La piccola realtà di una generica provincia rurale - con annesse tutte le sue meschinità, le sue chiusure culturali e l’amplificazione delle passioni (anche le più torbide) - è lo scenario che Barbara Baraldi ha scelto per ambientare questo suo Lullaby, un bel romanzo intriso di elementi gotici con qualche velato ammiccamento al soprannaturale; la storia, che in qualche maniera guarda alla letteratura southern di matrice statunitense riuscendo però a trasferirne con successo i cardini portanti su un versante tutto emiliano (l’autrice è infatti modenese), s’impernia sulle vicende di una coppia di personaggi molto ben descritti: Giada, una ragazzina problematica, e Marcello, un aspirante scrittore alle prese con una profonda crisi personale (e una madre decisamente soffocante!). Avvinti entrambi dall’orrore, i due si ritroveranno gemellati da una catena di efferati omicidi apparentemente inspiegabili. Cosa spinge una giovane studentessa a sprofondare in ripetute crisi di autolesionismo? È possibile uccidere nel nome della dea Ispirazione? E quale segreto è nascosto nel passato di quella che a primo acchito sembra una famiglia modello? Sul filo di questi interrogativi dogmatici Lullaby si srotola come una struggente melodia dal ritmo incalzante, e la Baraldi (fotografa e modella, già autrice di diversi romanzi di genere) centra il bersaglio regalandoci un testo maturo dalla narrazione fluida e avvincente che, ad esempio, non si spaventa di ricorrere stilisticamente al puro «giovanilismo» per raccontare i tormenti della sua (anti)eroina adolescente, ma che pure non disdegna l’utilizzo di stratagemmi «classici» come il titolare i paragrafi con il nome del personaggio che ne è protagonista. Il tutto intessuto da un’ammirevole capacità empatica (oseremmo dire «femminile», se la definizione non puzzasse di maschilismo) che accompagna il lettore nei territori del Male e dell’Inquietudine anche quando la panoplia di riferimenti dark (i Cure del titolo, i versi delle canzoni dei Bauhauas, Bela Lugosi, la mestizia che rapprende la maggior parte dei luoghi in cui le vicende s’inanellano) si fa smaccata ed invasiva: materiale di difficile gestione nelle mani di uno scrittore non esperto. E grazie a Dio, non è il caso della Baraldi. Splendida copertina!
Lullaby, la ninna nanna della morte
Barbara Baraldi (Ed. Castelvecchi)
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