mercoledì 18 giugno 2014

un fantastico Yates...

«L’ultima eco della prova generale si spense, e gli attori della Compagnia dell’Alloro si ritrovarono senza altro da fare che starsene lì, silenziosi e smarriti, a guardare oltre le luci della ribalta verso una platea deserta, battendo le palpebre; osavano appena respirare, mentre la figura tozza e solenne del regista emergeva tra le nude sedie per raggiungerli sul palcoscenico e dalle quinte tirava fuori, trascinandola rumorosamente, una scala doppia, vi saliva fino a metà, e da qui si voltava e gli diceva, raschiandosi più volte la gola, che erano tipi maledettamente in gamba e che era proprio un piacere lavorarci assieme. - Non è stato un lavoro facile -, disse, e i suoi occhiali mandarono freddi barbagli, mentre girava lo sguardo qua e là per il palcoscenico. - Abbiamo avuto un sacco di problemi da risolvere e, se devo essere sincero, ero quasi rassegnato a non aspettarmi granché. Be’, sentite: può darsi che quello che dico vi sembri retorico e sentimentale, ma stasera, in questo teatro, è accaduto qualcosa: me ne stavo a sedere lì, nel buio, e all’improvviso ho sentito dentro di me che per la prima volta tutti quanti stavate mettendoci il cuore, in quello che facevate.
E allargò le dita di una mano sul taschino della camicia, a indicare che cosa semplice, fisica, fosse il cuore, poi strinse a pugno la mano, per agitarla lentamente, senza dir parola, durante una lunga e drammatica pausa, socchiudendo un occhio e sporgendo il labbro inferiore inumidito in una smorfia di trionfo e orgoglio. - Rifatelo domani sera -, disse, - e sarà uno spettacolo coi fiocchi -. Gli attori erano sul punto di scoppiare a piangere dalla gioia. Ma si limitarono, tremanti, a esultare e ridere e stringersi le mani e baciarsi l’un l’altro, e ci fu chi andò a cercare una cassetta di birra, e tutti cantarono in coro, raccolti attorno al pianoforte, finché non giunse l’ora di concludere, tutti concordi, che era meglio piantarla lì e andarsi a fare una bella dormita. - Ci vediamo, a domani! -, gridarono, felici come bambini, e correndo verso casa, sotto la luna, si resero conto che potevano benissimo abbassare i finestrini delle automobili e lasciar entrare l’aria, satura del balsamico profumo di terra e fiori appena sbocciati.»

Richard Yates - Revolutionary Road (Ed. Minimum Fax)

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