mercoledì 4 giugno 2014

il ritorno di Capraro...

"Il telefonino riprende a vibrare, numero privato, è la terza volta da questo pomeriggio.
Prima di alzarmi dal tavolo, lancio una scorza di formaggio a Lina.
Giorni fa l’avrebbe addentata al volo. Muso poggiato sulla sua coperta, apre gli occhi, mi osserva uscire dalla cucina. Si solleva stancamente sulle zampe e mi segue fino alla porta del cortile.
«Allo?».
«Era ora» risponde una voce risentita.
«Che vuoi?».
«È da un po’ che non ci sentiamo. Secondo te, cosa posso volere?».
«Non lo so. So soltanto che il mio nome non dovrebbe più esserci nei tuoi elenchi».
«Come sta il vecchio rimbambito?».
«Philippe non è un rimbambito».
«Il tuo aereo parte domani mattina alle sette e mezzo».
«Non ricordo di aver prenotato voli».
«Sempre quest’atteggiamento ostruzionistico…», sbuffa.
«Nessun ostruzionismo. È quel che avevamo stabilito».
«Avevamo? E da quando sei tu che stabilisci? C’è un lavoretto da sbrigare e sei il più indicato, mica c'è da discutere»."
• Michele Pellegrino ha smesso di uccidere e si è ritirato nelle campagne francesi, ma la sua carriera criminale ha lasciato delle ferite aperte e dei misteri irrisolti: il rapido disfacimento del suo clan, il suicidio in carcere di un amico fraterno, un disegno oscuro che lambisce pagine infelici della storia nazionale. Ecco allora che gli viene assegnata un’ultima missione che lo riporterà nel suo paese natio, nel Sud Italia, a fare i conti con il passato. Osvaldo Capraro offre al lettore un noir spietato e inquietante, in cui tutto il male viene stemperato dall’intensa tenerezza che lega il protagonista alla sua cagna e che scaturisce dal conflittuale legame con la giovane Erika.
Una scrittura chirurgica, essenziale, che non teme di evocare sentimenti delicati in questa disumana realtà.

Osvaldo Capraro vive e insegna a Monopoli (BA). Dopo Il pianeta delle isole rapite (la meridiana), ha pubblicato il noir Né padri né figli (e/o), con cui ha vinto nel 2006 il premio ‘Città di Bari’. Ha partecipato alle antologie Qualcosa da dire. Voci da una Puglia migliore (Kora), Ogni maledetta domenica (minimum fax) e Meridione d’inchiostro (Stilo Editrice).
Suoi articoli e racconti sono apparsi sullo «Straniero» e su «Nuovi Argomenti».

Nessun altro mondo - Osvaldo Capraro (Ed. Stilo)

14 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Il ritmo dei dialoghi non è malvagio. Mi lascia perplesso quel rimbambito che usano solo le persone di una certa età e quelli come me che dicono ananasso e calcolatore elettronico in loco di computer e cose come in loco con grande divertimento di Crepascola che sopporta, ma non osa in casa , perle come ramdomico, upgradare e fasare.
Le virgole non mi covincono. La punteggiatura è il respiro della frase ed è innato ( Rex Stout x voce del suo pachidermico Nero Wolfe).Meglio "Muso poggiato sulla sua coperta, apre gli occhi e mi osserva uscire dalla cucina ". Meglio " Il telefonino riprende a vibrare, un umero privato : è la terza volta da questo pomeriggio."
Non chirugico, a meno che si intenda un ragazzo appena uscito dalla univerità troppo sicuro del suo talento come il mio chirurgo plastico ( avevo chiesto il Rourke de L'Anno del Dragone e ha sfornato quello di The Wrestler ). Come cantava Ivan Graziani " Tu sei il libeccio /ed io il maestrale / son sempre venti, sì, /ma non è uguale ".
Mi piace molto il titolo Il pianeta delle isole rapite. Darei la polaroid del mio chirugo plastico trafitto dai suoi bisturi come un Sab Sebastiano dell'era del botox per averlo appiccicato io ad un mio libro. E ne ha sfornato un altro chesi chiama Nessun Altro Mondo. Probabilmente da bambino è stato morso da un Bradbury radioattivo.

CREPASCOLO ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
CREPASCOLO ha detto...

Kora guardava nel crepuscolo dalla finestra del suo ufficio al 150mo piano i lavori per la creazione della ennesima isoletta artificiale nell'oceano cristallino e pensava che non erano bastate le piramidi e gli obelischi a far capire all'uomo che non era in grado di sostituirsi a chiunque avesse deciso prima del tempo di dare spazio a cose come pianeti ed altro che lo spazio occupassero nel tempo.
Si accorse allora che aveva pensato senza virgole e che stava cadendo dalla finestra dentro il gioco del Monopoli e sarebbe caduta sul Parco della Vittoria e non in una bella isoletta ripiena di confort. Se solo avesse saputo farsi gli affari suoi e non sbirciare quei fax. Chi usa ancora il fax poi ? E' roba antica come lo slaim , i Trasferelli e motti come se Parigi avesse lu meri sarebbe na piccola Beri. Solo quel rimbambito del suo capo poteva spedire il facsimile di un documento riservato ( non classificato perchè trad del put per classified le aveva fatto notare quel rimbambito ). Ora Kora stava x fasarsi con il suolo. Peccato.

sartoris ha detto...

