Norman Mailer, giunto giovanissimo nel «Pantheon delle Lettere» grazie a Il nudo e il morto, romanzo bellico di eccezionale successo, si ritagliò presto un ruolo fondamentale nella cultura statunitense: perfido bacchettatore dei costumi e mordace politologo, lo scrittore colpì il pubblico con perle letterarie come I duri non ballano, Il canto del boia e Un sogno americano.
Assurto unanimemente a «Campione delle Lettere», negli anni settanta si ritrovò faccia a faccia - diventandone amico personale nonché baldo sostenitore - col «Campione della boxe» Mohammed Alì, l'uomo che fece del pugilato un'arte rivelandone al mondo la più profonda essenza.
Il combattimento è lo straordinario reportage di Mailer sull'epico scontro tra Alì e George Foreman a Kinshasa (Zaire) nel 1974. All'epoca, il grande Mohammed era stato defraudato del titolo per essersi rifiutato di imbracciare il fucile contro i vietcong - decisione che, se pure ne bloccò (temporaneamente) la carriera sportiva, confermò ciò che in molti cominciavano a sospettare: Alì, oltre a combattere da dio, aveva l'intelligenza di un abile politico. Il suo rientro in pompa magna nelle file della boxe professionistica è l'epicentro del racconto di Mailer, che verga pagine intrise di abilità giornalistica e di fervore appassionato (in gioventù Mailer si era cimentato coi guantoni) e non tralascia di fare il punto sul vorticante fall-out mediatico di tutta vicenda. L'eccentrico Don King organizza la disputa in Africa (nell'ex-Congo guidato dal dittatore Mobuto), riuscendo a trasferire sull'evento l'attenzione dei media. Nella capitale zairese si riversarono personalità afro-americane d'ogni genere (James Brown e B.B. King tra i tanti) e la crema dei reporter sportivi. Alì colse l'occasione per spavaldeggiare, proclamandosi davanti alle televisioni del pianeta come il paladino del popolo nero oppresso.
Genio della tattica psicologica, Alì provocava il suo avversario inoculandogli dubbi e riversandogli addosso accuse di servilismo bianco. Mailer riesce però a rendere in maniera eccelsa anche i timori che attanagliavano l'entourage del campione: in molti pensavano che Cassius Clay, ormai trentacinquenne e fuori forma, avesse perso il suo personale «touch», e Foreman era indiscutibilmente il miglior pugilatore in circolazione.
Genio della tattica psicologica, Alì provocava il suo avversario inoculandogli dubbi e riversandogli addosso accuse di servilismo bianco. Mailer riesce però a rendere in maniera eccelsa anche i timori che attanagliavano l'entourage del campione: in molti pensavano che Cassius Clay, ormai trentacinquenne e fuori forma, avesse perso il suo personale «touch», e Foreman era indiscutibilmente il miglior pugilatore in circolazione.
Ma il fulcro vero di tutto il libro è lo scontro: lo scrittore prepara il capitolo del match finale come un giallista si prepara a rivelare il colpevole nell'ultima scena: e quando i pugni diventano i soli protagonisti, il lettore e improvvisamente coinvolto dalla fatica fisica, dalla saettante violenza dei due contendenti, dalla sconvolgente capacità di Mohammed Alì di mutare a suo vantaggio le proprie lacune atletiche. Semplicemente memorabile.
Il combattimento
Norman Mailer (Ed. Baldini & Castoldi)
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