mercoledì 28 dicembre 2011

en d' uinnérrrrrrr is...

Rieccoci qui, puntuali nonostante l'abisso di una crisi economica che sembra in grado di prosciugare qualsiasi afflato ludico, a fare il punto sui migliori film della stagione. Il 2011 è stato prodigo di pellicole invero straordinarie (il titolare ci tiene a menzionare a parte, fuori lista, almeno l'ultimo Kaurismäki e l'ultimo Sokurov) ma nella mischia di perle questo blog eleggerebbe al titolo (ex-aequo, ovviamente) del «migliore» il seguente gruppo di titoli: The Artist, strepitoso film in b/n di Michel Hazanavicius con Jean Dujardin e Berenice Bejo protagonisti di una bella vicenda a cavallo tra il cinema muto e quello sonoro, davvero imperdibile. Quindi Carnage ineffabile commedia tragica firmata dal grande Roman Polanski con Jodie Foster e Kate Winslet assolutamente in stato di grazia e i bravissimi Christoph Waltz e John C. Reilly a fargli da spalle. Poi, per quanto imperfetto, quest'anno è  davvero impossibile non considerare riuscito l'ultimo Woody Allen, che col suo Midnight in Paris torna a raccontare con leggiadria le dinamiche dell’innamoramento ma soprattutto riesce - attraverso un'ideuzza semplice semplice - a far sbavare tutti gli intellettuali in fregola del globo, offrendogli la stupefacente realizzazione di un sogno: fargli respirare l'atmosfera della Parigi migliore, quella della lost generation. E ancora, per quanto le sue prolisse pontificazioni poetico-filosofiche abbiano messo a dura prova la resistenza di molti cinefili, ci sentiamo di promuovere a pienissimi voti anche il monumentale The Tree of Life by Terrence Malick, con un sempre più in gamba Brad Pitt e un irresistibile Sean Penn. Ovviamente non possiamo lasciar da parte il bel Drive, pellicola di genere filmata da quel talentaccio (antipatico a molti, però) di Nicolas Winding Refn. Infine, una chicca davvero inaspettata: Rango, formidabile omaggio d'animazione allo spaghetti-western nostrano opera di Gore Verbinski. (ok, c'era un sacco d'altra roba da segnalare, ma le classifiche di fine-anno sono sempre un po' così: inutili, arbitrarie e spesso dimentiche delle cose più valide:-) A toute a l'heure.

15 commenti:

Annalisa ha detto...

Con tutto quello che devo fare, mi sciorini una serie di titoli così?
Aaaargh.

Anonimo ha detto...

Eh! Tesora, ma hai avuto un anno per vederli... (Non ci sono i cinema laggiu' nel Klondike?:-)))

Sartoris by Mobile

Boh non so mah ha detto...

Rango, magnifico!
Tanti auguri carissimo!

Fabrizio ha detto...

KAURISMAKI:Probabilmente con Miracolo a Le Havre, la maniera di fare cinema di Kaurismaki raggiunge l'esempio più alto; i dialoghi sono ridotti al minimo, i personaggi non hanno nessuna vigoria fisica e sono, se possibile, ancora più statici del solito, tanto da sembrare in parecchie inquadrature attori di fotoromanzi, con lo spettatore che attende da un momento all'altro la comparsa della nuvoletta con impressa la scritta della frase pronunciata.
Che a Kaurismaki questo mondo non piaccia granché e che riponga pochissima speranza nel genere umano è cosa risaputa, ma in questa pellicola, l'autore scandinavo lascia spazio alla speranza o meglio al miracolo.

Un miracolo (una rivoluzione) da affidare al suo protagonista (che non a caso si chiama Marx), e i suoi amici ,che pur passando ore a bere e fumare in squallidi bar, al momento opportuno, sanno benissimo con chi schierarsi senza tentennare un attimo, perfettamente coscienti delle sembianze del nemico.
DRIVE:Nonostante la perenne sensazione del "già visto", quando si ha a che fare con questo tipo di pellicole, Drive è un film intenso che riesce a coinvolgere lo spettatore, anche a dispetto (o per merito) di un Ryan Gosling quasi inespressivo che riesce a dare spessore al suo personaggio, che ricorda vagamente il Clint Eastwood monoespressivo dei tempi di Sergio Leone.
WOODY ALLEN IN PARIS:Uno dei punti più bassi del regista anche se leggermente più divertenti degli ultimi lavori. la cartolina da Parigi iniziale è insopportabile.
Infine alcuni consigli su film da recuperare: il francese TOMBOY e l'iraniano UNA SEPARAZIONE.

Silvia ha detto...

