sabato 26 gennaio 2013

...va in scena il western-pugliese

«[...] Sebbene il titolo possa far correre la mente a capolavori di Vittorini e Steinbeck, Uomini e cani è un affresco, in chiave più pulp che noir, di una cinerea Puglia di periferia, avamposto di frontiera quasi dimenticato e governato da anarchia e follia, un non luogo in cui risulta difficile individuare il tratto di demarcazione tra la bestia e l’essere umano. A inselvatichire l’uomo in una spirale di mostruoso contagio concorrono ora la bramosia di profitto, ora un’emarginazione antica, quasi congenita. La figura dell’eremita che si fa killer per difendere un fazzoletto di terra da lui stesso delimitato, le immagini del corruttore feroce e del capobanda protetto da una cintura di figli e cani lottatori sono forme di vita germogliate come una malapianta in un sud istintivo e primordiale. E risuona come un belato lontano ogni tentativo di ricucire, non tanto la legalità, ma almeno quel minimo di dignità di esseri umani inghiottita in qualche buco nero del tempo.
A cominciare dal messaggio ematico lanciato in copertina, l’escalation di violenza descritta nelle pagine di questo libro pare volerci rivelare l’assenza di vie d’uscita: sarà il sangue, soltanto il sangue, a rimescolare quell’equilibrio arcaico, e anche le creature più miti saranno allora chiamate a convertirsi alla spietata legge dell’homo homini lupus. A far da fondale a questa passerella di vittime e carnefici, un paesaggio deprimente, costellato di cartelli stradali crivellati di fucilate, insetti, miasmi, ratti e lamiere arrugginite (“sontuose piantagioni d’ulivo imbrigliate dai resti di lavatrici abbandonate”). In perfetta controtendenza rispetto all’immagine oleografica della Puglia felix confezionata nei depliant turistici, in questo libro è tratteggiato a tinte forti un paesaggio polveroso e spoglio, che ci fa immaginare certi scenari centroamericani, fatti di terra arsa e cumuli cespugliosi che si rincorrono sulla spianata. L’autore pare ostinarsi a sfatare la decantata ospitalità dei pugliesi, rappresentando un nugolo di figure scorbutiche e complesse, talune prive del più elementare senso morale, altre che tradiscono un’affettività minata da un velo di malattia...» 
[Sergio Sabato per Senza Colonne, quotidiano di Brindisi e provincia]

5 commenti:

sergio sabato ha detto...

Grazie di tutto, Omar. Ho letto la dedica scritta sul libro e penso che tu abbia proprio ragione: sei in credito con me di un 'capolavoro'. Ma temo che non mi basterà una vita per saldarlo 'sto debito.

sartoris ha detto...

@Sergio non sottovalutarti, le cose cambiano in modo repentino e le svolte sono dietro l'angolo (grazie di tutto)

raffaele.emme@gmail.com ha detto...

Nomi (cosa siamo senza il nome???) e lingua (cosa siamo senza esprimerci???) geografizzano nella puglia una storia di ordinario malaffare, figlio del modo di agire forse peculiarmente meridionale, contornato da tratti caratteriali spesso malvagi, spesso diabolici. Le parole descrivono, conducono, attirano il lettore in questa opera gia' film, prima che questo sia girato...COMPLIMENTI VIVISSIMI ...e grazie Sergio Sabato per l'opportunita' che mi hai donato!!!

sartoris ha detto...

@Raffaele mille grazie a te per essere passato di qui e per i complimenti che mi fai... continua a seguirci!

Clara ha detto...

Grande Omar. Ma soprattutto grande Sergio. Perché come le scrive lui le recensioni non le scrive nessuno.
Saluti dall'India.