domenica 9 marzo 2014

giù in un infiammatissimo south...

Sono in molti a pensare che lo scrittore Charles Williams meriterebbe di ricoprire la medesima (strameritata) postazione d'onore occupata sul podio della letteratura noir da autori del calibro di David Goodis e Jim Thompson. Se ciò non è ancora un dato di fatto riconosciuto dai più è solo - almeno a giudicare dal parere di prestigiosi critici a stelle e strisce come Ed Gorman - per via della precisa volontà di questo bravo narratore sudista di non ricorrere mai a effetti speciali nella sua scrittura, né tanto meno d'incardinarla attorno a sentimenti titanici.
Eppure la prosa di Williams sa regalare momenti di grande intensità, e le sue storie cupe, sempre intrise di una malinconia chandleriana con piccanti virature southern, sono una gioia per gli estimatori (e pure le copertine dei suoi molti libri, se è per questo, hanno negli anni del pulp più spinto saputo regalare ai fan più di qualche sollazzo).
fascino retrò (enlarge)
Nato a San Angelo, in Texas, agli albori del 1900, morì suicida nel 1975 a bordo della barca su cui conduceva vita appartata. Amante del mare (dove ambientò numerosi dei sui romanzi di maggiore successo, come Dead Calm), appartiene a quella genia di abili storytellers d'oltreoceano cresciuti a pane e Grande Depressione, narratori vissuti in strada che guardavano alle condizioni sociali di un individuo considerandole la principale chiave di lettura del comportamento criminale. Penna raffinatissima capace di mutare registro a comando (oltre alla produzione noir, sempre venata di una poderosa luce tardo-romantica figlia di un machismo tutto hemingwayano, si segnalano molte commedie brillanti come The Long Saturday Night, molto cara a una «testa di cinema» come Truffait che la tradusse in film), in Italia ha avuto fortune alterne ma sicuramente il suo libro più famoso è The Hot Spot, Il Posto Caldo, noto al grande pubblico anche (e forse soprattutto) per l'ottima trasposizione cinematografica fatta da Dennis Hopper sul finire degli anni Ottanta (ne parlammo qui con piacere, oltre ad una resa grafica davvero efficace, la pellicola si lascia guardare per la bellezza mozzafiato dei protagonisti - ad affiancare un Don Johnson in splendida forma c'è una conturbante Virginia Madsen, ma come non restare a bocca aperta di fronte alla grazia teneramente boobies di una Jennifer Connelly appena sbocciata).
fascino boobies (enlarge)
La storia (ripubblicata da noi qualche anno fa col titolo L'inferno non ha fretta) si srotola lungo due o tre soli punti schematici, ma resi magnificamente: c'è la cittadina dimenticata da Dio nel cuore della profonda provincia made in USA, lo straniero che arriva per raggranellare qualche soldo con un lavoro temporaneo (vendendo automobili) e che coglie al volo l'occasione perfetta per compiere una rapina in banca credendo di sfangarla salvo finire stritolato dalla giostra dei ricatti incrociati compiuti ora dalla Dark Lady di turno e ora dallo sceriffo ligio al dovere. Alla fine sarà un tutti contro tutti dal quale, come sovente nella produzione nera di quel periodo, a farne le spese è l'innocenza del genere umano. Rapido, contundente e splendidamente narrato. In due parole: da recuperare (e in fretta pure!)

L'inferno non ha fretta - Charles Williams (Ed. Hobby & Works)

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo l'ho letto. Credo fosse edizione Tea (o era Garzanti?) Cmq davvero bello. Concordissimo

Pippo

sartoris ha detto...

Tea pure io, Pippo ^-^

Boh non so mah ha detto...

Se l'inferno non ha fretta, faccio in tempo a recuperare. La lettura, intendo :)
Intanto mi leggo Galveston... ;)

sartoris ha detto...

Grande Galveston, Eddy. Soprattutto alla luce di true detective... ;-)))

sartoris ha detto...

