martedì 23 novembre 2010

L'isola di Lehane...

Di origine irlandese, Dennis Lehane ha ricevuto una pioggia di premi letterari ed è ormai una vera star del thriller americano moderno. La sua definitiva consacrazione è arrivata con il romanzo La morte non dimentica (Mystic River, 2001), che fornì al sempre roccioso Clint Eastwood il soggetto per il film omonimo vincitore di 2 premi Oscar (Sean Penn, migliore attore protagonista e Tim Robbins, attore non protagonista).
L’isola della paura, pur non raggiungen- do stilisticamente alcuna vetta lirica (cosa che accadeva invece spesso nel suo romanzo più famoso), conferma l’eccezionale bravura di questo autore nel confezionare trame plausibili e coinvolgenti. Sin dalla prima pagina si respira infatti un’atmosfera di tensione malsana che cresce senza perdere colpi fino al redde rationem finale. Nonostante il libro sia chiaramente pensato in chiave cinematografica, la struttura dei dialoghi risulta serrata fornendo descrizioni efficaci e personaggi costruiti con il consueto, solido piglio. La difficoltà nel parlare di questo libro è insita nel fatto che la parte meglio assortita è tutta nel finale, che naturalmente non sveliamo anche se ormai i fatti sono perlopiù noti visto che proprio da questo libro Martin Scorsese ha tratto il suo ultimo e applauditissimo (con qualche riserva, però: qui una bella recensione del blog Pegasus) Shutter Island con un sempre bravo Leo DiCaprio. Dopo i fasti dei precedenti lavori, Lehane poteva limitarsi a sfornare un thriller «di cassetta» per foraggiarsi le ultime rate dello Yacht, con una trama lineare ed avvincente (il mestiere certo non gli manca) e invece la risoluzione del mistero posta in chiusura de L'isola della paura costringe a ripensare tutto ciò che si è acquisito in precedenza obbligando chi legge ad adottare un'ottica del tutto nuova. Non ci sono però trucchi né effetti speciali: il sorprendente colpo di scena conclusivo, se da un lato cala inaspettato, dall’altro è il più plausibile ending che si poteva immaginare per una storia tutta imperniata sullo sbarco di un detective in un'isola di pazzoidi. (Nota di demerito per la casa editrice, che ha fornito la versione italiana di una copertina decisamente sciapa e incolore: dannatissima famiglia, quella dei grafici:-)

L'Isola della paura
Dennis Lehane - (ed. Piemme)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

E diciamolo: fottuti grafici! Ecco, l'ho detto. Grazie per la segnalazione, da parte di un intenditore come te fa sempre piacere. Ah, tra l'altro,tu quando finisci di pagare le rate del tuo 25 metri? Chè lì dalle tue parti il mare è proprio bello! Di Lehane, per non uscire fuori post, sarei curioso di leggere il suo ultimo lavoro, Quello era l'anno, mi pare interessante... ne sai qualcosa in più?

sartoris ha detto...

dell'ultimo ne ho sentito dire un sacco bene, perché l'autore vale, inutile negarlo... e infatti ho previsto di leggerlo quanto prima (ho una caterva di volumi accumulati sul comodino, e un bel po' di film da vedere, e se a questo ci aggiungi i tentativi di scrivere qualcosa di serio il tempo per stare dietro a tutte le novità si approssima allo zero - e infatti spesso mi chiedo tu quante mani e occhi abbia, per riuscire a postare tanto e al contempo lavorare, accudire la famiglia, studiare, respirare ecc. ecc.)

[emo] ha detto...

Niente da dire su Lehane, tutto da dire - e di male - per l'ultima prova di Scorsese.
Mi sento come un credente al quale scappa il bestemmione, ma a 'sto giro - e per la prima volta - il penate Martin m'ha atterrito davvero per la mancanza di controllo, per la regia anonima, per lo script senza mordente e per la fotografia inutilmente patinata.
Per fortuna qua si parla prevalentemente dei meriti dello scrittore del libro:)

sartoris ha detto...

Sì, l'ultimo Scorsese anche a me non ha convinto, però non ho ancora ben capito che cosa davvero non mi è piaciuto. DiCaprio è bravo (da quando l'ho visto in Revolutionary Road le sue quotazioni nel mio personale indice di carisma attoriale sono arrivate al massimo) e anche Mark Ruffalo fa la sua porca figura (sarà il nuovo Hulk, lo sapevi?) ma c'è qualcosa che stona, nella pellicola: forse è che il regista ci ha abituato a livelli troppo alti (cazzo, QUEI BRAVI RAGAZZI che cos'era? Un must!)

[emo] ha detto...

Sapevo di Ruffalo e sono ottimista per il Golia verde :)
Riguardo Scorsese: se dovessi paragonare questaa sua ultima prova con le migliori frecce del suo arco, sarei ancora più duro. Io l'ho trovato proprio un film brutto, cosa che non è successa con alcune sue opere minori, ma comunque belle, come "Gangs of New York", "The Aviator" o "The Departed"...

sartoris ha detto...

Sono ottimista anch'io per Hulk :-)

ti quoto totalmente sulle ultime tre pellicole, non erano il massimo ma comunque una spanna più su di chiunque altro (anche se il cattivone di Daniel Day Lewis in Gangs of New York valeva da solo il prezzo del biglietto) invece stavolta uno usciva dalla sala con la sensazione di essere stato derubato di qualcosa...
mah! che stia invecchiando anche il vecchio Martin? Cazzo, uno che ha fatto TORO SCATENATO? No non deve!

[emo] ha detto...

Qualcuno lo ibernizzi ora e lo si preservi, perdìo! :)
A parte gli scherzi: non ho ancora visto "Boardwalk empire", la serie tv che ha coprodotto e di cui ha girato il pilot, ma ne ho letto e sentito un gran bene...
Io sto aspettando che finisca la prima stagione prima di affrontarla, ma sto in fregola assoluta.

sartoris ha detto...

Vero, la serie TV pare sia di gran classe...
vedremo:-)