giovedì 19 gennaio 2012

carne morta per la scienza...

Tornato dietro la macchina da presa dopo un oblio durato millemila anni, John Landis riprende con Ladri di cadaveri una storia vera portata già numerose volte sullo schermo, quella di tali Burke e Hare, due scalzacane che nella Edimburgo dell’Ottocento vendevano cadaveri per le scuole di medicina, non disdegnando di anticipare il trapasso delle cavie per ingrossarsi di poco la saccoccia. Il regista statunitense, vero mito degli anni 80 (come dimenticare gemme come Animal House oppure Una poltrona per due e il seminale Thriller per conto di Michael Jackson?) approccia con trasporto sincero e rinnovata passione al racconto delle tragicomiche avventure di questi due disgraziati (Simon Pegg ed Andy Serkis) che sbarcano il lunario vendendo morti freschi a un luminare dell’Università di medicina del luogo (un immenso Tom Wilkinson, qui impegnato a mappare il corpo umano con una caparbietà che rasenta l'ossessione). 
La ricostruzione storica e i costumi sono davvero efficaci, contribuendo - assieme alla bella prova degli attori - a instillare nello spettatore il dubbio che la scienza e l'illuminismo abbiano arrecato all'umanità più danni che portenti. Ma nonostante gli evidenti intenti satirici della pellicola, tutto sommato riusciti, il problema del Landis ritrovato è, a dirla tutta, un altro: siamo infatti eoni distanti da quella vitalità dissacrante che contraddistingueva i Blues Brothers, oppure da quel gioco di equilibri irripetibile tra commedia e horror che ha reso un capolavoro il suo lupo in trasferta. A Ladri di cadaveri manca cioè il Landis touch, qualcosa di unico per il quale ancora oggi il cineasta ha ammiratori in tutto il mondo, anche se non può certo dirsi un cattivo film: ci sono momenti di humor nero veramente salaci (la posizione assunta dal cadavere dopo averlo fatto entrare in un barile), ma ce ne sono anche numerosi tirati via, attaccati davvero col nastro adesivo. Un riscatto parziale il film se lo guadagna solo nello spassoso finale, che per una volta non vede i buoni sentimenti prevalere. Divertimento assicurato, film tutto sommato modesto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

rivogliamo il Landis di Animal House, uffa!

Filo

sartoris ha detto...

@Filo gli anni 80 non ritorneranno più per parecchi di noi (e meno male, visto che è il decennio durato più a lungo dello scorso secolo, tanto da scavallare il nuovo millennio:-))

Marco Parlato ha detto...

Sì, l'unico punto di forza è lo humor nero, difficile da trovare altrove.
Il resto dici bene: tirato via.

In questi casi spero sempre "magari riprende la mano con un film accettabile per poi tornare" - pensiero che feci anche per Carpenter con The Ward.

Poi chi visse sperando... :P

M.P.

Anonimo ha detto...

Ma infatti, Marco, e' un cazzo di problema con 'sti maestri del cinema, uno entra in sala (vabe', sala) carico di aspettative e ne esce sempre puntualmente deluso! Fortuna che l'annata cinematografica e' stata succulenta (anche se gli unici italiani su cui puntavo mi han lasciato un po' cosi': parlo di Crialese e Sorrentino)

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