PS che poi, strana coincidenza, in questo romanzo di Williams uno dei personaggi ha un infarto mentre sta andando a Galveston :-)))

CREPASCOLO ha detto...

Ieri sera i ragazzi della Loggia del Leopardo mi hanno portato in una salumeria dove ancora si vende la Mitica Insalata Viennese. Il mio biscotto proustiano. Ne ho comperato una vaschetta sufficiente a contenere il galeone giocattolo di Crepascolino. Ho arpionato due medaglioni di wurstel ed un cetriolino e l'ho portato dove era logico portarlo. Ringrazio pubblicamente Henry Heimlich perchè è solo grazie alla sua Mitica Manovra che sono ancora qui a multare i bimbi che rallentano nella produzione di scarpe da tennis. La cosa , però, mi ha fatto riflettere. Stavo x arrivare nell'unico Posto Caldo che conti, infine, e desidero quindi buttare a mare il peso superfluo, purificarmi: "L'inferno non ha fretta " è roba che noi della Hobby Instead of Work
( lavoriamo come pasatempo quando proprio non riusciamo a passare il tempo guardando altri lavorare ) abbiamo scippato ad un aspirante scrittore che si firna Polmar. Non è un mangaka e nemmeno un metaumano giappo, sia chiaro. E' un ragazzo implume che si presentò alle ns porte mentre passavamo il tempo e ci propose una serie di romanzi il cui titolo conteneva semopre la stessa parola - qualche esempio: 1) All'inferno solo posti in piedi : Don Jay è un attore belloccio innamorato senza speranza di un aiuto regista - alla milionesima volta in cui domanda: " Mi ami, vice ? " è allontanato dal set, da tutti i set. 2) L'inferno non ha la furia di Furia: Barry Fan è il solito bimbo sveglio e lentiggionoso del deep south -scappa da una fabbrica di scarpe sportive con due paia di calzature in tela da vela, le fa indossare al suo cavallo ed attraversa gli States fino a che la bestia si stufa e prende a calci il suo padrone 3) Ci rivedremo all'inferno: due tycoons delle telecomunicazioni cellulari litigano tutta la vita nel tentativo di proporre , per primi, ai loro clienti la videochiamata. Schiattano in coda all'ufficio brevetti. Forse sarà stato il caldo.

Polmar, se mi leggi, ti chiedo scusa. Non lo farò più. Forse.

sartoris ha detto...

@Crepa: aspetta, lo rileggo un paio di volte e ti rispondo ;-)

LUIGI BICCO ha detto...

Non ho letto il libro, ma avendo come pallino fisso proprio la Connelly, se non erro il film in questione è reso celebrissimo in rete soprattutto per via di una scena, la prima e l'unica, di nudo integrale dell'attrice su menzionata.
Devo invece ammettere che di Charles Williams non ho letto mai nulla. A parte come ne parli qui, non ti chiedo se vale la pena, altrimenti tu mi dici si e io sono poi costretto a mettere in lista pure lui.

P.S.: Viste le origini di mia moglie, ho seguito la carriera di Winspeare con interesse dopo aver visto "Pizzicata" e "Sangue Vivo". Il trailer del nuovo film che hai segnalato nel post precedente mi ha fatto venire una gran bella voglia di vedere pure questo. Sembra parecchio interessante.

sartoris ha detto...

Bicco non volevo sembrare troppo morboso per il grande rispetto che porto alle lettrici donne di questo blog, ma io la scena della Connelly la ricordo bene e credo abbia segnato una generazione oltre che fatto perdere qualche diottria ai nerd di mezzo mondo :-) (brava e bella, cazzo!)

Su Winspeare ti dico che lo conosco molto bene e che questo film ci stupirà (stufo delle complicanze produttive di 'sto cazzo di paese ha fatto un film dietro casa, usando la moglie e gli amici come cast!)