A Fosdinovo il collegamento internet traballa. Ciò nonostante l'esperimento - l'incontro tra sei scrittori sullo sfondo di un meraviglioso castello trecentesco - si sta rivelando proficuo e stimolante (è prevista infatti, come l'anno scorso, una raccolta di racconti scritti in loco). Domani la corte verrà invasa dagli indiani della web-magazine letteraria più famosa della rete. Appena possibile il titolare del blog posterà alcune foto. Intanto è confermata, tra le altre, la presenza del grande Vincenzo Pardini alla manifestazione. Ecco un racconto inedito che lo scrittore ha donato all'evento (domenica 30 alle 14: «Provincere o morire»);
• TRE GIORNI DI VENTO
Non mi era mai accaduto di convivere per tre giorni con un vento così forte e pieno di echi. Folate pressoché ininterrotte. Una catena di immensi respiri, frammessi da suoni e lamenti. Venivano dalle gole dell’Appenino bianco di neve, stagliato nel cielo plumbeo. Nonostante quelle spire, le nubi persistevano compatte come marmo.
Non ho voluto sapere s’era tramontana, grecale o libeccio. Era vento e basta. Forte e sottile da entrare nelle minime fessure di porte e finestre e spalancare, come avesse avuto mani, usci di stalle e metati. Neanche i cani volevano venire fuori dalle cucce. I loro sguardi imploravano di voler stare al coperto. Anziché uccelli, vagolavano nell’aria foglie di castagno; vecchie foglie del sottobosco, marroni e sottili volteggiavano, innalzandosi senza meta. Momenti che la mia casa pareva investita da un ciclone. I vetri delle finestre vibravano,o forse era l’effetto ottico degli alberi che si piegavano, soprattutto quelli di mimosa, gialli di primavera, al pari di altre piante in fiore. Il vento li umiliava, li strattonava, li piegava: l’invasione di un esercito che s’approfitta dei deboli. Mi sentivo indifeso e impotente. Niente potevo contro una simile collera, se non pregare Dio che lo rendesse più assennato. Da lui investita, l’acqua del torrente a momenti straripava, uscendo dagli argini per disperdersi sul terreno arido; il gettito di quella che usciva dalle fontane si disperdeva nell’aria espandendo granuli d’argento, che tornavano a ricomporsi se calava. Un gioco di prestigio che nessun mago credo riesca a fare. [continua su Naz Ind]
2 commenti:
sigaro o pipa?
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