mercoledì 28 novembre 2012

«recch' di gomma» nello spazio...

Il mostro dell'astronave, b-movie in bianco e nero realizzato con un budget inferiore alla paghetta settimanale di uno dei figli di un produttore qualsiasi della Hollywood anni '50, è un piccolo gioiello sgangherato che si rivelerà seminale per molto cinema di fantascienza dei decenni successivi. La storia (in originale: It! The Terror from Beyond Space) prevede un'astronave giunta su Marte per soccorrere i membri di una precedente missione, il cui unico sopravvissuto é tal colonnello Carruthers, comprensibilmente accusato della morte dei compagni. In realtà la minaccia mortale si rivela un misterioso essere alieno che al suo rientro sulla terra riesce a introdursi nel veicolo spaziale. Durante il viaggio la terribile creatura farà man bassa dei componenti dell'equipaggio, e solo i più audaci riusciranno a uscirne vivi.
La trama, come si può facilmente intuire, è servita come canovaccio per il successivo (nonché inarrivabile) capolavoro di Ridley Scott, quell'Alien che nel 1979 riaggiornò le medesime coordinate narrative in una riuscitissima e spettacolare chiave moderna. Il film di Edward L. Cahn è invece costruito con poco, e si vede: al punto che persino con gli standard del periodo la pellicola suscitò qualche sberleffo. Ma Cahn (invero uno specialista della serie B) non aveva grandi mezzi e dovette adoperarsi a recuperare i set da uno sci-fi-movie uscito anni prima (Volo su Marte) realizzando la sua minuta space-opera con il nastro adesivo e qualche secchiata di cerone. Ambientata in un futuribile 1973 (ovvio: oggi a noi quell'anno sembra il pleistocene), l'avventura del gruppo di cosmonauti vestiti di tute da meccanico e stivaletti con fibbia (guardare per credere!) comincia con il modellino di un razzo campeggiante su uno sfondo dipinto a mano - si presume Marte - ma in quattro e quattr'otto l'ambientazione si concentra negli spazi chiusi di un'astronave (i cui interni in realtà a giudicare dal tripudio di lucine, orologetti e diodi possiamo al massimo scambiare per un sommergibile della Seconda Guerra). Anche se a fatica, s'intravede una certa pionieristica genialità nelle scene in cui ci vengono mostrati gli stretti cunicoli dei condotti di areazione dove si svolge una parte della caccia al mostro (quanti film in seguito ricorreranno a questo stratagemma? millemila!), inoltre due dei cosmonauti prima di arrischiarsi in una passeggiata nello spazio infilano una sala depressurizzata (in questo genere di pellicole prima nessuno l'aveva mai pensato), così come più avanti, verso il reboante finale, un ingresso del razzo viene spalancato per creare un risucchio di aria (do you remember, Ridley?).
L'alieno, va detto, é una sorta di scimmione in lattice altamente inverosimile, con le pieghe della cerniera sulla schiena camuffate in malo modo da spina dorsale crestata, e la scelta di mostrarlo sin da subito nella sua gommosa interezza certo non aiuta in termini di creazione della suspense. Al tempo stesso va riconosciuto allo sceneggiatore Jerome Bixby (suoi i futuri script di Viaggio Allucinante e di alcuni episodi di Star Trek) più di qualche trovata interessante: la tensione di alcune sequenze è innegabile (anche se va tutto contestualizzato, i tempi morti ci sono e sembrano biblici e alcuni dialoghi sono oggettivamente assurdi) e, via via che l'assedio della creatura guadagna di livello risalendo questi sino alla sala-controllo dove sono asserragliati gli umani, si finisce per partecipare sinceramente al loro fosco dramma tra le stelle.
Risibili - col senno dell'oggi - gli stratagemmi utilizzati nella lotta alla creatura: l'equipaggio della navetta non esita a spianare pistole e fucili antidiluviani (e come non sganasciarsi dinanzi all'esilarante scena in cui il mostro si impossessa di un'arma per piegarla ad arco come farebbe Braccio di Ferro), delle bombe-incendiarie che sembrano preludere a quelle di Aliens Scontro finale, nonché bombe a gas, un bazooka, sino ad arrivare all'apertura di un reattore radioattivo, cozzando contro ogni logica di salvaguardia dell'integrità dello scafo: ma chissene, siamo nel mezzo dei fantastici Fifties e un po' di fumo e due grugniti fanno già accapponare la pelle! Notevole inoltre constatare come tutti nell'abitacolo fumino come ciminiere (in un posto ermeticamente sigillato, aiuto!) e che negli armadietti di bordo i viveri e le bottiglie di liquidi siano accatastati in fila come nelle credenze della nonna, in barba ai sommovimenti antigravitazionali tipici dei viaggi interstellari. Innovazione non da poco anche circa il personale di bordo, tra le cui fila compaiono (sorpresina!) due donne che - lungi dall'essere delle proto-Ripley - sono come è consuetudine per quegli anni poco più che delle suffragette ma si fatica a trovare prodotti coevi con figure similari. Insomma, pur con tutti gli immensi limiti del prodotto Il mostro dell'astronave ci consegna fuor di discussione 68 minuti (si facevano lungometraggi mignon, allora) che hanno fornito il loro sporco contributo alla storia del cinema di fantascienza. In dvd italiano e sul mulo in tutte le salse.

3 commenti:

Boh non so mah ha detto...

Cahho che trovatona! Questo manco lo conoscevo. Stavolta mi ha sorpreso questa "uscita dagli schemi"!

sartoris ha detto...

Mah, Eddy, sarà che oggi l'aereo su cui viaggiavo è stato per 45 min preda di incredibili turbolenze e la tempesta ci impediva di atterrare, così sono diventato un po' FANTASCIENZO :-)

(scherzi a parte, questo post era pronto da giorni, l'ho programmato in automatico per essere pubblicato mentre io facevo ritorno da Torino)

Oh, ho prenotato in visione THE DAY su tuo consiglio, speriamo bene! (ma in genere non mi deludi mai)(quasi mai;-)

Boh non so mah ha detto...

Vedrai che è bello cazzuto e "tanto western" che basta ;)