mercoledì 21 aprile 2010

Pubblicità per me stesso...


(aspettando l'uscita del nuovo romanzo La legge di Fonzie, prevista per giugno/luglio, il titolare del blog comincia da oggi a rimpolpare la raccolta di articoli dedicati alle sue opere precedenti - presto interamente consultabili alla voce Rassegna Stampa)

«Una tromba nera di fumo sozzo e filaccioso saliva da un ammasso di vecchi pneumatici in fiamme. Ovunque c'erano mucchi di letame, spazzatura e carcasse di elettrodomestici rugginosi. Il fetore era insopportabile. I due pitbull di Pietro Lu Sorgi comparvero in silenzio...»: l'incipit di Uomini e cani, romanzo d'esordio di Omar Di Monopoli, è una dichiarazione d'intenti che non verrà smentita da nessuna pagina del libro.
Un'umanità «scalena ed abnorme», uno schifo senza fine, regnano quasi incontrastati in questa rappresentazione feroce del nostro Meridione, di una zona della costa del Salento, per essere esatti: sadici scatenati, ex parà cacciati dall'esercito, guardoni di coppiette, donne impiccate, politici corrotti, cementificatori senza scrupoli, killer analfabeti, stupratori, carabinieri folgorati a schioppettate, vigilesse rapite e tormentate, vecchi bavosi e poi pitbull e cagnacci d'ogni tipo pronti a sbranarsi in combattimento traversano come scoli di fogna i capitoli del libro. Da questo monte di letame non nasce un fiore, o un sentimento decente. Siamo evidentemente dalle parti di Ammaniti, spietato cantore del degrado nazionale, ma senza quel tono grottesco che caratterizza lo scrittore capitolino.
In questa discarica umana non si sorride mai, tutto va in putrefazione tra violenze e barbarie inaudite, speculazioni ignobili e sessualità depravate. «Da 'ste parti - afferma un carabiniere - la gente si divide in due categorie: quelli che a casa c'hanno un fucile, e quelli che invece c'hanno una pistola». Lo stile è espressionista, ricco di immagini e metafore, e allo stesso tempo è crudo come un calcio nei testicoli. Bisogna avere lo stomaco forte per andare avanti nella lettura, bisogna dimenticare ogni eventuale ricerca di bellezza che magari si vuole ancora rivolgere alla letteratura. Qui c'è solo un'Italia marcia, demente e crudele, uno sfacelo che abbraccia il paesaggio e le coscienze: e forse c'è anche un pericoloso compiacimento.
(MARCO LODOLI per La Repubblica).

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