lunedì 24 maggio 2010

Che succede se i veri rumeni siamo noi?

Uscito a puntate su una rivista da edicola (FilmTV) come un feuilleton d'altri tempi, Haiducii rappresenta la seconda immersione (la prima era stata 78.08, stessa casa editrice) nel romanzesco di Tommaso Labranca, uno dei più lucidi (e indubitabilmente autarchici) intellettuali di questo nostro amato/odiato Belpaese. Narratore decisamente sui generis, Labranca costruisce un agile libro-mosaico, zeppo di riferimenti autobiografici (veri o fasulli? Non importa!): pagine pregne d'ironia grazie alle quali ci mettiamo alle costole d'un autore televisivo alle prese con una Milano ingrigita da una stagnante precarietà, una città immatura dove gli unici esseri umani in grado di accendere una luce nella tenebra del mero esistere sembrano essere i Petrescu, famiglia di vicini rumeni del protagonista, all'inizio visti con estrema diffidenza e poi rapidamente assurti a ultima roccaforte di quella purezza di cuore che l'Occidente non ha saputo conservare. Intervallando gustose digressioni sulle più becere usanze dei nostri connazionali (l'autore ne ha per tutti, dai produttori televisivi imberbi agli edicolanti peruviani, dalle commesse tele-frastornate ai figli di papà con le Nike ai piedi e la kefia al collo) la storia è capace di frullare tutti gli ingredienti classici della letteratura d'appendice: ci sono i cattivi, il destino crudele che si accanisce e la ricerca di un riscatto finale da parte dell’eroe (dell’haiduc, sorta di Robin Hood transilvano). Inoltre, scannerizzando l'Italia attraverso gli occhi incantati della famiglia dei vicini stranieri, Labranca sconfina surrettiziamente (ma con grande efficacia) nell'analisi sociologica, offrendoci - tra riferimenti colti, balzi temporali e ritratti caricaturali - una visione inconsueta del mondo dell'immigrazione e della nostra (presunta quanto ormai derelitta) normalità. Come catalogare quindi un lavoro siffatto? Labranca, manco a dirlo, è uno che guarda avanti. In chiusura del libro è infatti egli stesso a tracciare una direttiva per i critici: «ho voluto fare di Haiducii il primo romanzo parametrico. (…) È uno stile affascinante, che nasce dalle tecnologie usate per realizzare i più recenti film a cartoni animati, che si basa su bolle, curve, su un adattamento al territorio. Ma molti lo trovano poco adatto alle abitudini e alla realtà umana. Perché l’essere umano è pigro e ha bisogno dell’architettura dei geometri per autocelebrare la propria mediocrità». Inarrivabile.

Haiducii - Tommaso Labranca (Ed. Excelsior 1881)

2 commenti:

dottord ha detto...

Il libro l'ho letto e non è male, ma "lucido" è l'ultima parola che userei per definire Labranca (a meno che non sia riferita alla pelata)

sartoris ha detto...

certo, ovviamente mi riferivo alla pelata :-)

(scherzi a parte, dietro il flusso di pensieri e gli sbalzi temporali del libro io ci ho visto in questo romanzo una visione molto lucida dei tempi che viviamo, la stessa lucidità che mi ha comunicato Tommaso di persona, conosciuto a Latina durante il festival Culture Pop!!!)