venerdì 9 maggio 2014

un uomo con una sola qualità (molto lunga, però)

Il mito di "Big John" sta tutto in quei celebri 35 cm della sua terza gamba, un appretto le cui dimensioni artistiche in Italia i mitici Elio & le Storie tese seppero rendere indelebili grazie a un canzoncina assai divertente. John Curtis Estes, in arte John Holmes, è un nome che evoca immediatamente sfiancanti prodezze erotiche (con più di 10.000 donne, racconta la leggenda), ma dietro la maschera dell'attore porno invincibile e invidiatissimo si nasconde - manco a dirlo! - una figura tragica e assai sfaccettata, una delle più patetiche e commiserevoli che abbia mai partorito il sottobosco hollywoodiano. Leggendo Re del Porno, autobiografia molto poco romanzata di Holmes, celato tra le paginate di vanagloria si percepisce l'immenso carico di malinconia che ha attraversato la vita di questa specie di priapesco animale da letto il quale - a fronte di un successo planetario breve ma intenso - conobbe un lungo Viale del Tramonto che lo catapultò nei recessi della dipendenza da eroina, a contatto con la peggiore feccia della malavita e poi financo in galera per marchiare infine la sua parabola discendente con quella che era, per gli anni in cui visse, la peggiore e più temuta delle stimmate: l'Aids, che nel 1988 se lo portò via per sempre assieme al suo mitico vessillo proboscidale. Leggere le sue adrenaliniche memorie significa venire risucchiati dentro un'esistenza spericolata, sotto quei riflettori che hanno ispirato il bellissimo Boogie nights (1998) di Paul Thomas Anderson. Significa assaporare le atmosfere malsane, colorate e psichedeliche degli anni Settanta in California, tra decine di feste, scopate, Cadillac e sveltine. Camminare in mezzo a una folla di spacciatori vestiti alla maniera di di Starsky & Hutch, tra mazzette, tradimenti, lunghe notti di poker e droga, tanta droga come ne girava ovunque in quegli anni maledetti. Non si troveranno invece, ad essere franchi, alcune rivelazioni della rockstar del porno circa i fatti oscuri e drammatici che lo riguardarono nel 1981, quando a Laurel Canyon, Los Angeles, due uomini e due donne suoi amici vennero brutalmente assassinati mentre festeggiavano l’esito di una rapina in una casa all’8763 di Wonderland Avenue (l'episodio ispirò anche Wonderland, interessante film di James Cox interpretato da Val Kilmer), però il libro procede spedito sino agli ultimi giorni del protagonista (la vedova ne raccolse le testimonianze per poi assemblare il volume a babbo morto) e, seppur rivestita di un'indulgenza verso sé stessi a tratti irritante, la voce che ne vien fuori è una voce capace di dar forma a un racconto potente, paradigmatico, probabilmente la voce di un'epoca che non tornerà mai più.

Re del porno - John Homes (Ed. Derive Approdi)

10 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Se posso farlare fuori dai denti - espressione che trovo affascinante come certi orecchi nel prato di Lynch o il sorriso di Funari che lo guarda da un bicchiere sul comodino - JH era un performer situazionista. Per quello che ho potuto appurare mentre ero a Cinelandia per trovare le pezze d'appoggio della mia teoria secondo cui Paul Michael Glaser ( Starsky per tutti i sartorisiani nati dopo Matt Renzi ndr ) era la reincarnaz di Paul Muni ( primo immortale Scarface sullo schermo ndr ), Estes era arrivato da quelle parti, come Jack Nicholson , dopo aver capito che non aveva la stoffa per scrivere un'altro On The Road e tentando di imprimersi sulla pellicola. Era ghiottissimo di budini alla vaniglia - in certe quantità portano al misticismo, chiedetelo a qualsiasi bimbo che sia l'ultimo a lasciare il doposcuola perchè i suoi lavorano fino al crepuscolo - e pensava di essere una combo bizzarra di Cassavetes e Corman: intendeva girare una vita di Sherlock Holmes, ma con i docks in mano ai sindacati al posto di Baker Street. Per finanziare il suo bislacco progetto lavorava nei porno. Nel senso che ci metteva la faccia, come direbbe oggi Matt Renzi. Solo la faccia. La terza gamba era di Warren Beatty
( milleduecento relaz dichiarate ufficialmente ) e di Kirk Douglas ( su segnalaz di Stan Kubrick che ne invidiava la...vitalità, come scritto nella cronica Eyes Wide Open di Fred Raphael, Ultimo Sceneggiatore a lavorare con il genio ). A Holmes ( John , molto + che a Sherlock al di là del film di Wilder ) le signore interessavano poco perchè rapito dalla sua arte ovvero il filmare un Sublime Grottesco che certifichi come il punto + alto e quello + basso della umana esperienza siano meno lontani di un battito di cuore di un bimbo addormentato e sorridente dopo che ha sentito per l'ennesima volta che il Lupo Cattivo ha passato i guai suoi.
STrenta cm di dimensioni artistica ? Solo ? Pfui. So long, John.

sartoris ha detto...

perché Glaser dovrebbe essere la rincarnaz di Muni? Trovi si somiglino? Mica tanto secondo me :-)

situazionismo rulez

Goliarda ha detto...

...ed io che stasera volevo andare a vedere Lovelace ;)...
slurp...

CREPASCOLO ha detto...

Lo pensa una stripper in un episodio del Dinamico Duo ( " sei diverso dagli altri uomini: alcuni entrano nel ns spogliatoio e fingono di non guardare, altri non ti levano gli occhi di dosso, tu sei arrossito " )

Ricordo che chiesi a mio papà chi fosse Paul Muni e mi diede qualche info che ho poi rimpolpato negli anni.

sartoris ha detto...

@goliarda pare non sia tutto sto granché (dalle recensioni, almeno) :-)

sartoris ha detto...

Metatesto a go-go (grande Crepascolo) :-)

Anonimo ha detto...

Ricordi di ragazzo. Bagno alla steccaia del torrente Staggia anche di marzo con gli amici quando l’acqua ti faceva venire la pelle d’oca, le labbra violacee, le palle che sparivano e i piselli che rimpicciolivano a vista d’occhio. Ma ce n’era uno che gliene fregava assai dell’acqua fredda come il marmo e restava bello lungo spaparanzato. Un po’ di angoscia me la metteva e a casa cercavo di tirare e allungare il mio pigrone che rimaneva nella misura di modestia familiare. Mi sono ripreso più tardi quando ho visto che bastava anche così.
Fabio


sartoris ha detto...

"Il mio pigrone" mi piace. Adottero' anche io questa definizione per il mio Giangiovedi' (come se lo chiamava Henry Miller:-)

Anonimo ha detto...

Per completare il ricordo angoscioso. Qualche volta, dopo la battaglia con il mattaione (poltiglia azzurrognola sul fondo del torrente), c’era pure la gara delle pippe a chi sparava più lontano con il cannone mostruoso che ridicolizzava le nostre pistole (mortacci sua). A casa, poi, spesso e volentieri raffreddori, bronchiti e botte da orbi.
Fabio

sartoris ha detto...

@Fabio: una specie di racconto alla Tom Sawyer però vietato ai minori (qualcosa del genere anche io, comunque, da noi c'avevamo un canale di scolo gigantesco che si assottigliava nella palude, e noi eravamo lì:-)