto di sopraffazione?».
Mezzo secolo più tardi, in occasione del ritorno in sala della trilogia del dollaro restaurata dalla Cineteca Nazionale di Bologna, quando l'arte di Leone ha intanto influenzato generazioni di cineasti, fumettisti, sceneggiatori e musicisti in tutto il mondo, alcune penne altolocate della critica del Belpaese continuano a liquidare il talento del regista con spocchiosa sufficienza. Ieri, la stimabilissima Alessandra Levantesi (moglie di Kezich, tra l'altro; una giornalista che il titolare del blog, da sempre lettore del quotidiano La Stampa, praticamente venera), recensendo la nuova copia de Il buono, il brutto, il cattivo concede al capolavoro due misere stellette (tradotto: film modesto!) aggiungendo:
«...il film rivisto oggi dà per molti versi ragione a chi all’epoca lo considerò di un manierismo eccessivo e compiaciuto; e tuttavia conferma l’abilità di Leone a manipolare gli elementi spettacolari del western, sradicandoli dalla loro originaria matrice storico/mitica. Che poi il tutto possa risultare indigesto a chi conosce e ama i classici di John Ford, è fuor di discussione».
Leone da lassù se la starà ridendo...

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Vabe' chi se ne fo...? Stiamo parlando di un caposaldo campione d'incassi che l'intero globo ci invidia... la signora Levantesi avrà gusti diversi ;)))

sartoris ha detto...

No ma infatti nessun dramma. Solo delusione. Adoravo la sensibilità della Levantesi... :-)

sartoris ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
LUIGI BICCO ha detto...

Con tutto il bene che le si può volere, la Levantesi è la stessa che nella sua rubrica filmica ha dato poi 3 stellette a Transformers 4. Portatemi tanta pazienza, eh :)

sartoris ha detto...

@Luigi, ma infatti se devo essere sincero è stato quel contrasto stridente a farmi incazzare per davvero... Vabe', mi vien da pensare che in famiglia c'avevano un conto aperto, con Leone :-(

Fabrizio ha detto...

Io con TE di questo film non ci parlo:).....almeno sino al giorno (arriverà ne sono certo) nel quale ammetterai che si tratta di B-movie (anzi addirittura "film di recupero"). W la trilogia del dollaro, sempre!

sartoris ha detto...

@Fabrizio: come B-Movie? Ma scherzi? (vabe' io e te su questo punto non siamo d'accordo... e comunque attento che ti rigo la macchina;-))))