Davvero tutti straordinari, Omar - compreso il mio amato, fuori concorso, Kaurismäki!
Peccato che debba sciropparmi 70 KM di auto per poter raggiungere una sala cinematografica degna di tal nome :-(
Personalmente ho amato anche il sorrentiniano *This must be the place* , se non altro per la presenza del mio idolatrato Sean Penn... ma questa è un'altra storia

Annalisa ha detto...

Ecco, quaggiù nel Klondike è quasi come da Silvia. Son venti chilometri soltanto, ma in questa stagione tra nebbie e gelo.
D'altra parte, anche d'estate non vado quasi mai al cinema :-(

(meno male che ci sono le videoteche)

sartoris ha detto...

@Eddy, qual buon vento, è un po' che non ti si sente!!! (ma 'sto blog lo vogliamo riattivare o no?) Augurissimi anche a te...

@Fabrizio, su Allen non concordo, so che in molti tra i critici di rilievo lo hanno stroncato, però secondo me è un film molto carino e ben fatto (certo, i personaggi sono delle macchiette ma per uno scrittore - insomma, per uno che si guadagna da vivere scrivendo come il sottoscritto - è una goduria vedere quei miti letterari interagire tra loro)(poi, che Allen a "Harry a pezzi" in poi sia in fase calante, non è una scoperta peer nessuno, però stavolta regge:-) (buon anno anche a te)

sartoris ha detto...

@Silvia: l'ultimo Sorrentino l'ho adorato e detestato in parti uguali, prima o poi ne parlo :-))

Fabrizio ha detto...

Ovviamente Omar, tra i "critici di rilievo" spero che il sottoscritto sia compreso:-))
Guarda su Woody Allen il discorso potrebbe proseguire all'infinito.
Il film non è malaccio, ma il viaggio nel tempo lo abbiamo visto centinaia di volte, da Allen ci si aspetta qualcosina di più.
Cmq quando hai/avete tempo recuperate (se avete un minimo di fiducia) i film che vi ho consigliato.

sartoris ha detto...

@Fabrizio: il succo sta tutto in quella frase: "da Allen ci si aspetta qualcosina in più" :-)) (mettetevi il cuore in pace, quell'Allen lì è finito, ora c'è un signore colto e piacevolmente pragmatico che ogni tanto imbrocca dei bei film delicati come questo, altre volte gira coi piedi perché deve pagare la vacanza alla mogliettina gggiovane)

PS naturalmente sei il critico di MAGGIORE rilievo del mio carnet :-)

Fabrizio ha detto...

il succo sta tutto in quella frase: " gira coi piedi perché deve pagare la vacanza alla mogliettina gggiovane"
Non tutti quelli che portano in vacanza la moglie devono per forza fare un film:-))

Fabrizio ha detto...

..a (S)proposito della natura del blog e di cinema. Sono stato al Courmayeur Noir Festival e qualcosa di buono c'è e si vedrà anche in Italia nel 2012, come ad esempio il film vincitore. Oggi mi hanno pubblicato un piccolo reportage...sai dove trovarlo.
p.s. Ho visto anche qualche incontro letterario...ci troveresti posto alla grande.

sartoris ha detto...

@Fabrizio: sì, ho rischiato di esserci almeno un paio di volte, negli ultimi anni, ma poi alla fine è saltato tutto... vabe', farò una capatina laggiù appena posso!!!

Alex ha detto...

Omar, qualche parola in più su THE ARTIST? :-)

Il mio cinema di fiducia lo sta proiettando in questi giorni... Per questo film ha rimandato anche la programmazione dell'ultimo Eastwood che stavo aspettando come un assatanato:-)

sartoris ha detto...

@Alex, meriterebbe una recensione a sé stante ma sono oberatissimo: ti copio e incollo quanto si dice in rete sperando che ti dia una idea del bel lavoro: «Michel Hazanavicius porta sullo schermo un film non sul cinema muto (che sarebbe già stato di per sé un bel rischio) ma addirittura un film ‘muto'. Cioé un film con musica e cartelli su cui scrivere (neanche tanto spesso) le battute dei personaggi. Si potrebbe subito pensare a un'operazione da filologi cinefili da far circuitare nei cinema d'essai. Non è così. La filologia c'è ed è così accurata da far perdonare l'errore veniale dei titoli di testa scritti con una grafica e su uno sfondo che all'epoa erano appannaggio dei film noir. Hazanavicius conosce in profondità il cinema degli Anni Venti ma questa sua competenza non lo ha raggelato in una riesumazione cinetecaria. Si ride, ci si diverte, magari qualcuno si commuove anche in un film che utilizza tutte le strategie del cinema che fu per raccontare una storia in cui la scommessa più ardua (ma vincente perlomeno al festival di Cannes) è quella di di-mostrare che fondamentalmente le esigenze di un pubblico distante anni luce da quei tempi sono in sostanza le stesse. »