domenica 18 maggio 2014

Gomorra, la serie: la accendiamo!

Dio che palle le critiche su Gomorra, nuova serie tv che Sky - a otto anni dal libro di Saviano e a sei dallo splendido film di Matteo Garrone - ha realizzato con grande dispiego di mezzi!
Com'era prevedibile, un fiume di (abbastanza sterili) polemiche ha accompagnato lavorazione e messa in onda delle prime puntate (sinora 4 su un totale di 12): il primo a schierarsi contro l'ennesima narrazione criminale di Napoli è stato il sindaco Luigi De Magistris, arrivato a chiedere che una parte dei diritti di cessione della serie venisse data a Scampia per iniziative benefiche. Il trailer ha fatto imbestialire anche gli A67, apprezzato gruppo di rap e rock alternativo attivo a Scampia, che sul loro blog hanno scritto: «la cosa che fa più male è la mistificazione di chi ha avallato e ha collaborato a questo schifo. Non si può e non si deve far passare questa operazione di business come l’urgenza di raccontare un territorio». Mentre, in queste due prime settimane di programmazione, i social network traboccano dello sdegno velenoso e dell'orrore dei residenti per la mercificazione del loro dramma quotidiano… come se occultare una fiction rendesse meno doloroso l'oltraggiosa carie mai curata che dilania un paese intero.
La verità è che Gomorra è, tecnicamente, una serie-bomba per gli standard italiani nonché, paragonata a ciò che accade nelle televisioni straniere, un prodotto eccelso in grado di competere senza vergogna in un ipotetico campionato internazionale dell'intrattenimento e anzi, chiunque si occupi di scrittura e cinema non può che emozionarsi dinanzi all'altissimo pregio (sinora) sfoggiato nel lavoro di Stefano Sollima (una garanzia: è lo stesso a cui fu affidato l'adattamento tv di Romanzo Criminale) e dei suoi partner Claudio Cupellini e Francesca Comencini che lo alternano dietro la mdp sotto l'egida organizzativa di Cattleya, Sky e La7.
Ambientata a Scampia, nella periferia nord di Napoli - già terra della sanguinosa faida tra il clan DiLauro e gli scissionisti - sullo sfondo delle vele, i giganteschi edifici di edilizia popolare nati tra gli anni 60 e gli anni 70 e vittima di un profondo degrado, la fiction s'impernia sulla rivalità di due fazioni malavitose: quella dei Savastano e quella dei Conte. Standard di recitazione elevatissimi (gli attori, tutti campani e poco conosciuti, parlano un dialetto difficilmente accessibile a chiunque abiti oltre il valico del Po) e ricostruzione perfetta del coté camorristico che strazia quelle aree, gli episodi sono piccoli gioielli pregni di ritmo, azione e adrenalina, partiture equilibratissime che mescolano con sapienza la giusta dose degli ingredienti necessari ad appassionare un pubblico non necessariamente solo nostrano.
Il resto - le grida inorridite, gli strepiti e le ipocrisie di una classe politica che sinora ha saputo financo colludere con il potere della mafia - è tutta fuffa (sulla presunta magnificazione del Male, lo stesso Saviano ha rilasciato dichiarazioni condivisibilissime: «Guardare alle serie televisive come a un ufficio stampa del Male è uno sguardo un po' superficiale. Possono al massimo dare spunti a chi ha già scelto di essere un criminale. Si torna sempre al punto di partenza: alla realtà che ha fatto fare una scelta del genere. Il film non può mai essere un'educazione al crimine. La realtà è già oltre, non è la fiction che può indurre qualcuno a intraprendere la strada del crimine nella vita. La materia su cui intervenire è quella realtà, non il film che la racconta»).
Finalmente, era ora che anche in Italia il piccolo schermo si desse una scrollata per mettere finalmente a nanna i vari santini incentrati su preti, carabinieri e cantanti degli anni Cinquanta (e, vi prego, qualcuno tappi la bocca una volta per tutte a Garko e la Arcuri: i loro telefogliettoni in salsa siculo-mafiosa, quelli sì sono indegni di un paese civile!)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottimo lavoro per Sollima. Ciro 'o immortale e la sua truppa raccontati benissimo, senza farne degli eroi...
(Pippo)

sartoris ha detto...

