domenica 11 settembre 2011

morte e redenzione a Tijuana...

Succede qualche volta, anche a editori particolarmente impegnati sul fronte della fattura estetica dell'«oggetto-libro», di sbagliare copertina. Oppure, molto più semplicemente, alcune immagini - vuoi per inconsce ragioni personali legate al vissuto di chi legge, vuoi per un'oggettiva bruttezza dell'elaborazione grafica scelta da chi di competenza in redazione - finiscono per essere inspiegabilmente «respingenti». Al titolare del blog è capitato di non apprezzare particolarmente la beffarda faccia scheletrica (icona tipica della Festa dei Morti messicana) raffigurata in copertina di Dia de los Muertos, di Kent Harrington, del quale tra l'altro in giro non si è fa che parlar bene (un tempo considerato una grande promessa del novello noir a stelle e strisce, è oggi uno di quei talentacci che rimangono - vai a capire perché - ai margini del vero mercato mainstream senza raggiungere mai il meritatissimo successo di pubblico). E così per mesi il romanzo pubblicato dalla padovana Meridiano Zero è rimasto incolpevolmente ad accumulare polvere sul comodino, vedendosi in ragione della brutta cover sorpassare nell'ordine di lettura da decine di giallacci, romanzi horror, diari intimi di teenager in fregola, tomi sul superomismo e biografie di dittatori standard. E poi, un bel giorno, mentre l'afa agostana stendeva una pellicola d'umido sulla pelle di qualsiasi animale a sangue caldo e il condizionatore lavorava da ore a manetta rischiando d'incepparsi da un momento all'altro, chi scrive ha allungato flemmaticamente una mano sull'opera di Harrington e dopo averne scorso le prime righe è scoccata la scintilla: ed è stato subito vero ammmmore!
Mai (o quasi mai) letto niente di più appiccicaticcio e torbido: siamo alle soglie de il giorno dei morti, grande festa popolare messicana. A Tijuana - città emblema della peggiore violenza, sopraffazione, traffico d'anime e corruzione di confine - l'agente della DEA Vincent Calhoun aspetta sotto un sole torrido e impetuoso il ritorno della suerte, la fortuna che sembra averlo abbandonato. In quella sgangherata, magica e pericolosissima terra di nessuno (la stessa che fa da sfondo a decine di capolavori cinematografici, da Traffic a buona parte dei gioielli di Sam Peckinpach), lui ha già dato fondo alle cose migliori della propria vita: fiducia, onestà e rispetto di sé sono finiti nello scarico del cesso assieme a ogni illusione e montagne di dollari sono svaporati dietro le scommesse alle corse dei cani. Calhoun è pertanto un disperato senza patria e senza legge, un dingo - letale e sfuggente - che trasporta illegalmente clandestini negli Stati Uniti senza alcuna volontà di redenzione, tranne quando si convince di avere avuto finalmente la dritta giusta, la scommessa vincente che lo libererà dallo smacco dei creditori. Ovviamente ha fatto male i conti: il passato torna a visitarlo nei panni della bella ex-studentessa di cui era follemente innamorato quando insegnava in un liceo. Una vamp bisessuale bella e provocante grazie alla quale è cominciato il suo viaggio all'inferno. E, perdendosi dietro le sue gonne, il suo cammino lungo il crinale del diavolo continuerà ancora, sempre più giù sino a toccare il fondo.
Amaro e assai spietato, stilisticamente ricco ma senza inutili zavorre, inarrestabile come la corsa di una pallottola, il romanzo è nel suo genere un minuscolo gioiello passato pressoché inosservato nel nostro paese: noir e neo-western si fondono allestendo un'eccellente storia con grandi scenografie, un protagonista incisivo e uno splendido e nerissimo finale. Una folle cavalcata della durata di 24 ore in cui l'incanto di un sognatore si scontra con l'acre sapore della verità: niente è gratis, su questa terra, e Vincent condurrà la sua corsa contro il tempo nonostante la malasuerte, i colpi di pistola, i calci e i ricatti, e rimanendo sino all’ultimo fedele a se stesso. Alla fine quella faccia da zombie coi baffetti da cangaciero in copertina non è nemmeno così brutta! Applausi...

Dia de los Muertos
Kent Harrington (Ed Meridiano Zero)

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Gran bel romanzo (copertina strana, vero)!

Anonimo ha detto...

Non ci crederai ma alla Feltrinelli di Siena l'ho escluso proprio per la copertina!
Fabio

sartoris ha detto...

Ci credo Fabio, non è stata la migliore scelta, anche se poi quando leggi il romanzo capisci il perché (certo, una cosa un po' più dinamica avrebbe giovato, il libro merita assolutamente)

Anonimo ha detto...

Allora un pensierino ce lo faccio.
Fabio

Re Ratto ha detto...

Pensa che io invece l'ho preso proprio per la copertina!
A quanto pare mi è andata bene.

sartoris ha detto...

@ratto: è la riprova che i gusti son gusti :-)

Gigistar ha detto...

Acquistato e messo in cascina solo e unicamente per merito della tua recensione. Finisco un John D. MacDonald e poi lo attacco. Ti farò sapere...
:)

Anonimo ha detto...

Grande Gigistar, ti aspetto al varco allora, secondo me ti piacera' :-)
(Sartoris)

Gigistar ha detto...

Omar,
ti dovevo un parere su questo DIA DE LOS MUERTOS. Purtroppo a 'sto giro devo cantare fuori dal coro e dirti che non mi ha incantato. L'ho spazzolato in un'andata/ritorno Roma-Milano, ma devo dire che ho fatto fatica.
Ho trovato la trama leggerina, i personaggi odiosi, i dialoghi non esaltanti, la narrazione poco fluida. Qui e là un paio di scene "pruriginose" per dare un po' di pepe, ma direi eccessive nella resa.
Più che una cavalcata, mi è sembrato un giro sul toro meccanico, pieno di frenate e accelerate difficili da seguire, e che alla fine ti lascia con un po' di nausea e il sedere dolorante.
Ho apprezzato l'atmosfera appiccicaticcia, febbrile, sudaticcia che mi aspettavo di trovare. Poco altro francamente.

Sarà per la prossima! :)

sartoris ha detto...

@Gigi tranquillo, qualche volta capita, io l'ho letto in una situazione appiccicosa (anche emotivamente) che mi ha fatto entrare subito in sintonia col protagonista (in parte, chiaro, io ancora non trasporto clandestini oltre frontiera, né sparo in faccia a chi mi sta sui coglioni:-)
Comunque l'idea del giro su un toro meccanico mi piace, appena possibile utilizzerò la metafora :-))