Il successo genera emulazione e negli anni settanta gli improvvisi fasti (soprattutto in termini economici) della geniale coppia Hill-Spencer titillarono negli ambienti cinemato- grafici nostrani un bel po' di languori, spingendo molte delle scalcagnate produzioni del periodo nella direzione dei vari Trinità. Con una spudoratezza tutta italica, fu però Giuliano Carnimeo (uno con una filmografia cospicua - anche se spesso discutibile - alle spalle) a compiere la più smaccata delle operazioni di plagio: il cineasta (di origini baresi, tra l'altro) assoldò infatti una coppia di veri e propri cloni del famoso duo: Paul Smith (vero nome Anam Eden) e Michael Coby (vero nome Antonio Cantafora), sosia rispettivamente di Bud Spencer e di Terence Hill, cui, per completare la somiglianza, vennero financo appioppate le voci degli stessi doppiatori degli originali, Glauco Onorato e Pino Locchi. Mettendo a segno ben cinque pellicole di non disprezzabile successo commerciale, i due in questo Il vangelo secondo Simone e Matteo (1976) si mettono a fare quasi controvoglia i trasportatori di armi. L'occasione genera una sfilza di scazzottate, trivialità varie e dosi abbastanza gratuite d'umorismo caciarone disseminate lungo lo sviluppo dell'intera storia. Giudicare il film (così come i quattro confratelli) è come sparare sulla croce rossa; il prodotto finale è naturalmente inutile, zeppo di buchi nella sceneggiatura e abborracciato nella messa in scena! E la sovrapposizione mimetica con il modello di partenza crea una specie di sfasatura che dissipa nel niente la tensione smorzando le già fiacche occasioni di risata. Eppure ci fu chi si accontentò, tanta era l'eco delle vicende degli originali e la richiesta sempre crescente di loro nuove, ulteriori avventure. In un aneddoto però, tratto dalla rivista Cine70, Carnimeo racconta che in Germania gli spettatori, inferociti ed offesi dopo la visione di un loro film spacciato come un nuovo Trinità, spaccarono mezzo cinema: «staccavano le file di sedie e le tiravano sul telone bianco...».
Paul Smith/Adam Edem sarà in seguito il viscido carcereriere nel culto Fuga di mezzanotte e impersonerà Bruto nello sfortunato (ma bellissimo) Popeye di Altman.
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