sabato 8 gennaio 2011

racconto in 24ore...

Non c’era verso di smuoverlo.
Se ne stava là, spaparanzato dietro il tavolo del soggiorno, a spolverarsi un piatto d’orecchiette e cime di rape con sistematica, irreprensibile voracità.
Papà, provai a dirgli andandogli incontro, non dovresti essere qui.
Ragazzo, sbruffò lui con la bocca piena, perché non la pianti di rompermi i coglioni e dici a tua madre di scaraffare un’altro po’ di vino, ché c’ho ancora da andare al mercato, oggi?
Papà, insistetti, in apprensione.
Cosa?
Mamma è morta…
Lui mise fine a tutto quel lavorio di mascelle per fissarmi attonito.
Da dieci anni, aggiunsi.
Dieci anni?
Già. E anche tu, bhé, ecco… continuai, l’altra sera è toccato anche a te!
‘Nnaggia li santi, smozzicò lui trattenendo con uno sforzo immane il suo proverbiale caratteraccio. È toccato anche a me cosa?
Io gli stavo innanzi, a pochi metri, imbarazzato e, come sempre al suo cospetto, in forte soggezione. Sapevo che non l’avrebbe presa bene. Sapevo che, testardo com’era, ci avrebbe messo un po’ prima di farsene una ragione.
Hai avuto un colpo, lo misi al corrente parlando piano. Due giorni fa, di ritorno dai campi…
I suoi occhi color ardesia si accesero di colpo incenerendomi, ma che cazzo stai dicendo? sbraitò, puntandomi con la forchetta tesa come se volesse infilzarmi con la stessa spietatezza con cui aveva dato fondo alle orecchiette.
È così papà. Non andava granché bene, ultimamente: soffrivi di vertigini, e salire per le scale ti procurava il fiatone; possibile che non te ne ricordi?
Fece una smorfia contratta e dannatamente sgradevole, l’incredulità frammista allo sdegno incistati nelle mille pieghe che gli decoravano la fronte. Poi rivoltò lo sguardo al cielo, annaspando come se avesse recuperato un frammento di memoria per farselo subito sfuggire di mano.
Tu, proruppe seccato, tu sei fuori di cervello, ragazzo. Io l’ho sempre detto pure a mamma tua: bada a quello lì, signora mia, tienilo d’occhio perché tuo figlio sta venendo su parecchio strano…
Papà, ti prego, è già così difficile, per me…
Mise da parte con una manata il piatto vuoto e afferrò il fiasco davanti a sé ingurgitando a garganella ciò che restava del vino. Poi si prodigò in un generoso rutto e finalmente, ispirando maestoso, si decise a riprendere parlare: perché non ti trovi una femmina, perdio, disse, alla tua età io saltavo la cavallina ch’era un piacere… tu invece te ne stai sempre chiuso qua dentro, davanti a quel cazzo di computer! Ma che? Mica sarai recchione, nevvero?
Riuscii a infilarmi nelle sue parole. Il dottore, lo incalzai cercando di riportarlo alla realtà, quello almeno te lo ricordi? È venuto qua dritto dritto da Taranto, all’ora di cena. Tu stavi nel letto, su in camera tua, deliravi, e io ti tenevo la mano assieme a zia Rosa.
La zia Rosa? esplose lui sarcastico lisciandosi piano il ventre svasato. Bella pelle, quella vecchia isterica: da quando suo marito se l’è battuta con la segretaria ha mandato in culo tutte le sue pose da cittadina per tornarsene quaggiù in campagna, a rompere a noialtri i comesichiamano…
Lo guardavo fissarmi in tralice nella penombra, il suo corpaccione ingombrante che assediava la porzione di parete alle sue spalle come una piccola montagna che un sommesso rantolio faceva vibrare appena percettibilmente.
Hai penato tutta la notte, pa’, ripresi io, poi all’alba hai smesso di respirare.
Nella sala si addensò un silenzio infarcito dei suoni provenienti dall’esterno: il pigolare indomito delle galline, il placido scampanare della mucca. Un cagnaccio che si sgolava abbaiando in qualche posto chissà quanti chilometri lontano.
Figliolo, fece il mio vecchio levandosi con un sospiro. In giovinezza era stato un vero marcantonio, uno capace di tribolare sulla trebbiatrice per tutto il giorno e poi fare le ore piccole nelle osterie tra puttane, risse e sbevazzoni.
Dimmi, lo incoraggiai. Non osavo avvicinarmi un passo di più.
Lui adesso aveva scaraventato lo sguardo oltre il vetro della finestra, assaporando con espressione assente l’uniformità del paesaggio agreste che circondava la fattoria.
Non ci riesco, ammise grave dopo una pausa che parve interminabile, non posso crederci! Uno passa un sacco di tempo a cercare di capire. Piange, ride, scopa, caca. Una vita intera a cercare di dare un senso a questa bolgia, e poi, all’improvviso, è tutto finito!
Mi spiace, pa’, balbettai, incapace di aggiungere altro.
Tu come farai, adesso? domandò senza voltarsi.
Ce la farò, pa’, risposi, vedrai che non ti deluderò.
Sicuro?
Dondolai la testa piano, in un cenno affermativo.
Non avevamo mai parlato così. Mai prima d’ora.
Bhe’, allora addio, sentenziò infine regalandomi un sorrisetto, quindi circumnavigò il soggiorno con due occhietti spenti e rassegnati e lentamente, con la pesantezza di un grosso animale, si congedò infilando la porta. La luce ramata del crepuscolo affollò la stanza ridefinendone i contorni e, prima ancora che potessi aggiungere altro, mio padre era scomparso, inghiottito assieme alla mia giovinezza dal fluire irreversibile del tempo.

(racconto realizzato in 24 ore per l'antologia Castello in Movimento 2010 - copyright dell'autore - qui alcune foto dell'evento)

5 commenti:

Re Ratto ha detto...

Come ho scritto su Mondobalordo nei commenti alla recensione di "La legge di Fonzi", che ho appena iniziato, sono molto colpito dal tuo lavoro sulla lingua italiana.
In Fonzi c'è questo scarto linguistico spiazzante e al tempo stesso perfettamente naturale, così su due piedi non so come spiegarlo, devo pensarci su... ma immagino che tu capisca benissimo cosa sto cercando di dire ;-)
Anyway, lo recensirò sicuramente sulla Tana del Ratto.
Insomma, se fino a poco fa ti eri guadagnato un banale follower, ora puoi contare su un lettore in più!

sartoris ha detto...

caro Ratto, ti ringrazio molto e mi fanno davvero piacere le tue parole: il tuo blog assieme a quello di abo è da me tenuto in grande considerazione (per me siete tutti figli di Malpertuis perché è attraverso il blog di Elvezio che vi ho conosciuto:-) pertanto che dire: aspetto la tua rece e spero di continuare ad avere lettori esperti come voi!!!

cheers

Annalisa ha detto...

Che cosa mi è piaciuto soprattutto?
Che c'è qualcosa di anomalo, ma anche se avvertita dal sottotitolo mi aspettavo uno scioglimento che rimettesse a posto le cose. E invece.
Questo, mi è piaciuto sopra tutto.

(anche dalle mie parti si dice "sbrufà :-)

sartoris ha detto...

Annalisa, sul LIVE TRAFFIC FEED del tuo blog ho visto un sacco di contatti terroni, ma sarai mica originaria delle mie parti? :-))

Annalisa ha detto...

Macché! Io sono una polentona (e vivo pure in una zona infestata dai simpatici celoduristi :-(