martedì 13 settembre 2011

apocalisse western...

«È così che Mortimer Tate finì con l’uccidere i primi tre esseri umani sui quali aveva posato gli occhi dopo quasi dieci anni.
Una corona di nuvole immobile e uniforme avvolgeva la sommità della montagna come grasso di pancetta diventato freddo e smorto dentro una profonda padella nera. Le cime dei sempreverdi bucavano le nuvole, glassate di neve caduta la notte precedente. Gli ultimi giorni dell’inverno, neanche troppo freddi - Mortimer Tate aveva calcolato circa -1°C. Il termometro era scoppiato il terzo anno, in quel rigido inverno quando la temperatura era scesa a −28°C e più. Il termometro era stato fabbricato in America da una piccola ditta nell’Ohio.
Ormai niente era fatto per durare, amava ripetere il padre di Mortimer.
Mortimer sedette alla finestra della casupola, costruita proprio davanti alla grotta che si addentrava nel cuore della montagna. Sorseggiò il suo infuso preparato con ginseng e corteccia d’albero seccata. Il caffè era finito il primo anno. Tante cose erano finite quel primo anno.
Mortimer osservò gli uomini risalire la montagna: li aveva visti emergere dalla foschia, non credendo ai propri occhi, pensando di essere ormai impazzito. Ma erano reali e imbracciavano fucili, avanzando con fare non troppo furtivo, e comunque senza parlare a voce alta o prendere la montagna sotto gamba.»

Black City - Victor Gischler (Ed. Newton & Compton)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottimo Gischler, come sempre, solo un po' sfiatato il finale...

ethel

sartoris ha detto...

@ethel: è vero, accumula un sacco di bella roba divertente ma si arriva alla fine col fiatone. Però bello, nel suo genere sicuramente valido (a parte la copertina tipo Twilight:-)...