@Crepa, Osvaldo è un amico ed è uno scrittore dotatissimo. Non nascondo anche da parte mia qualche dubbio circa l'idioma utilizzato ("ostruzionistico" non l'avrei mai utilizzato, soprattutto nell'incipit) ma ti assicuro che il ritmo dell'intera storia è solido, e la vicenda assume presto un'aura malinconico-lirico che soddisfa appieno ;-)

CREPASCOLO ha detto...

Condivido . Mi ero dimenticato ostruzionistico. Unghie di gatto che grattano mentre precipita dal Flatirion Bldg. Anche se - come nota chiunque è uso ascoltare con attenzione i dialoghi ( persino le trascriz delle intercettaz )- siamo tutti tentati dall'impiegare termini che non dovrebbero appartenerci. Lo iato tra persona e personaggio.

sartoris ha detto...

@Crepa: sì ma, ribadisco, Osvaldo è un narratore di razza, alla fine si può opinare l'uso di questa o quella parola, ma il lavoro va valutato nel complesso, e ti assicuro che questo romanzo sembra una versione mediterranea de «L'Inverno di Frankie Machine» ;-))

Giovanni ha detto...

A parlare sono due personaggi in là con gli anni e il loro linguaggio forse non poteva che essere tale...
In ogni caso, confermo: Capraro è un narratore di razza (e se qualcosa non funziona, la colpa è dell'editor). ;)

sartoris ha detto...

Giova tranquillo, Crepascolo parla di questo attacco (peraltro lodandone molte cose) senza aver letto il resto del libro. Io che ho quasi concluso la lettura confermo tutta la mia stima per un narratore che merita tanto e di più. Ad avercene...

CREPASCOLO ha detto...

Crepascolo è avanti con gli anni, ma lo era anche quando aveva l'età per apprezzare slaim e Trasferelli. Nato vecchio con un solo neurone a forma di ananasso che funziona come uno di quei calcolatori elettronici steampunkici che il solito mad doctor aziona girando una manovella ed emettono una scheda perforata. Non è da prendere sul serio quando discute di grammatica, sintassi e punteggiatura. Anni fa scrisse un telegramma completo di punti e virgola quando cambiava il soggetto, ma riteneva non occorresse interrompere bruscamente con un punto a capo. Era lungo come un Proust glossato. La mamma gli rispose: .
" Quindi hai finito i soldi e non sai come tornare? ".

CREPASCOLO ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Però Crepascolo deve essere simpatico anche quando critica... :-)
Fabio

sartoris ha detto...

@Fabio si decisamente. Però leggi Capraro anche tu. Secondo me è nelle tue corde ;-)

CREPASCOLO ha detto...

Lo leggerò anch'io: sono in debito con il sig. Capraro perché mi ha fatto scoprire il blog del suo editor. E poi Osvaldo è il nome dello scrittore di Triste solitario y final e del principe consorte di Orietta Berti che negli anni settanta era il clone della Liz di Riflessi in un occhio d'oro ovvero La Donna.

CREPASCOLO ha detto...

Orietta Berti baratta una notte di lap dance con il numero di telefono di Mike The Pilgrim Rourke, un ex operatore dei servizi specializzato in wetworks. Sebastian Saint era il suo unico contatto con quel vecchio mondo e non avrebbe tradito Pilgrim per nessuna somma, ma quella bambolotta di carne in lingerie farebbe a brandelli un mistico stilita.
Fissato l'appuntamento - puoi mettere tanta strada tra te ed il tuo passato, ma lo troverai sempre incollato alle tue chiappe nel momento in cui penserai di rilassarti, sederti e quello emetterà un gemito - Orietta spiegò al professionista che voleva scoprisse xchè era invitata solo a commemoraz di Vecchie Glorie con " fossili eurogiubilati come la Zanicchi".
Il Pellegrino sapeva dove cercare, sotto quale sasso cercare, quale muso piallare e presto scoprì che Liz Taylor voleva costringerla a sparire nel nulla di un crepuscolo di fine estate perché il suo amico Moonwalker - un artista pop peterpanico ritiratosi da tempo nell'isoletta artificiale x ricchi fantasmi come Elvis e Jimmie Dean - potesse tornare, dopo un ettaro di interventi x mano di un chirurgo appena uscito dalla università e troppo sicuro del suo talento, nei panni di una bambola bella e tonda come la Gioconda, per dirla con Piero Pelù.
Orietta la prese bene tutto sommato - l'imitaz è la + sincera forma di adulaz - fino a che scoprì che Osvaldo, il suo principe servente era scappato con la Moonwalker, pazzo d'amore. Triste solitario y final. So goes life.