Ma infatti Pippo. Gran prodotto e nessuna apologia della mala! E cmq fa ridere che il problema si ponga: forse in new México si sono lamentati di Breaking Bad per l'immagine data del posto dalla serie?

CREPASCOLO ha detto...

Un mammasantissima di picolo cabottaggio dice ad un perplesso pulotto ne Il Gatto ( con Tognazzi & Melato ndr ): " Noi siamo gente superstiziosa: se diciamo che a quello qualcosa ci deve succedere, ci succede ". Una epifanìa per il bimbo che ero e che sonnecchia ancora oggi dietro le mie rughe brizzolate di rottame biodegradabile, anche se avevo visto il film in estate ed il sei gennaio era tanto lontano.
Anni dopo la prova provata: Luca Carboni incide " ...intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film " ed il piccolo grande uomo inciampa in Ishtar, Sono Affari di Famiglia, Mad City. Prima di Luca il massimo del minimo era stato Il segreto di Agatha Christie ( che sarebbe stato un ottimo soggetto x Martin Mystere ). Ne parlavo ieri sera con i miei due amici Jase Latour ed Adam Kubert.
Latour - istintivo come un Tony Salmons, ma + stiloso - mi spiegava che ha fatto fatica ad imporre il suo mood negli States perchè un editor gli disse che ricordava Mark Badger ( " la DC e la Marvel negli eighties erano terrorizzate all'idea che la sua bizzarra combo di Munoz e Simonson soppiantasse il tratto + classico di tanti altri cartoonists e Mark finì x lavorare sempre meno e prevalentemente x la rete" ). Adam ha dovuto contenere la sua tendenza ad ibridare il famoso, nervoso ed elegante Joe Kubert Touch con roba presa di peso da Carl Barks e Floyd Gottfredson - si veda il suo Hulk fine anni novanta - perchè le Big Guns temevano non fosse abbastanza epico ( " mio fratello Andy ha tentato di sfuggire al cliche dei mascelloni dei suoi X-Men, Ka-zar e Cap con i dagherrotipi di 1602 e Wolverine: Origini e gli è andata bene xchè Morrison e Gaiman gli hanno data carta bianca quando ha lavorato su Bats, ma io ho dovuto guidare con il freno tirato " ).
Si può sfuggire a tutto meno che alle persone che desiderano la ns scomparsa. Erodoto, forse. O il tizio de Il Gatto. In Nex Mexico si sta lavorando ad una fiction su Little Nemo, ma con il bimbo che si addormenta nel suo bed e dorme senza bad dreams. Dovrebbe chiamarsi Nex Mexico e Nuvole. Noioso magari, ma sponsorizzato dalla proloco.
La prossima miniserie di Sky su Diabolik sarà caratterizzata da pulotti che sparano pallottole emostatiche e dal Re del Terrore che ha sostituito il pugnale con un taser. Formidabile il gag di Eva Kant che dimentica sempre di sostituire le batterie. Praticamente Sandra e Ray Mondo, ma con Ray in collant e Sandra + sbirula di Sbirulino. Garko nel ruolo della signorina Kant e la Arcuri in quella del Panterone. I soliti disfattisti hanno già iniziato una sterile polemica. Pazienza.

sartoris ha detto...

@Crepa: ehp! ;-)

LUIGI BICCO ha detto...

Il discorso è un po' complesso, credo. In giovinezza alcuni di quei posti li ho solo sfiorati da lontano, ma li ho visti. Posso capire che qualcuno si possa essere preoccupato perché l'apologia della mala che citi, in piccolissima parte, in Romanzo Criminale (la serie) era stata fatta, al di là del finale e a vederla dal di fuori di quella realtà. Ma come te credo che in un mondo civile non ci si dovrebbe mai preoccupare di cose del genere. Ma allo stesso tempo stiamo parlando di una serie tv che se prende a descrivere certe cose come si deve, altro che Breaking Bad.

Di sicuro non sono d'accordo con chi si lamenta che una serie tv del genere possa riflettere uno spaccato distorto della realtà. Anzi.

Oh, comunque sono curioso di vederla. Anche un po' timoroso, se posso dirti.

sartoris ha detto...

@Luigi vedila e poi fammi sapere, vedrai mi darai ragione... (è davvero fatta bene: ed è fiction)